Daniele Nica, finalmente inizia il processo

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Il 16 gennaio davanti al Gip compariranno l’investitore del sedicenne di Ladispoli ed un ragazzo che lo aveva accompagnato davanti alla discoteca della via AureliaE’ stato necessario attendere un anno e mezzo, ma finalmente arriverà in un’aula di tribunale la tragica vicenda della morte di Daniele Nica, il sedicenne di Ladispoli travolto ed ucciso sulla via Aurelia davanti ad una discoteca. E’ stata fissata per martedì 16 gennaio l’udienza preliminare al tribunale di Civitavecchia, le indagini preliminari si sono finalmente concluse, davanti al Gip  Massimo Marasca sfileranno S.R. che al volante della sua Mercedes travolse ed uccise lo sventurato ragazzo ed il 22enne A.G. che quella maledetta sera conduceva la Fiat Panda lasciata in sosta sulla via Aurelia dalla quale era sceso Daniele. Ad entrambi gli imputati la Procura contesterà i presunti reati di negligenza, imprudenza e imperizia, nonché nell’inosservanza delle norme di circolazione stradale. Il castello accusatorio nei confronti dell’investitore riguarda la contestazione che il 30enne “non avrebbe regolato la velocità del veicolo con riguardo alle caratteristiche dello stesso e della strada, scarsamente illuminata e notoriamente frequentata, in quel tratto, per via della presenza nella vicinanze di un noto locale pubblico, e per non aver mantenuto un’andatura che consentisse di compiere tutte le manovre necessarie per evitare pericoli per la sicurezza delle persone”. Da questo comportamento sarebbe scaturito l’investimento di Daniele e il decesso in conseguenza delle gravi lesioni riportate. Il 22enne,  sempre secondo l’accusa, sarebbe responsabile per “aver oltrepassato le strisce longitudinali continue e aver sostato sulla banchina in prossimità della striscia continua che delimita la carreggiata, al fine di consentire al povero Nica di scendere dall’autovettura, in tal modo poneva in essere le condizioni perché il medesimo venisse investito”. Un teorema che sarà fonte di aspro dibattito in sede processuale, la famiglia del povero Daniele è comprensibilmente agguerrita, pretende che la morte del figlio non sia giudicata come una tragica fatalità, bensì siano individuati e sanzionati gli eventuali responsabili. Il processo non sarà ne breve ne facile, la speranza è che possa fugare ogni dubbio su quella maledetta notte di luglio del 2016. Anche se nessuna sentenza purtroppo potrà mai più restituire Daniele all’amore della sua famiglia.