L’UE RAFFORZA LA CENSURA ON LINE E SPALANCA LE PORTE ALLA SORVEGLIANZA DI MASSA

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Le fila nostrane del dissenso hanno stappato le bottiglie di champagne quando il padrone di Meta, convertito sulla via del trumpismo, ha annunciato che avrebbe messo fine alla censura su Fb e che avrebbe dato il ben servito ai factchecker, che per sua ammissione, in questi anni avevano svolto quello che era sotto gli occhi di tutti: un servizio sostanzialmente volto a imbavagliare le voci scomode.

Ad alimentare la speranza della fine della furia censoria è stato soprattutto uno degli ordini esecutivi firmati da Donald Trump poco dopo l’insediamento, a difesa della libertà d’espressione contro le ingerenze degli apparati governativi, come d’altra aveva più volte promesso in campagna elettorale.

L’ordine infatti prescrive di “garantire che nessun funzionario, dipendente o agente del governo federale intraprenda o faciliti alcuna condotta che possa limitare incostituzionalmente la libertà di parola di qualsiasi cittadino americano”. Viene inoltre fatto divieto di utilizzare fondi pubblici per attività volte a limitare la libertà di espressione[1].

Di fronte a queste notizie, terrificanti per chi detiene il monopolio dell’informazione, i media mainstream quasi all’unisono, attraverso voci autorevoli, hanno cominciato a strapparsi le vesti lanciando grida di disperazione, nel timore di perdere il ruolo di Ministri della Verità insieme con l’esclusiva del diritto all’Odio o, meglio, dell’hate speech, spacciato per Amore per il “bene comune”, nonché quello di affibbiare etichette dispregiative a chi non si conforma, con un frasario degno dei bulletti di periferia: no vax, terrapiattista, complottista, negazionista, troglodita, analfabeta funzionale etc etc..

Lamenti così disperati da arrivare lassù a Bruxelles, dove immediatamente sono corsi ai ripari ripristinando l’ordine costituito del Ministero della Verità con un ulteriore giro di vite sulla libertà di espressione on line, in stretta collaborazione con le stesse piattaforme che negli USA si vantano di aver chiuso con la censura.

“La Commissione intensificherà la squadra che monitora l’attuazione del Digital Service Act, arriveremo a 200 persone entro il 2025” ha dichiarato la vicepresidente della Commissione europea con delega alla sovranità tecnologica, Henna Virkkunen. “Andiamo avanti con il Codice sulla disinformazione. Meta, X, Google, Tiktok hanno già sottoscritto questo codice, io mi attendo un forte impegno per l’attuazione del codice”.

In un contesto in cui infuriano deliri bellicisti, il rafforzamento della censura on line appare funzionale all’abisso in cui stanno spingendo i popoli dell’Unione Europea, che è quello di un futuro distopico fondato sulla sorveglianza di massa dominata da algoritmi e Intelligenza artificiale. Non si tratta di ipotesi campate in aria, ma di fatti che portano tutti nella stessa direzione.

Tra i fatti eclatanti c’è proprio la legge europea sulla intelligenza artificiale, AI Act, che in teoria, nelle sue intenzioni originarie, doveva servire a garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona proteggendo i cittadini dagli abusi dell’IA. Poi, come era stato previsto da quelli che il mainstream bolla come “complottisti”, durante i negoziati, questi obiettivi sono stati traditi. “Documenti interni del Consiglio Ue, ottenuti da Investigate Europe, rivelano come Parigi, sostenuta da altri paesi, tra cui l’Italia, abbia ottenuto un via libera generale all’uso dell’intelligenza artificiale negli spazi pubblici. Riconoscimento facciale in tempo reale, interpretazione delle emozioni, categorizzazione del pensiero religioso, sessuale, politico, potrebbero tra poco diventare la quotidianità nelle nostre società” leggiamo nell’inchiesta condotta da Investigate Europe [2].

A brevissimo, domenica 2 febbraio, alcune di queste disposizioni orwelliane dell’AI Act, entreranno in vigore. Lo scenario realistico è il seguente: “Immagina di partecipare a una manifestazione per il clima, di indossare un distintivo o di portare un cartello. Una telecamera “intelligente” rileva questi segni e trasmette le immagini del volto per confrontarle con il file delle persone ricercate anche per reati ambientali. I tuoi dati vengono conservati.

O immagina un naufrago appena sbarcato a Lampedusa, interrogato con l’aiuto di una telecamera per il rilevamento delle emozioni, che a un certo punto comincia a registrare segni di nervosismo, paura, indecisione. La macchina conclude che l’immigrato sta mentendo sulle sue origini. La sua domanda d’asilo è rifiutata. Queste scene potrebbero diventare realtà nelle prossime settimane” [2].

Detto in sintesi negli spazi pubblici riconoscimento facciale, sistemi di riconoscimento biometrico ed emotivo potranno essere utilizzati senza restrizioni, senza neppure l’approvazione da parte di un’agenzia nazionale indipendente o l’iscrizione di un prodotto in registro pubblico, nel caso in cui uno Stato lo ritenga necessario per la “sicurezza nazionale”.

Ma non è finita: “queste esenzioni riguarderanno anche le aziende private – o eventualmente i paesi terzi – che forniscono la tecnologia AI alla polizia e alle forze dell’ordine”.

Dopo un acceso dibattito tra governi, sono sedici i reati per i quali si possono accendere le telecamere in tempo reale e collegarle tra loro e con dei database di sospetti criminali. Potete scommetterci che ne aggiungeranno altri: una volta che il varco è stato aperto, gli argini dei diritti divelti, sarà come un fiume in piena.

Dai verbali risulta che la posizione dell’Italia è sempre stata a favore dell’allargamento dell’uso del riconoscimento facciale in tempo reale. Per quanto riguarda l’uso di tecnologie che interpretano le emozioni o i sentimenti delle persone, resta vietato nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università ma saranno consentiti alle forze di polizia e alle autorità di immigrazione e di frontiera.

Ciliegina sulla torta: agli Stati membri, qualora lo ritengano necessario, sarà consentito il ricorso alla polizia predittiva, ossia a degli algoritmi in grado di prevedere chi commetterà un crimine in futuro, proprio come accade nel famoso film del 2002 “Minority Report” di Steven Spielberg con Tom Cruise protagonista, in cui un trio di entità umanoidi, chiamate “Precog”, è in grado di prevedere i crimini prima che siano effettivamente commessi..

[1] La Verità, Stefano Graziosi, Il tycoon elimina la censura di Stato. Bruxelles insiste: “La rafforziamo”. La Verità
[2] Maria Maggiore, Leïla Miñano, Harald Schumann AI ACT: Parte il controllo di massa nei luoghi pubblici. Investigate Europe

Miriam Alborghetti