BREVE VIAGGIO NELLE FORME PITTORICHE DEL PRIMO NOVECENTO

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arti pittoriche

CUBISMO, ESPRESSIONISMO, DADAISMO, SURREALISMO.

di Aldo Ercoli

Cubismo, espressionismo, dadaismo, surrealismo, tutte arti pittoriche dei primi del 900’ che hanno in comune una ribellione al modello tradizionale. Lo è il cubismo di Pablo Picasso e Georges Braque della prima decade del ventesimo secolo. L’arte cubista è solo apparentemente astratta e geometrica. In verità rappresenta oggetti reali riprodotti sulla tela in maniera da mostrare nello stesso tempo diversi lati di una forma osservati da più punti di vista. Non vi sono oggetti o persone immersi in uno spazio tridimensionale, obiettivo di tutti i pittori dal Rinascimento in poi, ma solo in due dimensioni, bidimensionali.

Cambia completamente il rapporto tra forme e spazio. Inizia così l’arte moderna occidentale. Anche l’espressionismo nasce nella culla germanica (1905-1930). Anche qui c’è un sovvertimento seppur meno eclatante nel modo di dipingere. Gli espressionisti (cito solo Vincent Van Gogh, Munch, Beckman) volevano sviluppare forma pittoriche che esprimessero i loro sentimenti più intimi, anche le loro paure, i loro incubi. Il mondo esterno è solo una cornice estranea al loro sentire. E’ una forma pittorica che ci coinvolge perché intensa, passionale e vigorosamente personale. La tela è per l’artista un veicolo di emozioni. Si respira un’aria di vibrante vitalità grazie a colori violenti e irreali, a colpi di pennello aggressivi che lasciano il segno nella memoria di chi li guarda. E veniamo al dadaismo. Perché si chiama cosi’? Deriva dal nome “dada” che non è il “dadaumpa” delle gemelle Kessler (anche loro tedesche). Fu un termine usato senza un significato preciso per etichettare un altro movimento insurrezionale anti-artistico, internazionale che va dal 1915 al 1922. Nacque a Zurigo nel Cabaret Voltaire dove artisti diversi (poeti, pittori, scultori, musicisti) si radunavano per partecipare ad attività sperimentali.

Questi artisti erano accumunati da interessi simili, volevano scatenare una sommossa nel pensiero borghese tradizionale attraverso un’esaltazione dell’irrazionalità. Su questo terreno fertile nascerà il surrealismo degli anni Venti. I dadaisti più noti? Duschamp, Hausmann, Man Ray… Il primo è uno scultore, il secondo è un pittore di cui vi ho parlato, il terzo è un fotografo. Per loro è basilare il concetto del ready-made ossia del “pronto all’uso”. Ogni mezzo è buono per stupire. E’ importante non solo quello che vedete (un bicchiere, una fontana, una tazza del cesso) ma anche chi l’ha scelta e perché lo ha fatto. Il surrealismo nacque negli anni venti ma non in Germania bensi’ in Francia. Qual’era il suo scopo? Quello di risolvere una volta per tutte le condizioni precedentemente contraddittorie tra sogno e realtà. Sogno o son desto? Il teorico del movimento surrealista fu lo scrittore André Breton. Come raggiungere questo obiettivo? Anche attraverso stili diversi, minuziosi scenari, stilizzate serenità, si doveva arrivare tutti ad un intento comune, quello di trasmettere una reale sensazione di trovarci in un mondo ultraterreno, surreale appunto. Si va da soggetti religiosi a quelli erotici, da quelli mitologici a quelli infernali. I pittori più noti? Cito solo Dali’, Magritte e Mirò. Le tele di quest’ultimo sembrano scaturire dal mondo dei sogni. Negli altri sono forti le contraddizioni e le incertezze. E’ una realtà che sto vivendo o che ho visto nel mondo dei sogni?