Normalità e patologia: quali sono i significati?

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Curva di Gauss
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Normalità e patologia: quali sono i significati?

Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

La normalità viene definita come “Carattere, condizione di ciò che è o si ritiene normale, cioè regolare e consueto, non eccezionale o casuale o patologico, con riferimento sia al modo di vivere, di agire, o allo stato di salute fisica o psichica, di un individuo, sia a manifestazioni e avvenimenti del mondo fisico, sia a situazioni (politiche, sociali, ecc.) più generali” (voc. Treccani).

La parola normalità, inoltre, è un’estensione della parola “norma” viene definita come “regola di carattere descrittivo o prescrittivo a cui si fa riferimento per disporre di un criterio di giudizio, di valutazione o di comprensione”. La norma può essere 1-statistica, quando si riferisce alla media della frequenza di eventi; 2- assiologia, si basa su valori attraverso cui si valutano eventi; 3- funzionale, si basa sulla funzione sociale o individuale che quella regola assume. Nella psicopatologia nella differenziazione tra normalità e patologia gioca un ruolo importante il prolungato disagio personale o famigliare che un determinato comportamento determina. Questo vuol dire che qualsiasi comportamento, idea o convinzione può diventare patologico se procura forte disagio o disturba in modo costante.

Viceversa, qualsiasi comportamento, idea o convinzione considerato “anormale” visto su larga scala diventa “normale” perché ha una maggiore frequenza di quanto non si pensi. Faccio degli esempi: molte sono le persone che soffrono di Attacchi di Panico pochi sono, invece, quelli che lo dicono e quando lo dicono scoprono che molti non lo dicono. Il concetto di normalità/patologia deve, inoltre, essere contestualizzato sia storicamente sia culturalmente. Pensiamo al concetto di omosessualità: fino agli anni ‘70 l’omosessualità veniva considerata una patologia psichiatrica (non psicotica) che poteva essere “curata”; nel DSM-III (1974) l’omosessualità viene cancellata e nel 1990 anche l’OMS la dichiara “una variante naturale del comportamento umano”.

Faccio un altro esempio: se un bambino nasce e cresce in una famiglia in cui i genitori continuano a litigare gettandosi i piatti addosso, il bambino crescerà credendo che questa sia la normalità; secondo, però, non solo il buon senso comune ma anche la pedagogia e la psicologia, questo ambiente famigliare è patologico. “Visto da vicino nessuno è normale” questa è una frase detta da Basaglia negli anni ‘70; in quegli anni nasceva in Inghilterra il movimento dell’antipsichiatria che non negava la malattia mentale ma era contrario all’isolamento negli istituti psichiatrici del malato mentale; gli esponenti del movimento asserivano che il malato mentale avesse bisogno del supporto psicoterapico. La nostra personalità è poliedrica e composta da varie sfaccettature, caratteristiche e risorse ben amalgamate; la persona perfettamente sana ed equilibrata non esiste.

Ognuno di noi ha delle caratteristiche, alcune sane e alcune meno sane, il tutto in un equilibrio sufficientemente stabile e sano. Può capitare che in un momento della nostra vita, per un evento o per una serie di eventi, questa stabilità si rompa e diventino preponderanti le caratteristiche meno sane fino a provocare grosse difficoltà nella vita quotidiana (famigliare, lavorativa, personale, ecc). In quel momento la persona riferisce di stare male perché rompendosi l’equilibrio precedente, necessita di ristabilire un nuovo equilibrio, diverso dal precedente e magari più funzionale. Alle volte la persona necessita di un lavoro psicoterapico (che può essere più o meno lungo), alle volte anche di un sostegno farmacologico.

338/3440405 – masin1970@gmail.com