LA LIQUIRIZIA (GLYCYRRHIZA GLABRA): VIRTÙ E CONTROINDICAZIONI

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LIQUIRIZIA

La Glycyrrhiza glabra (radice dolce) è la comune liquirizia (deriva dall’inglese “liguorice”). Le parti utilizzate della pianta sono in effetti le radici e gli “stolasti” (insieme di graticci uniti). I costituenti principali sono essenzialmente le saponine triterpeniche (contenenti glicirrizina dal 13 al 28.5%), flavonoidi (liquiritina) ed isoflavonoidi.

L’impiego terapeutico in fitoterapia riguarda le patologie gastroduodenali e le forme catarrali delle vie aeree superiori. Non solo conosciuta ed utilizzata sin dal tempo degli Egizi, nel Medio Evo venne impiegata come sedativo della tosse. Solo nel 1950 è stata documentata la sua efficacia nel trattamento delle gastriti e dell’ulcera gastroduodenale.

L’acido glicirrizinico presente nelle saponine, non avrebbe solo un azione espettorante, secretolitica nelle forme catarrali delle vie respiratorie ma persino un’azione antivirale ed antimicrobica dovuta anche gli isoflavonoidi (Della Loggia R. Piante officinali per infusi e tisane 1993) L’ azione antinfiammatoria a questo livello scaturisce da un potenziamento dei corticosteroidi endogeni. Bruneton J. (Pharmacognosie. Tecnique e documentation. Lavoisier 1993) documentò che in vitro l’acido glicerritico inibisce un enzima responsabile dell’inattivazione degli ormoni steroidi. Tamura y. e coll, nel 1979, avevano già scoperto che a livello epatico questa inattivazione regolava il metabolismo cortisonico ed aldosteronico, con conseguente allungamento dell’emivita plasmatica di cortisolo ed aldosterone.

La “radice dolce”, di gran lunga più zuccherina del saccarosio, combinandosi con l’aumento del cortisolo ematico è controindicata soprattutto nei diabetici e, se utilizzata per periodi lunghi, nei pazienti affetti da ipertensione arteriosa. L’azione citoprotettiva a livello gastroduodenale della glicirrizina è invece imputabile all’inibizione delle prostaglandine con conseguente aumento dei prostanoidi. Furono Capasso F. e Grandolini G. (Fitofarmacia) che nel 1996 dimostrarono questa potente attività citoprotettiva dei prostanoidi che assieme all’acido glicirrizinico ed altri componenti presenti nella pianta, sono responsabili dell’efficacia nelle patologie gastrointestinali. Tutto il fitocomplesso è vincente perché ogni sua componente si potenzia reciprocamente. A tutto ciò va aggiunta (Campanini E. Dizionario di fitoterapia e piante medicinali 1998). E non basta.

Dorvault (lL’officine,Vigot) nel 1995 aveva impiegato con successo la glycyrrhizina nel contrastare il gonfiore epigastrico, aerofagia con difficoltà digestiva, meteorismo. La mia esperienza a tale riguardo, quale docente trentennale in Medicina Naturale, oltre a confermare quanto sopracitato, mi ha consentito di registrare una certa utilità del fitocomplesso nei pazienti affetti da stipsi cronica su base funzionale che assumevano farmaci lassativi da banco che, a lungo andare, provocano seri affetti collaterali (es. melanosi rettale, ossia una forma precancerosa). Orbene in più di 50 casi di questi soggetti stitici ho fatto sospendere i lassativi sostituendoli con la liquirizia (Glycyrrhiza glabra T.M. 35 gtt x 3 volte die per venti giorni) consentendo una normale evacuazione. In altrettanti pazienti, più resistenti, ho dimezzato le dosi di lassativi irritanti (senna,cascara), aggiungendo la liquirizia,anch’essa ad un dosaggio dimezzato, migliorando notevolmente la stipsi. Finora ho citato tutti i benefici e gli impieghi terapeutici della pianta. Non va però dimenticato che va utilizzata con prudenza perché presenta delle controindicazioni non trascurabili. Oltre al già citato diabete mellito, la liquirizia non va utilizzata, per le sue proprietà similcortisoniche, specie se a forti dosi e protratte nel tempo, nell’ipertensione arteriosa, nella ritenzione idrica, nelle epatiti croniche, nella cirrosi epatica e nell’insufficienza renale.

Un uso prolungato con dosaggi elevati provoca iperaldosteronismo, con ritenzione di acqua, sodio e perdita di potassio. L’ipopotassiemia è altresì aggravata dal concomitante utilizzo di molti diuretici (specie quelli dell’ansa, tipo furosemide) e dalla digitale. Altre controindicazioni sono sia gravidanza che l’allattamento.

melissa
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Dottor Professor Aldo Ercoli
Specializzato in Cardiologia e Broncopneumatologia e esperto in Malattie Infettive. Cardiologo già docente in Microbiologia ambientali, Medicina Naturale e di formazione dei medici di medicina di base.