Una ragazza della “Generazione Z” racconta il suo punto di vista sulla società dell’accelerazione

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“Il Successo arriva a 13 anni non è solo l’autobiografia di Giulia Gamer e un piccolo trattato sul linguaggio della generazione Z, sul mondo dei social e sul gaming, ma anche un osservatorio privilegiato per rendersi conto di come gli anni dal 2020 in poi abbiano trasformato la società in maniera irreversibile accelerando la mediazione digitale e virtuale dei rapporti personali, politici e sociali.

di Andrea Macciò

 

“Il Successo arriva a 13 anni” è un sintetico ed efficace racconto autobiografico di Giulia Clara conosciuta come “Giuly Gamer”, una studentessa genovese del liceo delle scienze umane a indirizzo giornalistico nata nel 2010.

La giovane autrice ha iniziato a scrivere questo libro durante il periodo del lockdown, quando ha manifestato la necessità di scrivere come affrontare da sola e con amici il difficile periodo dell’isolamento forzato, della privazione della socialità in presenza e della didattica a distanza.

Il titolo, che può sembrare molto ambizioso, vuole raccontare il percorso che porta alla consapevolezza di sé e della propria autostima, elementi fondamentali per raggiungere “il successo” che nella società “on life” di oggi può arrivare anche a 13 anni. Non mancano riflessioni, sogni, dubbi, giudizi, progetti per unirsi e trovarsi fra menti “particolari” e geniali, con un approccio segnato da grande ottimismo.

L’aspetto più interessante di questo libro è quello di presentarci un punto di vista “interno” di una rappresentante della “Generazione Z”.

Per Generazione Z si intendono le persone nate tra il 1997-o in alcuni casi il 1995- e il 2012, e l’autrice essendo nata nel 2010 è portatrice di un punto di vista ancora diverso di quello dei “più anziani” della generazione dei giovani.

Quella di Giuly Gamer sarà forse la generazione più segnata dagli anni del lockdown e dell’isolamento, periodo nel quale inizia il suo racconto.

Una delle parole chiave del libro è “accelerazione”: sono stati proprio gli eventi “imposti” dal mondo esterno a “obbligare” la famiglia della protagonista a dotare la ragazza di un pc e di uno smartphone personali, in modo da poter mantenere i contatti con gli amici e i compagni di scuola e gestire la didattica a distanza.

In breve, Giuly, una ragazza dalla personalità particolare che già da giovanissima afferma di avere una testa di tipo “imprenditoriale-organizzativo” riesce ad ambientarsi benissimo nel mondo “virtuale” e dopo essersi iscritta alla piattaforma Discord, inizia a muoversi nel mondo del gaming, in particolare Minecraft e Fortnite.

Uno degli aspetti più interessanti del libro è quello di raccontare “da dentro” anche il linguaggio della Generazione Z, spesso considerato indecifrabile dagli adulti.

Nel suo viaggio autobiografico, l’autrice racconta l’ombra della dipendenza dal cellulare, dal computer e dal gaming in particolare, mostrandoci con chiarissima sincerità il punto di vista di una generazione che sembra rifuggire prima del tutto “la noia” e il tempo vuoto e inattivo: “sostenere che attraverso la noia si possa aprire la mente mi sembra fuori dal mondo e non adatto ai tempi” e “non mi sembra che ci sia tutta questa meraviglia da dover stare sempre fuori” sono due estratti significativi da queste pagine.

Nello stesso tempo, il punto di vista della ragazza autrice del libro riporta anche la consapevolezza del rischio della dipendenza insita in un mondo on line nel quale è possibile scegliere i propri “amici” indipendentemente dalle barriere fisiche.

Il linguaggio della generazione Z, e delle persone più giovani della stessa, è caratterizzato dall’uso di locuzioni brevi e spesso prive di senso compiuto (lol, sus, chill alcuni degli esempi riportati) e dalla ricerca della comunicazione fine a sé stessa. Lo stato d’animo “chill” è quello nel quale la protagonista di riconosce, e significa uno stato d’animo “sereno, non problematico, non aggressivo, non invidioso”: in realtà molte della community e degli ambienti on line che dicono di ispirarsi a questo stato d’animo nella realtà sembrano essere l’esatto opposto.

Giuly Gamer racconta anche il suo “successo” su Tik Tok, piattaforma sulla quale ha oggi moltissimi followers grazie a contenuti come le presentazioni dei personaggi femminili di Fortnite e i “fatti random” post brevissimi di vari contenuti senza nessun senso particolare “ma sempre meglio dei balletti sexy delle ragazzine” afferma un passo del libro.

Tra gli obbiettivi di Giuly Gamer, che nel 2020 ha iniziato a creare una sua community su Discord, quello di trasformare l’ambiente on line in una sorta di comunità utopica “reale” una città, un villaggio o un grande rifugio per delle belle teste chill, con voglia di fare e costruire, che ancora conoscano il valore del rispetto e della gentilezza?

Un libro brevissimo la cui lettura è consigliata in particolare a genitori, insegnati e educatori, che affronta con uno spirito davvero “chill” come direbbe Giuly Gamer alcuni temi fondamentali della società e del mondo della comunicazione di oggi.

Molti adulti, ai quali magari non piace la direzione che ha preso la società, spesso “demonizzano” in maniera gratuita queste nuove generazioni senza neanche preoccuparsi di capirle.

Gli anni del lockdown, della didattica a distanza e della virtualizzazione della socialità hanno lasciato un’impronta indelebile nella società e in particolare nelle generazioni che hanno vissuto quegli anni nell’adolescenza e nell’età scolare.

Accelerazione è un termine chiave per capire appunto come ragionano le “Generazioni Z” e la società intera. La società si è sgretolata durante quella che è stata chiamata “la pandemia” e va ricostruita si legge in un passo del libro, e certamente l’impegno dimostrato da Giuly Gamer nel costruire ambienti “virtuali” improntati a rispetto e gentilezza, e che aspirano a diventare anche luoghi “reali” nel quale incontrarsi “in presenza” appare significativo della sfida alla quale sono chiamate le nuove generazioni.

Un altro punto molto rilevante del libro è quello della trasformazione dei social network: quello più popolare tra le Generazioni Z, Tik Tok, è caratterizzato da una comunicazione fondamentalmente unilaterale.

Il più “anziano” dei social network, Facebook, si presentava come un luogo “virtuale” di discussione, interazione e conoscenza reciproca; oggi le interazioni tendono a diminuire anche su questa piattaforma, nella quale si stanno affermando forme comunicative basate sulla brevità, come le stories e i reels.

Altro tema è quello del “successo” che con il mondo dei social può arrivare appunto prestissimo, anche nella prima adolescenza, e che può facilmente rivoltarsi nel suo opposto, con rapidissime cadute, come d’altra parte è accaduto anche a organizzatissime influencer adulte. Di questo rischio, l’autrice del libro sembra esserne perfettamente consapevole.

Di grande rilevanza sono i passi nei quali si afferma, con molta naturalezza, che nel mondo delle “generazioni Z” la comunicazione non deve per forza avere un senso.

Nel linguaggio del gaming, delle community on line, della messaggistica istantanea sembra essere dominante oggi la funzione “fatica” della comunicazione, quella che serve a mantenere un contatto tra i comunicanti o traslandone leggermente il significato, a dimostrare di “esserci”.

La sfida alla quale è chiamata la generazione alla quale appartiene Giuly Gamer è quella di vivere in un mondo segnato dall’accelerazione, dalla tecnologia in continua mutazione e dall’Intelligenza Artificiale riuscendo a “controllare” e dominare questo universo, senza esserne fagocitate e senza che il “virtuale” e le sue lusinghe che lo rendono a volte preferibile a un “fuori” nel quale molte persone non vedono nessun interesse, arrivi a diventare l’unica autentica realtà sociale nella quale vivere.

Una sfida indubbiamente molto difficile, ma dalla quale le persone di questa generazione (e non solo) possono prescindere.

Questa “accelerazione” nella quale è immersa la società di oggi, vissuta male da molti adulti, ma forse anche da una generazione che una ragazza che ne fa parte definisce “depressa, nervosa e disincanta” è un destino inevitabile o è frutto di scelte ed interessi politico-economici ben precisi, e che come il libro stesso sembra suggerire, hanno sfruttato la “pandemia” per imprimere nelle relazioni sociali una svolta irreversibile, e che non può di fatto essere contrastata, ma solo “governata” al meglio dal punto di vista personale e sociale, come suggerisce l’autrice di questo breve, ma intensissimo libro? Di certo nessun accadimento sociale è un destino inevitabile, e con altrettanta certezza l’accelerazione tecnologica della società e dei rapporti sembra ad oggi irreversibile, a meno di un tracollo generale del sistema politico-economico che la ha implementata.

Un libro che non è solo l’autobiografia di una ragazza e un piccolo trattato sul linguaggio della generazione Z, sul mondo dei social e sul gaming, ma anche un osservatorio privilegiato per rendersi conto di come gli anni dal 2020 in poi abbiano trasformato la società in maniera irreversibile accelerando la mediazione digitale e virtuale dei rapporti personali, politici e sociali.