Il regista Paolo Consorti: “Non finirò mai di sperimentare”

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Il suo ultimo film “Acqua alle corde” nei cinema italiani in questi giorni diverte il pubblico e sorprende la critica

Un artista a tutto campo con solide fondamenta che si esprime in un turbine di colori in arte e da qualche tempo in cinematografia. I suoi lavori, dalle installazioni ai quadri, dai film ai documentari, sembrano seguire il filo unico del sorprendente, nella scelta del soggetto, nella contaminazione delle tecniche, dai racconti portati in sala. Sul fondo, in ogni suo lavoro, una luce, la via di fuga, forse dal suo inconscio ma anche da situazioni surreali e scabrose. Ovunque esplora ottiene riconoscimenti. Tra gli ultimi il primo premio con Havana Kyrie al Portoviejo Film Festival in Ecuador, mentre sue personali sono state esposte in alcuni dei templi dell’arte contemporanea italiana, come il Macro e il Maxxi di Roma o la Biennale d’Arte di Venezia. 

Arte o cinema? Cosa l’appassiona di più oggi?

In realtà non vivo un vero e proprio distinguo; il cinema è una costola dell’Arte, almeno del mio “fare Arte”, un prevedibile capolinea arrivato dopo tante sperimentazioni realizzate attraverso l’Arte visiva. Sono infatti partito dalla pittura, con qualche esperienza scultorea, per passare alla fotografia, perfomance e video arte. La tardiva, per quanto spontanea, esperienza cinematografica, mi ha magicamente riportato a dipingere con una rinnovata purezza. Quel bisogno fisiologico di silenzio e meditazione, tanto vissuto in passato, soltanto adesso, dopo tante battaglie di set, lo comprendo nella sua vera essenza.

Si ispira spesso a soggetti religiosi, perché?

Perché la religione contiene il sublime, l’esigenza di eternità che appartiene ad ognuno di noi, anche a quelli che fanno finta di non averne bisogno. Non è un caso se l’Arte più alta della storia è stata ispirata dalla religione, dai suoi contrasti, dalle sue contraddizioni, dai suoi sensi di colpa e redenzione. Nella religione c’è la pazzia, l’esaltazione, l’immaginazione, la speranza e il delirio; tutti ingredienti fondamentali per l’Arte.

Come nasce un suo film?

Da un desiderio! Immaginare un quadro ed avere la pazzia di dargli una voce e un tempo. Scrivere è come dipingere, le storie sono quadri e i personaggi sono colori. Il pittore sa quando un colore è necessario e quando no, è un processo spontaneo, quasi animalesco. La costruzione di una sceneggiatura è la medesima cosa.

In “Acqua alle Corde” mette insieme una commedia che celebra Sisto V. Come ha accolto il giudizio della critica?

Con grande curiosità. Nell’arte contemporanea, critica e pubblico sono molto più silenti e passivi. Nel cinema te li senti addosso come ventose. È un’esperienza nuova che mi sta insegnando a conoscere meglio me stesso. Realizzando film molto velleitari per i budget avuti fin qui a disposizione (circa un decimo dei film canonici), ammetto che sia la critica che il pubblico sono sempre stati clementi con me. Mentre i critici cercano di capire che strana bestia sono, non riuscendo ancora a classificarmi, il pubblico si commuove e si diverte battendomi le mani. Il tutto è davvero divertente.

La si immagina allo stesso tempo con la macchina da presa in spalla ed il pennello in mano, ma la si vede bene anche con indosso un grembiule per interpretare una sana pietanza marchigiana e, nell’altra mano, una penna per scrivere il prossimo copione. Iperattività o che altro?

Questo quesito, apparentemente leggero, cela l’ansia della vita, del suo tempo che scorre a velocità siderali e alla nostra esigenza di viverlo fino in fondo, inseguendo a fatica con una macchina da presa in spalla, dipingendolo per cercare invano di bloccarlo e mangiandolo come una fettuccina al ragù, perché non possiamo far altro che godercelo, vedendolo inesorabilmente scorrere senza pietà.

Lambda print, tecnica che unisce il pittorico al digitale. Che consigli darebbe?

È una delle tante esperienze fatte nell’ambito dell’Arte visiva. L’ultimo consiglio che darei, è sulla tecnica. A me non l’ha insegnata nessuno. Ogni artista deve trovare la sua forma espressiva, a costo di cercarla per un’intera vita. Il consiglio che darei è vagamente religioso: non farti contaminare dal mondo esterno, ma sii tu a contaminarlo dal tuo interno, con la tua luce, con il tuo amore, la tua arte. 

Esiste oggi un cenacolo dell’arte? Tra gli artisti con chi cenerebbe più volentieri: Maurizio Cattelan, Enzo Cucchi, Banksy o chi altro/a?

Alla maniera di Woody Allen, cenerei molto volentieri con Raffaello, per chiedergli a cosa pensavano i suoi angeli, per ritrarli così annoiati; con Bosch per chiedergli se le natiche tatuate con lo spartito musicale fossero le sue e a Caravaggio, se quella flebile luce fosse realmente più forte del suo immenso buio.

Qual è il suo vero habitat?

L’habitat è volubile ed influenzabile. Potrei dire Roma, con la sua ansia millenaria, potrei dire il timido mare della mia timida San Benedetto, dove sono nato, potrei dire il mare sardo dove mia madre è nata, che più passa il tempo e più mi appartiene… ma potrei dire le mille città e i mille luoghi, scoperti e da scoprire, con gente conosciuta e da conoscere ancora. Anche l’Habitat viene da dentro, dalla tua capacità di viverlo ed amarlo.

La cinematografia di oggi è influssata di finanziamenti pubblici. E l’arte?

Con l’arte ho lavorato sempre con il privato, a parte qualche eccezione. Ho gallerie sparse per il mondo, più o meno attive, con le quali periodicamente collaboro con personali e/o collettive. Diciamo che è il lato meno romantico dell’arte, ma bisogna pur vivere.

Due film con Franco Nero, due con Giobbe Covatta. Come si conciliano questi interpreti?

Come un astratto ed un figurativo…indovinate voi chi è l’astratto e chi il figurativo. Scherzi a parte, nell’arte c’era Morandi che ha dipinto il medesimo quadro per un’intera vita e Picasso che non faceva altro che cambiare. Io appartengo alla categoria di quest’ultimo. Non finirò mai di sperimentare, di sorprendermi, di divertirmi. Non cerco equilibri definitivi, perché questo, per me, sarebbe molto più velleitario di realizzare un film sull’Antica Roma (ci sto pensando).