STRANE LEGGENDE: IL “CERCHIO DELLE STREGHE” ALL’EUR DI ROMA

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UNA CROCE ARRUGGINITA RIPORTA ALLA BASE IL NUMERO 666.

Giuseppe Vatinno

Roma è una città magica e misteriosa. Piena di miti e suggestioni, sospesa nell’eternità con cui si dà del “tu”. Ogni quartiere, ogni angolo possiede, potremmo dire, il suo “fantasma”, il suo spettro, il suo folletto, il suo coboldo. I miti e le leggende di Roma sono tantissimi e sono stati scritti molti libri avvincenti su di essi, da leggere nelle notti oscure, magari con un bicchiere di vino vicino al focolare.

Oggi però ci vogliamo occupare di un vero e proprio caso originale che non è molto conosciuto se non nel quartiere stesso e di cui è molto difficile trovare traccia nei libri. Si tratta di quello che è chiamato il “cerchio delle streghe” o “cerchio magico” e che si trova in una zona lussureggiante e verde, nel quartiere residenziale dell’EUR (che ricordiamolo fu voluto da Mussolini con il nome di Esposizione Universale Roma). Questo luogo, così insolito, è vicino al ristorante panoramico Il Fungo, che dal 14° piano permette di dominare totalmente il panorama verso il mare Tirreno con Ostia sullo sfondo mentre, dall’altro lato, affaccia verso Roma e da lì si può vedere

appunto questo posto singolare dall’alto. Il posto è estremamente suggestivo. La torre del Fungo, che in realtà è un contenitore d’acqua dell’Acea, si staglia metafisica su uno slargo, piazza Pakistan, mentre via dell’Umanesimo la lambisce. Proprio a quell’altezza il terreno mostra una sorta di altopiano che una volta scalato ci introduce in questo luogo ricco di suggestioni. Dall’esterno non si vede nulla perché in realtà, una volta raggiunta la sommità della verde collinetta, dall’altro lato c’è una conca a forma circolare circondata da ulivi, con al centro una croce di ferro ed un altare di pietra.

Il nome ufficiale del sito è Giardino degli Ulivi ovest, perché c’è un gemello recintato ad est, a poche centinaia di metri di distanza. Il sito fa parte della rete dei parchi dell’Eur che comprende anche, partendo da nord, il parco degli Eucalipti, il parco ninfeo, il parco del turismo, il parco centrale del lago e il parco didattico. Ma veniamo alla sua morfologia.

Si tratta di una conca verde, di circa 65.000 metri quadri, contornata da pregevoli manufatti in travertino e quarzo, tra cui un’antica sorgente che scorreva sulle lastre di travertino, incanalata in un rivo artificiale che discendeva una volta – ora è secco – verso il centro. La struttura, definita un esempio di “classicità rustica”, è predisposta come un anfiteatro greco su cui ci si può sedere per leggere o semplicemente riposarsi. Al di là della circonferenza che lo perimetra si ergono eleganti ville. I due parchi sono stati progettati dall’architetto Raffaele de Vico e facevano parte del sistema dei giardini già presente nel piano originale per l’Esposizione Universale Roma, E42, che si sarebbe dovuta tenere nel 1942 e che la guerra impedì. Fu iniziato nel 1940 e terminato nel 1952. Ma perché ci interessiamo a questo ameno posto? Perché intorno ad esso, vuoi per il luogo particolare, vuoi per l’atmosfera incantata che vi regna, sono fiorite molte leggente ricche di fascino e di mistero. Si dice infatti che i suggestivi massi lastricati e disposti in circolo siano in realtà stati depositati in una notte di San Giovanni, da streghe e fate che vollero così recintare il luogo delle loro riunioni notturne. Si dice che gli antichi ulivi siano l’usbergo degli spiriti del luogo, i numi protettori di quell’ambiente così particolare. Si dice anche nelle notti di tempesta questi spiriti si incontrino nei pressi della croce e lì officino riti misteriosi. Si tratta, per carità, solo di leggende che si sono tramandate gli abitanti del quartiere.

Purtuttavia se ci avviciniamo alla inquietante croce di ferro arrugginito dagli anni e dalle intemperie leggiamo alla base il numero “666” che nell’apocalisse giovannea indica la “bestia” cioè l’anticristo. Inchinandoci nella pietra possiamo ancora leggere, sia pure con grandi difficoltà, che l’altare fu inaugurato nel giugno, quindi il sesto mese, del 1966 da Paolo VI, allora Papa.

Che girandola di inquietanti “6” quindi! Infatti l’area era utilizzata per celebrare, di giorno, eventi ecclesiastici afferenti alla vicina chiesa di San Pietro e Paolo. Invece, di notte, quell’altare di ruvida pietra, così suggestivo, posto proprio sotto la croce ha dato adito a storie di sedute spiritiche tenutesi circa 15 anni fa in quei luoghi, dove era attivo un circolo medianico chiamato Cerchio d’Oro. Alcuni poi fanno notare che la circonferenza dell’anfiteatro è pari proprio a quella de Il Fungo che fu progettato da un parente del famoso scrittore esoterico Peter Kolosimo (vero cognome: Colosimo). Nel 2005, un pomeriggio di primavera, fu avvertito un potente tuono e una folgore, illuminando la tenebra, si abbatté fragorosamente nel lato vicino alla strada. Il giorno dopo fu trovato un cratere profondo, ancora visibile, e qualcuno disse che l’evento era stato predetto ed atteso perché li sotto si doveva scavare alla ricerca di un papiro medievale che custodiva il nome segreto del luogo. Realtà? O più probabilmente strane coincidenze, suggestioni, immaginazione, fantasia? Chissà? Ma non è forse il fato costituito, nella sua trama più intima e inesplicabile, proprio da coincidenze?