Aldo Ercoli

Aldo Ercoli
Vi ricorderete quando nella prima ondata primaverile (marzo,aprile) scrissi con entusiasmo dell’idrossiclorochina nella prima fase dell’infezione Covid19? Seguì alla lettera le indicazioni del professor Didier Raoul, direttore dell’Istituto di Malattie infettive e tropicali dell’Università di Marsiglia. Sin da allora ho curato cosi di pazienti Covid-19 positivi aggiungendo, sempre ai primi sintomi, all’idroclossiclorochina (una comp. due volte al giorno per sette giorni) l’antibiotico azitromicina (una comp. al giorno per tre giorni, poi mezza comp./die per altri quattro giorni). Solo se la febbre non si fosse abbassata con i fans (oki, aulin etc) ricorsi ai cortisonici a scalare (dalla dose più alta a quella più bassa) per non più di quattro – cinque giorni.
Nel trattamento vi erano anche fermenti lattici e farmaci per proteggere lo stomaco. L’eparina sotto cute? Solo per i pazienti allettati. Nei casi, ne ho visti pochi in verità, in cui la sintomatologia febbrile (trattata solo con paracetamolo) perdurava da tempo, con associata difficoltà respiratoria e PaO2 sotto i 90 (saturimetria) ho consigliato il ricovero ospedaliero. Ricorderete che già nei mesi precedenti il fine anno 2019 avevo riscontrato insolite forme polmonari con negatività alla percussione e ascoltazione dei polmoni con quadri radiologici di polmoniti atipiche interstiziali. Certo erano solo casi sporadici (3-4 in tutto) poi rivelatosi essere stati positivi al Covid solo dagli esami sierologici. Allora le attribuì empiricamente al Micoplasma pneumoniae. Guarirono tutti con una associazione antibiotica (azitromicina + minociclima) protetta per 7-10 giorni. Si è poi scoperto che anche in quel periodo il virus circolava in Italia. Forse non era cosi diffusivo ne tantomeno aggressivo. Sto ricapitolando le decine di articoli che avete letto in tanti mesi sul settimanale l’Ortica.
Nella seconda ondata ho trattato di nuovo altri pazienti Covid19 positivi ma, essendo male equipaggiato (non bastano la mascherina e gli occhiali protettivi per un broncopneumologo che visita a stretto contatto con il malato ) nei primi giorni di novembre mi sono ammalato anche io. Chi me lo ha fatto fare? Sono un medico in pensione! Credo che il carattere sia in buona parte ereditario. Il coraggio se non ce l’hai non te lo puoi dare (Don Abbondio docet).
Del resto compito del medico è quello di diagnosticare, curare e cercare di salvare vite umane. Mi sono sempre comportato cosi in più di 40 anni di professione. Incoscienza? Forse, tanti medici di base sono deceduti. Paura no. Avevo la mia carta da giocare, quella con cui avevo trattato Covid sintomatici (idrossiclorochina e azitromicina). E cosi ho fatto, mi sono curato da solo sin da quando ho avuto il primo attacco febbrile. Curare se stessi è più difficile che curare gli altri. Al terzo girono di terapia stavo cosi bene da abbassare di molto le dosi. Ritornò la febbre e dovetti ricorrere ai corticosteroidi per tre – quattro giorni. Il 13 novembre, al terzo tampone molecolare, ero diventato negativo anche se da più di una settimana non solo ero asintomatico ma avevo recuperato completamente le forze.
Mi era rimasta solo un’allergia con secchezza della cute più evidente alle estremità (mani e piedi). A circa un mese di distanza grande è stata la mia soddisfazione quando il 12 dicembre il consiglio di Stato ha sospeso la nota con la quale, dalla scorso 26 maggio, l’Agenzia per il farmaco (AIFA) ne vietava la prescrizione , sia in ospedale che a domicilio, nel trattamento del Covid19. In Italia, come già riportato nel precedente articolo, non sono certo stato il solo ad utilizzare l’idrossiclorochina, assumendomene la responsabilità. Sono sempre più convinto che se il farmaco fosse stato assunto nei primi due – tre giorni febbrili la malattia si sarebbe arrestata e il paziente poi guarito. Preciso però che non ho trattato pazienti immunodepressi, affetti da leucemia o neoplastici in chemioterapia. Anche per colpa mia l’infezione che ho ora alle spalle, per dirla “alla Totti” non è stata una passeggiata. Mi sento però più in forze (a differenza della Lorenzin), come se mi fossi depurato, guarendo “dall’interno verso l’esterno del corpo”. I valori di pressione arteriosa sono tornati normali come alcuni decenni fa (120/80) tanto da sospendere la mezza compressa di antipertensivo (avevo 140/90). Strano vero?
Aldo Ercoli