RAFFAELLA CARRA’ HA ESPRESSO LA GIOVENTU’ FELICE

0
584
Raffaella Carrà

La mia generazione, quella nata attorno agli anni 50 (ma anche perlomeno le altre due successive), Raffaella Carrà l’ha fatta sognare. Ci ha regalato quella spensieratezza, quella voglia di vivere, quella contagiosa allegria che è già di per sé naturale quando si ha ventanni, si è nel fiore della vita.
<<Si, io credo che lassù … ci fu qualcosa che …>> ci si sente baciati dal destino, come se fossimo tanti predestinati regnanti.
Raffaella ha amplificato con la sua presenza terrena questo “grande prato verde … ove nascono speranze”. Nessuna subrette, (si definisce cosi questo francesismo), seppur brava, può essere al suo livello. Un’esplosione di vitalità nel cantare, ballare, recitare ad una velocità inusitata, perché accelerata, ma armonica, mai convulsa. Canzoni semplici, tuttaltro che impegnate, che scatenavano gioia, un piacere per gli occhi, l’udito, altri sensi … Raffaella è stata un icona sensuale? Altroché. Abbiamo sognato con lei e per lei … senza distinzioni di sesso, ragazzi e ragazze; né di età, bambini e anziani. Piaceva a tutti.
Un gioiello dal caschetto biondo in perpetuo movimento ha portato un turbamento collettivo. “A far l’amore comincia tu”. “Tuca, Tuca, Tuca … l’ho inventato io …”. “Come è bello far l’amore da Trieste in giù … Che musica maestro! Espressioni licenziose, ammiccanti, provocanti. Come negare la sensualità? Eppure solo lei l’ha confinata, contenuta, in un alveo di un fiume che scorre limpido, pulito, naturale senza mai tracimare nel volgare. L’artista, unica nel suo genere, è stata la colonna sonora della nostra gioventù, ci ha coinvolto in un atmosfera piacevolmente magica. Altre generazioni di ventenni non hanno avuto la nostra stessa fortuna … chi in guerra… , chi in grande povertà … chi perennemente infelice e arrabbiato … chi impaurito dal nuovo virus è stato recintato. Ora che non c’è più ricordiamo quanto bene ci ha fatto. Che bei tempi abbiamo passato. Raffaella ha segnato i confini di un preciso territorio, quello della gioventù felice.

Aldo Ercoli