Gisella Cardia: l’Ente Parco Naturale Regionale Bracciano-Martignano chiarisce

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gisella cardia

In data odierna sono stati rimossi i sigilli, e avviati i lavori di ripristino, nel terreno dell’Associazione Madonna di Trevignano Romano. L’Ente Parco, fa chiarezza su quanto avvenuto fin qui in merito alla vicenda. Al via i lavori di ripristino nel terreno dell’Associazione Madonna di Trevignano Romano.

L’Ente Parco Naturale Regionale Bracciano-Martignano, in relazione alle vicende relative al terreno utilizzato per i raduni dell’Associazione La Madonna di Trevignano Romano, informa che, in data odierna, alla presenza congiunta dei Guardiaparco e della Polizia locale del Comune di Trevignano Romano, in seguito alla autorizzazione da parte del giudice, ha provveduto alla rimozione dei sigilli dei manufatti sottoposti a sequestro.

Allo stesso tempo sono stati avviati i lavori di rimozione della tettoia abusiva, un primo importante passo verso il ripristino della legalità e dell’area, un successo conseguito dalle amministrazioni locali a dimostrazione del buon operato tenuto finora.

In merito al presunto ritardo negli interventi da parte dell’ente parco è opportuno quindi fare ulteriore chiarezza.

È vero quanto detto, ossia che la sig.ra Scarpulla ha iniziato le preghiere collettive nel 2016, ma la vicenda non ha riguardato in alcun modo l’Ente Parco fino al dicembre 2019. Infatti i primi tempi Maria Giuseppa Scarpulla, alias Gisella Cardia, recitava il rosario insieme ai suoi seguaci in casa e per un periodo, in Chiesa. Tre anni dopo la prima presunta “lacrimazione” della statuetta di Medjugorje la veggente e suo marito Gianni, tramite l’associazione Madonna di Trevignano, hanno acquistato il terreno in questione da un ristoratore del posto, campo ad esclusivo uso agricolo, che ricade all’interno del Parco di Bracciano e Martignano, zona di misure di salvaguardia A.

Solo nel dicembre 2019 è stato richiesto il nulla osta all’Ente Parco per poter realizzare una recinzione e la messa a dimora di alcuni alberi. Tenuto conto della destinazione urbanistica dell’area, zona agricola, gli interventi richiesti erano ammissibili.

I lavori però sono stati avviati mesi dopo, nel 2020, in piena pandemia, (senza dare alcuna comunicazione né all’Ente Parco, né al Comune) e non si sono limitati alla sola realizzazione della recinzione così come da noi stabilito, ma l’associazione ha provveduto all’installazione di ulteriori manufatti non autorizzati, quindi abusivi.

I Guardiaparco, personale di polizia giudiziaria, sono quindi tempestivamente intervenuti nei primi mesi del 2021 ed hanno formalmente contestato tali abusi, segnalandoli all’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato il sequestro per le irregolarità riscontrate.

Quindici giorni dopo, a marzo 2021, l’Ente ha emesso l’ordinanza di messa in ripristino. Dunque i tempi dell’Ente Parco di Bracciano e Martignano sono evidentemente congrui.

Come previsto dalla normativa vigente, l’Ente Parco ha trasmesso l’ordinanza alla Procura e al Comune per gli adempimenti consequenziali oltre che ai contro interessati.

L’Associazione, tramite i propri legali ha però impugnato l’ordinanza e ha ricorso in tutte le sedi, inizialmente richiedendo in via cautelare la sospensiva efficacia dell’ordinanza, vedendo respinta tale richiesta, successivamente ha presentato ricorso ordinario al TAR ed infine al Consiglio di Stato.

Parco. A settembre 2021 è arrivata la sentenza di obbligo di ripristino, che però necessita del tempo tecnico per l’attuazione.

L’Associazione avrebbe pertanto dovuto smantellare entro 90 giorni le opere abusive; ma è fondamentale chiarire che l’Ente Parco, in merito alla fase di esecuzione del ripristino non ha competenza diretta.

Appurato che l’associazione non aveva nessuna intenzione di adempiere a quanto stabilito dal Consiglio di Stato, l’Ente Parco ha effettuato ulteriori verifiche con relative ulteriori segnalazioni all’autorità giudiziaria.

Non risponde a verità, dunque che non sia stato fatto nulla per contrastare gli abusi. Non c’è nessuna “grande assenza” e nessuna “posizione di comodo e complicità” nel comportamento dell’Ente Parco.

In questa vicenda l’Ente Parco ha fatto esattamente ciò che avrebbe dovuto fare ed iniziano ad essere visibili anche risultati concreti.

L’Ente Parco non vuole e non può entrare nel merito della veridicità delle presunte apparizioni ma deve continuare a fare appieno il proprio dovere tra cui anche e soprattutto il contrastare le attività abusive all’interno dell’area protetta.

Ribadiamo che l’Ente ha fatto tutti i passi di propria competenza e nei tempi dovuti.

Infine, riguardo al crescente interesse mediatico, l’Ente Parco, in ossequio al principio di trasparenza, per il tramite del suo direttore, ha già rilasciato diverse interviste e dichiarazioni agli organi di stampa per spiegare i dettagli della vicenda.

A causa però del comportamento di alcuni organi di comunicazione, che hanno fatto delle ricostruzioni non veritiere, siamo costretti d’ora in poi ad esporre la posizione dell’Ente Parco, solo attraverso comunicati ufficiali.

È importante fare chiarezza e dare risposte, ma non vogliamo partecipare in alcun modo ad alimentare la crescente sovraesposizione mediatica che sta danneggiando l’immagine dell’Ente e del Comune.