“Per qualche mass media le origini calabresi e siciliane dei bagnini di Ladispoli sono uno scoop”

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“Una certa stampa locale continua a perseguire il sensazionalismo a tutti i costi piuttosto che diffondere una informazione corretta. Qualche giornalista offre la triste impressione di voler usare la propria penna solo per bassa propaganda politica”.Con queste parole il vice sindaco ed assessore al demanio marittimo, avvocato Pierpaolo Perretta, ha stigmatizzato il nuovo episodio di cattiva informazione sul web, relativo alla convenzione comunale per la gestione delle spiagge libere, ottenuta dalla rete di imprese Ribomar, attraverso un apposito bando pubblico.

“Ancora una volta – continua il vice sindaco Perretta – siamo in presenza di una fake news, altrimenti definita fandonia, in cui viene descritta una vicenda in maniera totalmente difforme dalla realtà. L’ennesimo film in cui viene raccontato alla città quanto sarebbe brutto e cattivo il sindaco Alessandro Grando e la sua amministrazione. Questa volta a fare scalpore, secondo questo desolante modo di fare informazione, sarebbe l’impiego di ben 7 bagnini di origine -si badi bene- sicule e calabresi in un piano di salvamento collettivo il cui fine è quello di salvare vite e non quello di impiegare, a prescindere, personale con carta di identità locale. Certo questa informazione d’assalto “de noantri” ed attenta alla economia locale avrà fatto sicuramente una guerra mediatica, quando la precedente amministrazione spendeva solo nel biennio 2016/2017 circa 460.000 euro per la pulizia degli arenili liberi.  E ciò con i risultati che tutti i cittadini ben ricordano, come la mancanza di servizi sulle spiagge e senza il fondamentale salvamento e l’abbattimento delle barriere architettoniche. Non abbiamo memoria, però, di tali approfondimenti da parte della stampa locale negli anni scorsi nei quali le nostre spiagge libere erano pressocchè prive di servizi, e non vi era nemmeno la volontà o la coscienza politica di dare la giusta attenzione ad una parte fondamentale del nostro territorio. Adesso che, invece, tutto questo c’è, anche grazie a questa sinergia della Amministrazione con l’impresa locale rappresentata dalla Ribomar, apprendiamo che per certa stampa, più che salvare vite nel mare di Ladispoli,  è importante che a farlo non siano italiani di “origini siciliane o calabresi.  A questo aberrante e strumentale modo di fare informazione, al quale la cittadinanza sta cominciando a dare il peso che si merita, preferiamo rispondere con i fatti.

Le nostre spiagge libere in convenzione nel 2018 hanno servizi efficienti, sono pulite e soprattutto possono avvalersi di un piano di salvamento collettivo ed altamente professionale, indispensabile ad una città che voglia rilanciare la propria immagine in ambito turistico e tutto ciò con un importante economia cittadina. Il percorso amministrativo ed autorizzativo è pubblico e consultabile nel sito comunale, quindi accessibile a tutti: ci dispiace per i fautori della teoria del complotto, ma dietro questa convenzione non c’è alcun torbido segreto. Comica poi è la questione dei servizi affidati a terzi, come se i concessionari, ossia i titolari di stabilimenti balneari in virtù di apposita concessione, svolgessero di persona sia il servizio di salvamento che quello di pulizia della spiaggia. Ovviamente i concessionari assumono personale che provvede a tali servizi, che sono obbligatori per l’esercizio di una concessione demaniale marittima. Il convenzionante, ossia colui che ha in convenzione spiagge libere con il comune, come nel caso della Ribomar, è equiparato dalla normativa di riferimento al concessionario e deve provvedere a fornire alcuni servizi, tra i quali il salvamento e la pulizia. Che, similmente al concessionario, potrà affidare a propri dipendenti, dietro corrispettivo. Naturalmente – conclude Perretta – in tutto questo l’amministrazione non ha alcun diritto di interferire essendo questioni di natura essenzialmente privatistica. Ciò che conta per il Comune di Ladispoli e per la città è che gli impegni assunti siano correttamente eseguiti  e rispettati. E’ vero, però, che a Ladispoli ci sono 30 bagnini impiegati nel Piano di Salvamento Collettivo, di cui 7, per qualità mostrate durante la selezione, hanno meritato più di altri di essere scelti. Sono 7 bravi bagnini e sono di origine siciliana e calabrese. Evidentemente per qualche mass media questo è un problema. Non lo è certamente per chi, come la Amministrazione del Sindaco Grando, crede nel valore delle persone e nella meritocrazia.”