ANSIA, FOBIA, OSSESIONE

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TUTTE LE SFACCETTATURE DELLA NEVROSI ANSIOSA.
A cura del Dottor Professor Aldo Ercoli

Dottor Professor Aldo Ercoli
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Ansia, fobia, ossessione… queste le patologie psichiche che più frequentemente si trova di fronte il medico di medicina di base. Come distinguerle? L’ansia è un sentimento individuale, soggettivo, di apprensione, agitazione oppure terrore nei confronti di un pericolo che non si conosce.

La fobia invece è una reazione cutanea, emotiva, verso una minaccia ben evidente: del sangue, del coltello, di un incidente, di un attentato, di un rapimento etc…

Mentre sia l’ansia che la fobia sono frutto di una minaccia che viene percepita dall’esterno del paziente, l’ossessione invece viene “partorita”, generata ed alimentata, dall’encefalo, “dal cervello” dello stesso individuo. È una sorta di “idea fissa”, che ricorre sempre nella mente per quanto si faccia di tutto per allontanarla, per mandarla via.

Lei, l’ossessione sempre ritorna. La nevrosi d’ansia è una malattia cronica che può ben essere curata con la psicoterapia e medicina naturale (specie omeopatica). È caratterizzata da ricorrenti episodi acuti, spesso descritti come veri e propri attacchi di panico. I disturbi fobici sono caratterizzati dalla necessità di evitare peculiari condizioni di pericolo o allarmanti (anche in questo caso sia la psicoterapia che l’omeopatia sono, in buone mani, efficaci); spesso sono descritti come veri e propri attacchi di panico. Ricordo il caso di una ragazza che, per paura di stare male, stazionava di frequente nei dintorni del Pronto Soccorso.

Queste fobie portano ad un condizionamento delle normali attività quotidiane tanto da limitare la capacità di agire dell’individuo. L’agorafobia (dal greco αγορά: piazza) è uno dei disturbi fobici più frequenti nelle donne. Si ha terrore a restare da soli in mezzo alla folla, nelle strade pubbliche, nei cinema o teatri. È tutto l’opposto (anche se è sempre un disturbo fobico), della claustrofobia dal latino claustrum, “luogo chiuso”, ossia la paura di restare chiusi in luoghi ristretti).

Queste fobie portano ad un condizionamento. La patofobia, ossia la paura immotivata di avere una malattia grave, è un altro disturbo fobico in continuo aumento nei paesi civilizzati.

Anche se l’ansia può trasformarsi in fobia (paura senza motivo di un pericolo o oggetto ben preciso) ciò non avviene spesso. La sua percentuale è poco più del 25% negli studi dei pazienti seguiti da medici generici (dati USA 1990).

Quello che però per me è prioritario è valutare se il paziente abbia una patologia psichica oppure organica (malattia interna). Talora i due aspetti possono essere associati.  Come al solito l’anamnesi (interrogatorio anamnestico) e la visita medica sono due capisaldi da cui non si può prescindere, sono le prime due indagini da mettere in atto.

L’ansia talvolta è una componente di una malattia psichiatrica (depressione endogena, schizofrenia); di una patologia endocrina (ipo oppure ipertiroidismo, ipo oppure iperparatiroidismo, ipercorticosurrenalismo).  Può essere dovuta ad una sindrome da astinenza da farmaci o tossici (alcol, anfetamine, barbiturici).

Oppure è associata a malattie metaboliche o del sistema nervoso centrale (trauma cranico, malattie vascolari, crisi epilettiche). Circa trenta anni or sono i disturbi d’ansia colpivano il doppio delle donne rispetto agli uomini.  Un’adolescenza “difficile” (nelle donne giovani) e la menopausa (in quelle meno giovani) erano le età più colpite. Attualmente sono del parere che non ci sia più questa grande differenza tra donna e uomo, né, sia rara dopo i 35 anni.

Oggi la nevrosi ansiosa non risparmia quasi più nessuno anche perché si manifesta in forma “camuffata”. Ci si atteggia a far finta di stare bene, si sorride (maschera facciale) nascondendo i propri disagi interiori. In altri casi per dominare l’ansia ci si appiattisce nell’indifferenza e nell’anaffettività.

Sono entrambe due forme di difesa per cercare di stare meglio (direi di sopravvivere) con il mondo che ci circonda. È questo un modo per esorcizzare l’ansia, mascherando le paure e l’infelicità con un falso asserire di stare bene; con un sorriso di circostanza… “fare buon viso a cattivo gioco”. Molto spesso però l’ansia si manifesta con tutta una serie di “segnali non verbali”.

La dispnea sospirosa caratterizzata da frequenti respiri profondi (tachipnea); mancanza d’aria; impossibilità all’opposto di fare respiri profondi; capogiri e tremori alle mani e alle labbra. Questi due ultimi sintomi sono dovuti all’alcalosi metabolica dovuta all’iperventilazione con abbassamento del calcio sierico. Altre volte è il cuore ad essere interessato: palpitazioni, tachicardia, extrasistoli, dolori toracici atipici, rialzo dei valori pressori.

Altro organo “somatizzato” è certamente l’apparato digerente.  Dolori epigastrici (stomaco), addominali superiori e inferiori, meteorismo (eccesso di aria intestinale per alimentazione frettolosa o incongrua). La nota chiave è la presenza di una “corda colica”: un dolore che il paziente avverte quando il medico palpa in profondità il colon discendente-sigma (fossa iliaca sinistra). È proprio quella contrazione dolorosa addominale a metterci sulla giusta via.

Certo, come già precisato, vanno eseguiti tutti gli accertamenti del caso prima di fare diagnosi di ansia: analisi cliniche, Rx torace, ECG, colonscopia, gastroscopia.