Sono trascorsi molti anni dal 16 settembre 1970, giorno della scomparsa di Mauro De Mauro, cronista del giornale palermitano L’Ora. Era arrivato da poco sotto casa sua, aveva scorto la figlia in compagnia del fidanzato e, nel giro di qualche attimo, l’avrebbe seguita fino al portone dell’abitazione per rincasare subito dopo di lei. Non arrivò mai a casa.
Scomparve per sempre in una sera settembrina che, da allora, si è tinta di nero. La ragazza, non vedendolo arrivare, tornò indietro per cercarlo, mentre ripercorreva i pochi passi dell’atrio, sentì qualcuno che dalla strada disse “andiamo!”; vide una BMW che faticava a riparte scorgendo, insieme al padre, due uomini, forse tre, che stavano fuggendo.
Sono le 21 e 10 del 16 settembre 1970, Mauro De Mauro non verrà mai ritrovato. Scomparso per sempre. Con lui svaniranno anche documenti importanti, frutto del suo lavoro e della sua profonda conoscenza di quelle trame “deviate” che attanagliavano l’Italia, allora come oggi. De Mauro era una firma dell’Ora, storico giornale in prima fila nella lotta alla criminalità capace, nel corso degli anni, di farsi apprezzare per le inchieste a puntate sulla mafia e sulle sue complicità con il mondo della politica: la scomparsa di Mauro De Mauro segnò il culmine di una lunga serie di attacchi che, a partire dal 1958, con la bomba mafiosa alla tipografia proseguì tra attentati, ritorsioni giudiziarie e assassinii di cronisti.
Le indagini sulla scomparsa di Mauro De Mauro iniziarono in maniera scomposta, intervallata da incursioni di “strani” personaggi, misteriosi, che sembravano conoscere molte cose sulla scomparsa del giornalista dell’Ora e sul contenuto delle inchieste che sta svolgendo.
Apparentemente sembrò esserci tanta “carne al fuoco” per gli inquirenti ma, nel giro di pochissimo tempo, le indagini iniziarono ad arenarsi, perché le piste battute non portarono a nulla di concreto. Fra le piste battute quella dell’Eni, legata alla morte di Enrico Mattei, resta una delle più accreditate, che porta direttamente alle ricerche che il giornalista stava svolgendo sulla morte del presidente dell’Eni, avvenuta nel 1962, maturata, probabilmente, nell’ambiente dell’industria petrolifera e dei suoi collegamenti con cosa nostra americana e siciliana.
I giorni che seguirono alla scomparsa del giornalista furono contraddistinti dallo sconcerto generale, fin quando, improvvisamente, s’affacciò sulla scena una figura molto particolare, quella di Nino Buttafuoco, commercialista e noto consulente tributario dell’alta borghesia palermitana. Buttafuoco si era messo in contatto con la famiglia De Mauro, stabilendo un contatto con la moglie Elda Barbieri e col fratello Tullio, noto linguista. Buttafuoco si offre di aiutarli, perché sembra realmente interessato ad aiutare i familiari del giornalista a capire cosa sia successo realmente a De Mauro. Però, sin dall’inizio della sua collaborazione, fa domande strane, chiede ai familiari del cronista se, tra le sue carte, vi sia una busta gialla, verso la quale si mostra molto interessando, lasciando intuire che, il contenuto della stessa, possa essere di grande importanza, ma per chi?. Buttafuoco, al contempo, rassicura la famiglia sulle condizioni del giornalista scomparso, sottolineando, però, che la sua vita è in pericolo. Nel far tutto ciò si mostra decisamente ambiguo, dice e non dice, fa allusioni, mostra di conoscere notizie riservate, come quella del nastro magnetico recapitato a Giovanni Fantozzi, direttore amministrativo de L’Ora, dal quale si può udire una voce che dà speranza, che fa pensare chiaramente che De Mauro sia ancora in vita. Buttafuoco di cose ne sa, anche troppe, questo sembra ormai un dato assodato, storico ma altrettanto vero è un altro fatto: la polizia lo arresta e lo sottopone ad un interrogatorio ma, successivamente, è costretta a scarcerarlo per insufficienza di prove. Tutto questo a tre mesi di distanza dalla sparizione del cronista dell’Ora. Successivamente riprende forza la cosiddetta “pista Mattei”. De Mauro stava raccogliendo informazioni per conto del regista Franco Rosi che sta lavorando al film Il caso Mattei, che uscirà due anni più tardi. Le ipotesi avanzate infatti conducono proprio al materiale che il giornalista aveva trovato per la sceneggiatura del film, materiale scottante, profondamente destabilizzante e, probabilmente, pericoloso per gli stessi equilibri della Repubblica: dietro la morte del presidente dell’Eni non c’era un “semplice” incidente aereo ma, bensì, un complotto che, con la morte di Mattei, avrebbe ridisegnato certi equilibri petroliferi che il presidente e il suo coraggio imprenditoriale avevano effettivamente sconvolto, a danno delle famose “sette sorelle” del petrolio, da sempre contrarie ad un’autonomia italiana nel settore energetico. La scomparsa di De Mauro diventa ancora più complicata quando il fratello Tullio viene a sapere, attraverso una telefonata, dell’esistenza di un certo Signor X, coinvolto, almeno così sembra, sia nel caso Mattei sia nel sequestro di suo fratello.
La situazione si fa sempre più ingarbugliata, perché molti giornali, trattando la scomparsa di De Mauro, danno libero sfogo alla fantasia, alimentando tutto e il contrario di tutto, in qualche modo rendendo le indagini sempre più difficili e complesse. Da questa nebulosa esce un nome: Vito Guarrasi, un avvocato legato alla politica e alla finanza siciliana.
Con il nome di Guarrasi, quasi in contemporanea, giungono anche diverse azioni tese a delegittimare L’Ora, segno piuttosto evidente del fastidio che il giornale, attraverso le inchieste che conduce, sta dando fastidio a qualcuno. Nella vicenda De Mauro, infatti, entrano altri personaggi legati, in qualche modo, al cronista dell’Ora: magistrati, investigatori, collaboratori di giustizia, testimoni, giornalisti e altre figure inizieranno a girare attorno alla scomparsa del giornalista, in un altalenante balletto di situazioni che andrà a rendere tutta la vicenda solo più contorta.
Comunque, con il trascorrere del tempo, quella che sembra reggere maggiormente è la pista legata alla morte del presidente dell’Eni Enrico Mattei di cui abbiamo parlato precedentemente. Il cronista dell’Ora ha dedicato tempo ed energie alla morte del presidente dell’Eni, cercando i mandanti del suo assassinio all’interno del potere di quelle che sono passate alla storia come le “sette sorelle”, poco propense ad accettare la concorrenza energetica di Mattei. Mauro De Mauro, quindi, incaricato dal regista Rosi di cercare materiale convincente per il film su Mattei, si è venuto a trovare al centro di un intrigo pazzesco. Scava, forse, lì dove non avrebbe dovuto, tocca fili delicatissimi, scottanti, dell’alta tensione.
Oggi, a distanza di anni dalla tragica fine di Mattei, è più chiaro a tutti come l’azione investigativa di De Mauro possa aver creato molte paure in tutti quegli ambienti che avevano interesse affinché Mattei non rappresentasse più un pericolo per gli enormi interessi in ballo. Ecco, forse, De Mauro è rimasto troppo isolato, senza nessun tipo di protezione, catapultato in questioni decisamente pericolose.
Fra le piste battute c’è anche quella del cosiddetto golpe Borghese. De Mauro viene a conoscenza del colpo di Stato pianificato per la notte dell’Immacolata 1970 dal principe Junio Valerio Borghese, una sua vecchia conoscenza, capo della famigerata X Mas della RSI. Anche se questa vicenda non sembra giustificare la scomparsa di De Mauro. Qualcuno, nel corso degli anni, ha ipotizzato anche un legame tra l’attività giornalistica di De Mauro e il ruolo avuto nell’economia siciliana dai potenti cugini di Salemi, Nino e Ignazio Salvo, tra i personaggi più potenti della Sicilia, legati alla mafia, alla Dc e alla grande finanza dell’isola.
Ritornando un attimo al Buttafuoco di cui abbiamo parlato prima, sappiamo che De Mauro, attraverso il commissario Boris Giuliano, viene a di una maxioperazione finanziaria intesa a sovvenzionare illecitamente i partiti, una Tangentopoli ante litteram. E a questo punto che De Mauro chiede aiuto a Buttafuoco per cercare nella cancelleria del Tribunale civile di Palermo le prove di questa operazione, che quasi sicuramente riesce a trovare e che, dopo la scomparsa di De Mauro, Buttafuoco, forse, vuole prendere mettendo in piedi la sua finta collaborazione con la famiglia del giornalista e chiedendo insistentemente la famigerata busta gialla di cui abbiamo già detto. Un’altra pista che venne battuta dagli investigatori fu quella della droga.
I carabinieri arrivarono a pensare che dietro la scomparsa di De Mauro ci fosse un suo scoop sul narcotraffico Sicilia-Stati Uniti, tema a cui il cronista ha dedicato varie inchieste. Comunque, come per molti altri misteri italiani, la scomparsa di De Mauro non è stata mai chiarita, le piste che sono state seguite, come abbiamo visto, sono state molte ma le certezze emerse pochissime.
Di certo abbiamo due cose: il corpo del cronista nato Foggia il 6 settembre del 1921 non verrà mai più ritrovato e, ad oggi, per la sua scomparsa non risultano né esecutori materiali né mandanti.
La tragica fine del cronista dell’Ora è maturata in seguito alla sua costante ed efficace azione giornalistica, ritenuta da molti, evidentemente, troppo pericolosa per il sistema. La sua scomparsa fu la terribile conseguenza della sua arte nel condurre il mestiere di giornalista: a caccia di segreti nei sotterranei della criminalità mafiosa o alla ricerca della verità sull’assassinio di un grande servitore della Repubblica (pista Mattei), comunque sia, De Mauro spaventò tanta gente. De Mauro, solo pochi giorni prima del 16 settembre, parlando con alcuni colleghi rivelò che aveva uno scoop talmente “potente” da far tremare l’Italia.
A cosa si riferiva? Be’, a questo interrogativo, abbiamo già provato a rispondere nel corso del nostro lavoro: agli ultimi giorni di vita del Presidente dell’Eni Enrico Mattei, morto il 27 ottobre 1962. L’uomo che con le sue politiche petrolifere si era messo contro le “Sette sorelle”, entrando così nel mirino di molti nemici, troppi.
di Paolo Palliccia