5G, GRAZIE A RENZI TORNA L’INCUBO ELETTROSMOG 61V/M

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ITALIA VIVA VUOLE STRACCIARE UNA DELLE LEGGI PIÙ CAUTELATIVE D’EUROPA. LO SCOPO È IRRADIARE NELL’ARIA FINO A 110 VOLTE PIÙ ELETTROSMOG DI OGGI.

Maurizio Martucci

Prima la mistificazione di Matteo Renzi nell’idea acritica ed evoluzionista di progresso ineludibile, “rinunciare al 5G è un po’ come se avessimo rinunciato alla ferrovia nel 1800”. E adesso il colpo di stato elettromagnetico per abrogare i 6 V/m di campo elettrico nell’emissione delle antenne telefoniche: “Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 199 del 28 agosto 2003, già abrogativo del decreto del Ministro dell’ambiente 10 settembre 1998, n. 381, è abrogato”.

Tra la maggioranza che sostiene il Governo Draghi, Italia Viva è quella che più di tutte punta ad assecondare i piani delle industrie e di Vittorio Colao: un comma contenuto in un emendamento firmato dai deputati Luciano Nobili, Silvia Fregolent e Marco Di Maio vuole infatti stracciare una delle legge più cautelative d’Europa. Lo scopo è irradiare nell’aria fino a 110 volte più elettrosmog di oggi, cioé a 61 V/m. L’emendamento è nell’articolo 40 del provvedimento assegnato alle commissioni riunite Affari Costituzionali e Ambiente della Camera, in sede referente, sulle “Semplificazioni del procedimento di autorizzazione per l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica e agevolazione per l’infrastrutturazione digitale degli edifici e delle unità immobiliari”, cioé al disegno di legge che dispone la conversione del decreto-legge del 31 maggio sulla governance del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nelle misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure.

Sul 5G è infatti chiara e nota la posizione di Matteo Renzi e di Italia Viva: “investire davvero nel 5G non richiede solo stanziamenti – ad inizio anno disse l’ex presidente del consiglio, decisivo nella caduta del Governo Conte bis – ma soprattutto semplificazioni per la realizzazione (proseguendo il percorso iniziato nel dl Semplificazioni), una revisione dei limiti alle emissioni elettromagnetiche e in generale una spinta dal governo nazionale anche rispetto a resistenze locali”. Forte del suo diploma di istituto tecnico commerciale, Luciano Nobili ha poi detto che “il 5G è un’autentica rivoluzione, e sui temi dell’innovazione c’è una possibile consonanza larga che va oltre i confini dei partiti di maggioranza e opposizione. Non possiamo permetterci di bloccare lo sviluppo dell’Italia per timori infondati sui rischi legati al 5G”. Al tempo della tecnoribellione degli oltre 600 Comuni d’Italia, Imprenditore sul web, Marco Di Maio s’era infine premurato di interrogare il governo sulla proliferazione di notizie Stop 5G, spacciate come fake, solo perché sgradite ai poteri forti: “quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per supportare lo sviluppo del 5G a fronte del diffondersi di ordinanze da parte dei sindaci per il blocco della posa degli impianti anche al fine di garantire il superamento del cosiddetto digital divide”.

Sul fronte opposto, per scongiurare l’abrogazione dei 6 V/m nell’innalzamento fino a 61 V/m, l’Alleanza Italiana Stop 5G nei mesi scorsi ha promosso la petizione da 64.000 firme, proteste e manifestazioni in piazza, un appello ai parlamentari e una staffetta di sciopero della fame adottata da 135 volontari, alternati per 18 giorni in una protesta gandhiana che ha fatto il giro del mondo.