L’(in)sicurezza sul lavoro

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Una delle grandi piaghe italiane. 

di Francesco Sarcinella

Il 19 marzo scorso Roma si è svegliata con 1041 bare in Piazza del Popolo come forma di protesta per i morti sul lavoro. Tante bare quante sono state le denunce di morti sul lavoro nel 2023. L’iniziativa è stata proposta e portata avanti dal sindacato UIL, il quale ha tentato di richiamare l’attenzione pubblica sul tema, affermando: “Per ricordare chi, alla fine della giornata, non ha più fatto ritorno alle proprie case e ai propri cari, per non rassegnarsi all’idea assurda che si tratti di morti inevitabili, per sollecitare la politica e il Governo a mettere in campo tutti i provvedimenti necessari a rafforzare la prevenzione, a investire in sicurezza, a sanzionare giustamente i trasgressori.”

La politica italiana non ama inserire questo problema come parte del dibattito pubblico in quanto non porta molti consensi. Salute e sicurezza sul lavoro vengono infatti sempre considerate un costo, una spesa o un problema.

Ma perché non vengono fatti investimenti sulla qualità sul lavoro? Si risparmia sulla prevenzione, sulla formazione dei dipendenti o sulla manutenzione dei macchinari, senza considerare che un lavoratore formato ed informato ha sicuramente meno possibilità di infortunarsi rispetto ad un collega che non ha ricevuto un’adeguata formazione e che un macchinario che non rientra negli standard di sicurezza o senza manutenzione può nuocere gravemente alla salute dei lavoratori.

Azioni simili, dolose o colpose, sono fra le cause delle 585.356 denunce di infortunio sul lavoro, 1041 delle quali con esito fatale -quasi 3 al giorno- e le 72.754 patologie di origine professionale denunciate. Dati del 2023 promanati dall’INPS. I settori più a rischio sono: l’agricoltura, l’edilizia, la silvicoltura, la pesca e l’industria manifatturiera, con 200.000 infortuni mortali all’anno nel mondo.

Il tema della sicurezza passa in secondo piano in Italia perché il tasso di occupazione è pari al 61,7% , fra i più bassi in Europa, quindi ci si accontenta di avere un impiego a qualsiasi condizione. Lo stesso Stato è colpevole di non investire abbastanza sulla sicurezza, avendo negli ultimi anni fatto un drastico taglio sui controlli e le infauste conseguenze sono chiare, considerando che nonostante i grandi progressi sul campo tecnologico degli ultimi anni si muore negli stessi modi di 50 anni fa.

In Italia la situazione deve migliorare e bisogna metterci impegno per tutti i lavoratori che chiedono solo di lavorare in modo dignitoso, senza paura di non tornare la sera a casa, ricordando le parole dell’articolo 35 della nostra Costituzione: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori.