Il mondo alla scuola Melone di Ladispoli

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L’uomo è per sua natura diffidente e tende ad odiare ciò che non conosce, ma poiché lo scopo della “Corrado Melone” è la diffusione della pace, la cosa più semplice da fare per raggiungere il nostro obiettivo è far conoscere ai ragazzi altre culture ed ecco che, con vero piacere, la nostra Scuola ha ospitato una decina di ragazzi del progetto “Intercultura” provenienti da Brasile, Cina, Cile (Patagonia), Francia, Hong Kong, Thailandia, Turchia ospitati in famiglie che vivono dal Piemonte alla Sicilia.

Grazie ai buoni uffici della dottoressa Micaela Gadler, Presidente del Centro Locale di Civitavecchia di “Intercultura”, Mathias, Yao, Leon, Mandy, Spam, Philip, Mathilda, Senam, Sanam e Gabriela, di circa 17/18 anni, sono venuti a scuola a confrontarsi con i loro compagni più piccoli. Lo scopo di questo progetto è stato quello di proporre ai giovani e alle scuole coinvolte una serie di attività incentrate sui temi dell’educazione interculturale e alla mondialità che stimolino gli studenti stranieri, gli studenti italiani, i docenti e i volontari ad una riflessione sulla diversità culturale, alla conoscenza dei Paesi rappresentati dai giovani provenienti dall’estero, ad una presa di coscienza degli stereotipi e dei pregiudizi che derivano dalla non conoscenza o dagli equivoci culturali. “Intercultura”, oltre ad essere impegnata nell’invio di ragazzi italiani per fare un periodo di studio all’estero, accoglie ogni anno circa 500 giovani provenienti da 62 Paesi del Mondo. Proprio per questo motivo è alla ricerca di famiglie che vogliano accogliere un ragazzo straniero nella propria casa, per vivere un’esperienza di grande spessore umano e di elevata valenza educativa.

In due ore circa di domande, i nostri meloncini hanno potuto scoprire curiosità dei Paesi d’origine degli ospiti e sfatare luoghi comuni, a cominciare dalla possibilità di indovinare i luoghi di provenienza degli ospiti solo ascoltando lied osservandoli.

Nonostante siano in Italia solo da settembre, ciascun partecipante al progetto è riuscito a rispondere alle domande e raccontare le proprie difficoltà di adattamento in Italia a migliaia di chilometri di distanza dalla propria famiglia. Abbiamo così anche potuto avere conferma della freddezza che è stata riscontrata fra i cittadini del nord Italia e scoprire che i modi di fare dei ragazzi del sud Italia erano molto poco apprezzati. Che la cucina italiana, soprattutto le lasagne, hanno fatto impazzire tutti, ma ai ragazzi tailandesi mancavano i sapori e le spezie del loro Paese d’origine.

Curiosamente tutti hanno parlato della estrema libertà e della sicurezza con cui i ragazzi e le ragazze possono passeggiare per strada in Italia (da Torino a Palermo) senza avere problemi di alcun tipo e tutti erano estasiati dalle bellezze naturali, architettoniche e culturali italiane, anche se due di loro, che avevano scelto l’Italia proprio per la cultura, sono rimasti molto delusi dal fatto che nelle nostre scuole superiori (che ovviamente frequentano) l’arte e la musica non siano minimamente insegnate.

La studentessa cinese ha eccepito della assoluta carenza dei mezzi di trasporto, per lei abituata ad avere la metropolitana di Hong Kong con una frequenza elevatissima. Il suo compagno ha invece illustrato la sua scuola di provenienza che prevede 12 ore di lezioni e 4 di compiti a casa ogni giorno: qui in Italia studia più di tutti gli altri in classe, ma si sente praticamente in vacanza.

Le due simpatiche ragazze turche hanno contestato la visione che i media hanno del loro Paese, ma non hanno celato dure critiche al governo attuale. Pur provenendo da famiglie musulmane, loro non indossano alcun velo e non intendono farlo perché la Turchia è molto tollerante, ma, sebbene, contrariamente all’Italia, ad Istambul i locali restino aperti fino a notte fonda, hanno avuto da ridire sulla mentalità che, a loro parere, è ancora molto arretrata in una Turchia che, a livello storico e culturale, potrebbe essere alla pari dell’Italia.

Ha fatto poi ridere e riflettere l’ignoranza diffusa nelle scuole italiane che i dieci ragazzi hanno potuto osservare quando venivano loro poste delle domande. Ad esempio, solo per avere un’idea, molti non sapevano che Parigi è a nord della Francia, o che Ankara e non Istambul è la capitale della Turchia, o che le automobili sono anche in Tailandia e le ragazze non vanno a scuola a cavallo di elefanti, o che esistono profondissime differenze fra cinesi, giapponesi e coreani e così via con amenità simili. Fortunatamente nessuno dei nostri meloncini si è distinto per ignoranza, ma anzi le loro domande sono state molto acute e praticamente tutti si sono mostrati disponibili a fare esperienze simili a quelle di questi loro intelligenti compagni più grandi, segno che la “Melone” sta lavorando verso la giusta direzione di pace.

Ma ecco alcune impressioni dei nostri ragazzi.

<<I nostri ospiti ci hanno proposto un gioco: dovevamo guardarli e capire di ognuno la provenienza. Ogni ragazzo a turno si alzava in piedi e noi, senza sapere niente, dovevamo indovinarne il luogo di provenienza. Non è stato per niente semplice, ma alla fine (dopo molti tentativi) ce l’abbiamo fatta! Attraverso questo gioco abbiamo avuto modo di capire che ci fermiamo troppo spesso davanti all’apparenza: che troppe volte giudichiamo un libro solo dalla copertina.

Loro per un anno vivono e studiano nel nostro Paese per imparare un’altra lingua, ma anche per fare nuove ed emozionanti esperienze, attraverso una realtà diversa dalla loro. Una partenza, una sfida, una crescita. Il modo migliore di conoscere il mondo, attraverso i propri occhi e confrontarsi con stili di vita e di pensiero diversi. È un viaggio anche dentro se stessi che ti porta a vivere e ad affrontare tutte quelle tue piccole e grandi insicurezze. Un’avventura che ti cambia la vita! Entri in una “nuova famiglia” che ti accoglie e ti offre ospitalità in modo generoso e disinteressato, per il desiderio di conoscere e confrontarsi con altre culture…

Hanno quindi iniziato a parlarci un po’ del luogo in cui vivono, dei cibi che mangiano, di come funziona il sistema scolastico e di diversi aspetti delle città in cui sono nati, raccontandoci delle loro tradizioni, con i loro usi e costumi. Abbiamo cominciato con la Cina, un luogo a dir poco affascinante e alcuni di noi sono rimasti a bocca aperta nel vedere il filmato che è stato mostrato. Sono venuti i brividi nel vedere tanta bellezza, il giusto equilibrio tra natura e città; i grandi grattacieli che si illuminano di mille colori di notte e i lunghi fiumi affiancati a montagne e cascate, baciate dalla luce del sole. Siamo rimasti impressionati dal sistema scolastico della Cina, con molte più ore di scuola rispetto al nostro sistema, che includono anche un’ora di riposo, di arte e tecnologia, di vari sport e discipline musicali. Abbiamo anche parlato del Cile, un Paese di forti contrasti tra sud e nord; del Brasile, in cui la libertà e la sicurezza appare minore della nostra. Domandando loro del tempo libero, dello sport, sono emerse somiglianze incredibili tra loro e noi. Abbiamo notato delle differenze tra i ragazzi che erano ospitati nelle famiglie del nord di Italia e quelli ospitati nel sud: i ragazzi ospitati a Nord Italia trovano più freddi gli Italiani, al contrario di quelli ospitati al sud. Questo fa capire che nel nostro Paese vi sono notevoli differenze tra Nord e Sud, legate a motivi storici, culturali e sociali. Nonostante la felicità e l’euforia che provano in Italia, questi giovani hanno espresso anche nostalgia di casa, unita a un po’ di malinconia.

Alcuni di noi forse non riuscirebbero a fare un’attività del genere, ma come progetto questo di “Intercultura” è davvero affascinante… Progetti simili li mette in atto anche la nostra scuola con i gemellaggi all’estero che durano però una settimana. I ragazzi stranieri che abbiamo conosciuto, nonostante le difficoltà linguistiche si sono messi in gioco, ci hanno aperto il loro cuore, ci hanno dedicato il loro tempo e di questo siamo grati.

Ringraziamo i professori e la nostra scuola che ci aiutano sempre a conoscere nuove culture, nuovi mondi, nuovi punti di vista che ci permettono di migliorare scolasticamente e socialmente.>>

<<È stato bello confrontarci tra di noi, parlare con loro e chiedere tante curiosità, piccoli particolari che possono sembrare anche banali, ma che ci aiutano a capire gli altri, cose che forse non si imparano sui libri di scuola. Stimolati dai professori, i ragazzi del progetto “Intercultura” sono stati invitati ad indicar3 tre pregi e tre difetti del nostro Paese e del loro. Mi ha sorpreso sapere che un difetto di noi italiani è quello di essere chiusi. Ma come? Un paese così solare, accogliente, aperto! Vero! Vero tutto, ma anche vero che difficilmente apriamo i nostri sentimenti, quelli più nascosti, la nostra vita quotidiana agli altri. Questo è emerso in moltissimi discorsi dei ragazzi, i quali tutti hanno apprezzato del nostro Paese sopratutto l’arte (non solo il cibo), ma anche la possibilità di vivere in modo libero e sostanzialmente sicuro. Alcuni di loro hanno toccato anche il tema del terrorismo, della situazione non facile dal punto di vista politico ad esempio in Brasile e in Turchia, dell’impossibilità a girare da soli nella propria città di origine, di alcune tradizioni che possono sembrare, soprattutto ora ai loro occhi, un po’ pesanti o antiquate.

È stato un incontro che ho molto apprezzato, che ci ha avvicinato alla conoscenza di altre culture, ai loro usi e costumi, che ha sottolineato l’importanza degli scambi culturali, non solo per una formazione linguistica, ma anche per affrontare quel “viaggio” con ed in noi stessi, per conoscerci e migliorarci. Una di quelle prove da fare nella nostra vita!>>

<<Sentendoli parlare, mi sono ricordato dei primi giorni che ho vissuto io qui in Italia. Sono stati dei giorni molto difficili per me, perché uno che viene da un Paese straniero e non parla la lingua del posto, non riesce a capire e a farsi capire, quindi ci si sente sempre in difficoltà e questa cosa ti fa stare a disagio e ti fa rabbia.

Ma grazie alla mia scuola, ai miei compagni e ai miei professori, oggi ho imparato bene la lingua e finalmente riesco a gestirmi e anche ad aiutare i miei amici senegalesi a tradurre a scrivere a e parlare quando non sono in grado di farlo. È grazie ancora alla mia scuola che abbiamo fatto degli incontri molto belli e delle attività per combattere il razzismo perché noi siamo tutti uguali e non c’è differenza fra bianco e nero, se non nel colore della pelle.

A me piacerebbe molto fare l’esperienza del progetto “Intercultura” per scoprire altre realtà. Chissà… magari un giorno…>>

<<Il problema non è diventare adulti: la sfida è diventare uomini e donne>> ha concluso Micaela Gadler <<c’è chi cresce rimanendo attaccato alla visione del mondo che gli è stata trasmessa e c’è chi cerca di guardare il mondo negli occhi e confrontarsi con stili di vita e di pensiero diversi. “Intercultura” si mette a disposizione dei giovani che vogliono provare un’esperienza unica in un altro Paese, essere accolti da una nuova famiglia e studiare in una nuova scuola. Per informazioni è possibile visitare il sito web: www.intercultura.it o scrivere a segreteria@intercultura.it.>>

Alessia Marini, Serigne Faye Fallou, Simone Cama e Bianca Miertescu 3M e Riccardo Agresti