CRISI DEL LATTE, ALLEVATORI DEL LITORALE CON LE SPALLE AL MURO

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AUMENTANO I COSTI E A CERVETERI C’È CHI LANCIA L’ALLARME PURE PER LA SICCITÀ. A LADISPOLI SAGRA DEL CARCIOFO IN FORMATO RIDOTTO.

«Siamo a Cerveteri dal 1952 e questo è uno dei periodi più difficili del nostro settore. Così si rischia di chiudere». Pino Giacomobono è solo uno dei tanti produttori di latte di Cerveteri. I rincari delle materie prime e dei costi energetici stanno già mettendo alle corde gli allevatori del litorale nord che chiedono cambiamenti prima che sia troppo tardi. «Pretendiamo un prezzo del latte più equo, – ecco l’appello di Carmine Ciaralli da I Terzi – produciamo 51 quintali al giorno e solo per andare in pareggio dovrebbero pagarci ogni litro 47 centesimi. Nei tempi attuali occorrerebbe arrivare almeno a 50 e poi sugli scaffali si trova a 1 euro e 80. Abbiamo 400 animali ma li stiamo vendendo perché in qualche modo bisogna coprire le spese. La Regione non ci aiuta. Propone piani moderni di sviluppo rurale con nuove stalle e nuovi trattori ma poi dovremmo pagare l’Iva, il contributo all’agronomo e tante altre voci in capitolo. Insomma, a noi rimarrebbero solo i debiti».

Il vertice. Lunedì scorso era atteso un tavolo tra le parti in streaming con presidenti delle cooperative, l’assessore regionale all’Agricoltura, Enrica Onorati, la grande distribuzione e le sigle sindacali. Appuntamento alle 14 alla Corte di Arenaro di Torrimpietra dove era allestito un maxischermo, ma tutto è saltato. «I referenti regionali non hanno effettuato il collegamento – ammette deluso Riccardo Milozzi, presidente provinciale della Confederazione Italiana Agricoltori – e non si è presentata nemmeno la grande distribuzione. Circa 220 produttori erano pronti per questo tavolo. Chiediamo alle Istituzioni il controllo e l’effettiva applicazione del decreto legge relativo alle pratiche sleali, per tutelare il lavoro delle stalle a fronte delle speculazioni sul prezzo del latte. Serve un aumento di 6 centesimi del prezzo minimo, da parte degli industriali e della grande distribuzione a vantaggio dei produttori di latte. E, ancora, l’introduzione immediata, da parte dell’Assessorato all’Agricoltura, di un bonus a fondo perduto per le aziende produttrici di latte, da un valore minimo di 3.000 euro ad un valore massimo di 10.000, a integrazione del Bonus Lazio a Km 0 il quale incide solo minimamente sul settore zootecnico». Nel Lazio sono rimaste 500 aziende che producono latte e un terzo fa parte di questo territorio. La Coldiretti, con il presidente regionale, David Granieri, ha dichiarato di scendere in strada a Roma con la categoria. «Ormai i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori – tuona – non riescono a coprire neanche i costi di produzione con il balzo dei beni energetici, che si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto. Una situazione che riguarda tutte le filiere a partire dalla zootecnia, tra le più colpite dalla pandemia e dalle speculazioni sul latte».

Sos acqua. Come se non bastasse a complicare le cose ci si mette il tempo. Le scarse piogge durante la stagione invernale hanno reso arida la terra con conseguenze per tutte le coltivazioni. A risentirne specialmente le piantagioni di carciofi, finocchi, insalate, broccoli. Un grido di allarme partito anche dalle campagne di Cerveteri e dei Monteroni, a Ladispoli, dove ci sono almeno cento famiglie impegnate nell’agricoltura. È stato chiesto al Consorzio di Bonifica di anticipare l’irrigazione che di solito partiva nel mese di marzo. Una questione passata forse un po’ sottotraccia quella della siccità che però col tempo è diventato un problema vero e proprio.
Carciofi. Da un’emergenza all’altra. Per il terzo anno di fila niente Sagra del carciofo a Ladispoli. Insomma, questa 70°edizione non s’ha da fare. Alla fine vince la paura e il sindaco, Alessandro Grando, ha preso la decisione di rinunciare alla versione classica di questa fiera nazionale che negli ultimi appuntamenti aveva fatto registrate quasi mezzo milione di visitatori. Un evento sempre più importante per la città e per il Lazio che comunque, a differenza almeno degli ultimi due anni, si svolgerà in forma ridotta ma in quattro tappe, per dare lustro al simbolo gastronomico del territorio. Si chiamerà “Non è la Sagra, il mese del carciofo romanesco”. Tornerà la tradizionale gara delle sculture carciofesche, attrazione soprattutto per i bambini e saranno i cittadini a premiare i contadini ladispolani. Data fissata per il 10 aprile. Prima spazio a “Carciofi e cioccolato” (17 marzo), per proseguire ogni fine settimana con altre iniziative: “Gusto Italia” e “Piazza dei Sapori” dove le Pro Loco provenienti da tutta Italia proporranno i loro prodotti tipici.