INTERVISTA A STEFANIA RANIERI

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STEFANIA RANIERI,QUANDO L’ESPERIENZA SALE SUL PALCO.

di Barbara Pignataro

Un laboratorio di teatro per bambini e adulti iniziato in ottobre a Ladispoli dal nome Teatrando, un percorso ideato da Stefania Ranieri che attraverso il metodo Strasberg accende le luci su recitazione, regia, illuminotecnica e suono per un viaggio nel fantastico mondo della recitazione dal vivo. Il teatro “dove l’attore porta in scena sé stesso attraverso le parole di altri, in un crescendo di emozioni che alleggeriscono l’anima anche al più glaciale degli spettatori”.

Imparare a recitare, come si fa?
Applicando dei metodi. Con i bambini mi approccio attraverso il gioco, giochi teatrali che riportano nella quotidianità divertendosi anche a scuola, prima delle interrogazioni, per dialogare tra loro. Fanno teatro senza accorgersene. Diversamente, con gli adulti utilizzo il metodo Strasberg.

Ci spiega di cosa si tratta?
Dal nome del regista newyorchese che lo inventò, questo metodo discende dallo Stanislavskij, nasce per la cinematografia dove l’attore ha bisogno di passare da un’emozione all’altra in poco secondi e utilizza i propri sentimenti per riuscirci. Attraverso esercizi mirati ad accrescere consapevolezza fornisce agli attori una tecnica per risultati espressivi coinvolgenti.

Per esempio?
Faccio visualizzare agli allievi un grande cilindro fatto di vari cassetti contenenti stati d’animo diversi. Come dice Strasberg dentro di noi abbiamo tutti i sentimenti anche quelli che crediamo di non avere, anche i più negativi. Bisogna saperli usare al momento giusto.

Riconoscerli è semplice?
Il segreto è tutto lì, è il lavoro iniziale. Faccio raccontare agli allievi episodi della loro vita, è un metodo duro: ricordare, riconoscere per poi rievocare sul palco l’emozione richiesta nel copione. Si dice che il teatro è finzione, io aggiungo che si porta in scena se stessi. Capita di interpretare anche ciò che non ci appartiene, in “Spiaggia Libera” interpreto una madre pur non avendo figli. Uso il dolore che una situazione difficile mi procura in questo momento della mia vita. Intendo questo quando dico, che l’attore porta in scena la sua vita attraverso le parole di qualcun altro.

Riempie o svuota questo mestiere?
Tutte due le cose: dopo ci si sente completamente svuotati, poi subentra la risposta del pubblico, altri fattori. É liberatorio.

Attori si nasce o si diventa?
Predisposizione a parte, ci si diventa. Nel mio caso l’ho voluto dopo un corso di teatro proposto a scuola, ero all’ultimo anno delle medie e sarei stata disposta a ripetere l’anno pur di non perdere le lezioni. Ho messo in croce mia madre per contattare la regista che mi portò in tournée estiva in Sicilia interpretando Pinocchio di Carmelo Bene.

Se è vero che i personaggi crescono con gli attori, oggi rifarebbe Pinocchio e con quali differenze?
Certo, acerba com’ero ho utilizzato la tecnica, oggi, amante dell’interpretazione naturale porterei in scena tutto il bagaglio di esperienze vissute in questi cinquant’anni.

Il teatro è la sua vita. Scrive per il teatro, insegna e interpreta solo progetti vicini al suo pensiero, il prossimo appuntamento?
Portiamo Spiaggia Libera a Roma a fine novembre e dopo la violenza degli ultimi anni seleziono con chi collaborare. Dopo Invisibili, con Alessandro Amori ci ritroveremo il 10 dicembre a Roma per la proiezione di La morte negata.

Lasciamoci con un beneficio derivante dal fare teatro
Conosciamo a fondo noi stessi, imparando a gestire le emozioni migliora il modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Il mercoledì alle 20.30 mi trovate al Centro di Arte e Cultura di Ladispoli, siete i benvenuti.