MIGLIAIA DI 5G IN ORBITA COME ARMI MILITARI (MA PURE PER MARTE E LUNA).
di Maurizio Martucci
Dopo il Consiglio dei Ministri anche il Parlamento è pronto ad approvare la legge quadro italiana sullo Spazio: assunto in questi giorni il varo della Camera dei Deputati, manca solo il secondo passaggio in Senato per il via libera al disegno di legge Disposizioni in materia di economia dello spazio, l’assalto senza precedenti all’orbita bassa sopra l‘Italia (e sulla testa di tutti gli italiani) nell’affollamento di costellazioni di satelliti pubblici e privati (sono già meno di 10.000 in Occidente) principalmente a scopo militare e commerciale (il wireless ubiquitario nel 5G dallo Spazio da 20 Ghz fino a 71 e 86 Ghz per connettere montagne e auto senza conducente), ma pure per finalità geospaziale come finire su Marte e la Luna, l’ambizione dei transumanisti per la post-umanità nei viaggi interstellari.
“Il disegno di legge in esame reca disposizioni per la regolamentazione e lo sviluppo dell’economia dello spazio, nonché strumenti di pianificazione economica per lo svolgimento dell’attività spaziale da parte degli operatori del settore.”
In numeri, entro il 2026 una valanga di soldi: 7,3 miliardi di euro sull’intero comparto.
Il disegno di legge è stato presentato da Giorgia Meloni e (proprio come per la legge d’aumento d’elettrosmog che ha favorito la lobby del 5G) trova sempre nel ministro Adolfo Urso il principale riferimento, primo firmatario e pronto ad assecondare il grande business nel nome dell’iperconnessione, recepiti pure i fondi europei post-Covid 19 nel PNRR: dalla dichiarata emergenza sanitaria all’oltre cielo è stato un attimo!
Lo spazio sopra le nostre teste è quindi ad un punto di non ritorno, sembra una frase fatta ma davvero nulla sarà più come prima: SpaceX di Elon Musk è stata equiparata alla NASA, ma pure a braccio operativo della NATO (da cui però Musk e Trump vorrebbero uscire): all’art. 25 del testo si legge che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Urso) creerà una “riserva di capacità trasmissiva nazionale” aperta alla gestione da parte di operatori privati appartenenti all’Unione europea o alla NATO.
Si parla di sicurezza nazionale, di intelligence, ma l’accordo Meloni- Musk da 1,5 miliardi di euro per i prossimi 5 anni con Starlink di SpaceX in orbita, secondo un’inchiesta de L’Espresso starebbe frenando, colpa della burocrazia nostrana, del bando pubblico di gara con 4 anni di attesa e della voglia di creare un’infrastruttura tricolore. Come con l’Intelligenza artificiale di Vertiv Vs Stargate, OpenAI, Grok, DeepSeek (lo so, fa sorridere, ma lo vorrebbero davvero, pare Davide contro Golia): “Il ‘muskometro’ spiega che il governo Meloni non ha deciso ancora se schierarsi con Trump e contro l’Europa o fare una settimana di qua e una di là. Forse la seconda.” In un modo o nell’altro, è pacifico, seppur all’amatriciana il cerchio a breve si chiuderà!
L’equazione satelliti-Spazio-NATO è però dichiarazione massima e prova provata (l’ennesima) di come l’intera operazione venga spacciata per futuro stellare e fantascientifico ma in realtà è principalmente a scopo militare, perché – come scrive il dossier parlamentare che OASI SANA riporta integralmente – “è in corso uno spostamento geopolitico che sta portando a un rapido disaccoppiamento tra gli USA e la Cina.
Questo fenomeno rafforza l’idea che stiano emergendo due blocchi mondiali dominanti, con un possibile ritorno a una situazione di Guerra Fredda” un conflitto che “con le sue dimensioni geopolitiche, economiche e istituzionali, rende opportuna l’elaborazione di una legge nazionale sullo spazio.” Insomma, la legge Spazio considera i satelliti delle vere e proprie armi militari di nuova generazione per combattere la Guerra 2.0, strumenti “relativi alla Difesa, con riferimento alle strategie NATO e nazionali per lo spazio come dominio operativo”. Lo stesso 5G con le antenne via Terra già nel 2019 veniva presentato dal Pentagono come tecnologia bellica.
Nel disegno di legge si parla anche dei possibili danni causati dai satelliti, omettendo però l’elenco di quelli ambientali e sanitari già noti e ripresi nell’Appello internazionale Stop5G dalla Terra e dallo Spazio promosso alcuni anni fa dallo scienziato indipendente e indomito attivista americano Arthur Firstenberg, recentemente scomparso. Il testo della norma quadro nazionale parla di “responsabilità civile per i danni causati da oggetti spaziali“, chiarendo poi come “i soggetti interessati a entrare nel mercato spaziale dovranno chiedere un’autorizzazione all’Agenzia spaziale italiana (ASI).” Vabbè.
Un altro passaggio importante riguarda infine le missioni su Marte e la Luna, essendo l’Italia già al tempo del ticket Draghi-Colao partner con l’America per il progetto Artemis: “Nei prossimi decenni, le estrazioni di materie prime sulla Luna potrebbero garantire enormi entrate“, si legge nel documento parlamentare. Per Artemis ramo Moon to Mars (cioé dalla Luna a Marte) già allocati 130 milioni di euro per la NASA, è la quota-parte del finanziamento italiano.
In realtà, oltre la ricerca delle materia prime in funzione dell’Agenda 2030 per combattere l’esauribilità del Pianeta, l’ambizione transumanista (mai nascosta) è proprio quella di finire in mezzo al sistema solare nella post-umanità, nella specie ibridata e aumentata dalle nanotecnologie per essere in grado di abbandonare la Terra, finendo su Marte, come professa post-prometeicamente Elon Musk. Un intero capitolo del mio libro inchiesta Tecno-Uomo 2030 è proprio sui viaggi interstellari. In una mia intervista dello scorso anno, anticipavo che “l’esecutivo Meloni sta varando una legge ad personam per Elon Musk: solo le sue navicelle spaziali potranno viaggiare nello spazio italiano. Musk sta sperimentando il microchip nel cervello umano, ambisce a portare il cyborg, cioè il post-umano, a vivere su Marte. Dice che la Terra è destinata ad implodere, a finire tra 100 anni.
E’ un po’ la narrazione dell’Agenda 2030 sui cambiamenti climatici, ci impongono l’apocalisse …” Ora ci siamo, la legge è pronta. Iniziano le guerre spaziali. Ma non siamo al cinema. E’ tutto vero, purtroppo.