LA VECCHIAIA

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vecchiaia
immagine nonno e nipote

La vecchiaia è il periodo che si avvicina alla naturale conclusione della vita.

L’ultima fase del ciclo vitale. Una bellissima immagine che gira nei social evidenzia che la vita parte da una madre e rientra in un’altra, la madre terra.

Apparte le metafore spirituali, prima di descrivere questa fase, è necessario evidenziare i cambiamenti sociali e famigliari che si sono verificati a partire dalla metà del secolo scorso: 1- gran parte della popolazione è anziana ma, paradossalmente, viene pubblicizzata la giovane età e le tecniche per non invecchiare portando le persone a cercare di allontanare il più possibile fino a negare la vecchiaia;

2- non c’è più “il vecchio” ma la vecchiaia viene divisa in due fasi: a- il “giovane-vecchio” che raggruppa persone nella fascia di età tra i 65 e i 75 anni e b- il “vecchio-vecchio” oltre i 75;

3- le famiglie nucleari sono composte dai genitori con uno massimo due figli e non sempre vivono vicino alle famiglie d’origine; le grandi famiglie della prima metà del secolo scorso sono molto rare.

Il primo “segno” che indica che la persona si sta avvicinando alla vecchiaia è il pensionamento, vissuto spesso come momento di perdita di un ruolo sociale, da produttivo e ad uno “passivo”. Tendenzialmente questo sentimento di perdita è più presente nell’uomo che nella donna che, per cultura, ha più interessi ed occupazioni.

Altri segni che si sta avvicinando il periodo della vecchiaia sono le difficoltà fisiche, (maggiore stanchezza e maggiore necessità di riposo), nonché difficoltà psicologiche (difficoltà nella memoria, difficoltà ad affrontare gli stessi eventi con la forza e la decisionalità precedenti).

Con il tempo i figli si occupano sempre di più dei propri genitori fino a diventare “genitori dei propri genitori” con la possibile riaccendersi di vecchi conflitti mai risolti in contrasto con sensi di colpa e rimorsi di “non aver fatto” o “aver detto”. La malattia e la morte sono eventi che accompagnano questa fase del ciclo vitale; il fisico è più fragile e ha un equilibrio più precario; spesso emergono malattie degenerative del Sistema Nervoso Centrale (le Demenze, Il Parkinson, ecc.), malattie cardiovascolari o addirittura più gravi (cancro).

In questi casi i figli sono portati precocemente ed improvvisamente a diventare genitori dei propri genitori in un’assistenza spesso quotidiana, dolorosa e logorante. Si affacciano scelte difficili, come l’eventuale inserimento in strutture, oppure l’assunzione di badanti o l’assistenza diretta dei figli.

Con la morte di uno degli anziani, tutta la famiglia allargata si trova ad affrontare il proprio dolore e, contemporaneamente, a supportare il famigliare vivente che, dopo molti anni, deve affronta la solitudine.

In questo scenario tragico, come si può vivere al meglio questa ultima fase di vita?
Innanzitutto, è importante che la persona anziana si prenda cura di sé, della sua salute e della sua quotidianità; è importante vivere questa fase in modo diverso reinventandosi la quotidianità, iniziando nuove attività, riscoprendo anche una nuova intimità e sessualità con il partner, costruendo dei nuovi interessi sia individuali che di coppia; così il pensionamento diventa il premio meritato dopo una vita dedicata al lavoro.

In questa fase il rapporto nonni-nipoti è fondamentale e diventa di reciproco-mutuo aiuto: i nonni hanno bisogno dei nipoti per trarne energia, vitalità e spensieratezza, i nipoti hanno bisogno dei nonni per una continuità e per mantenere il contatto con le proprie origini senza, però, che i nonni non diventino i baby-sitter dei propri nipoti.

violenza
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta