Il piccolo Sumicoro racconta il periodo del Lockdown

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Roma: l’artista Maria Cristina Tarquini racconta la sua arte.

Nello storico Vicolo della Campanella ha luogo una mostra dedicata all’antica pittura giapponese Sumi-e, attraverso la quale il pulcino Sumicoro racconta il terribile periodo del Lockdown.

Maria Cristina Tarquini, ex docente di scienze, espone le sue opere ispirate ai temi della natura e degli animali, nei confronti dei quali nutre particolare empatia.

Il Sumi-e (letteralmente ‘inchiostro nero’ e ‘pittura’) è un tipo di tecnica che si basa sull’equilibrio tra pieno e vuoto. Un‘arte che, tradizionalmente, trae i suoi temi dall’osservazione della natura, non disdegnando di guardarsi intorno nella società attuale.

L’antica procedura dell’inchiostro giapponese si ottiene strofinando il bastoncino solido su una pietra abrasiva e, con l’aggiunta di acqua, si forma l’inchiostro nero liquido con il quale le immagini vengono realizzate. Legata a correnti religiose Buddhiste-Zen, infatti, incoraggia aspetti come limpidezza, equilibrio, spontaneità e nobile bellezza.

La passione per quest’arte è nata dal forte legame dell’artista con la natura, affascinata dallo stile minimalista ed essenziale proprio di quest’arte. Il pittore, più che soggetto attivo nella pittura, diventa un tramite, lasciando fluire l’energia dell’Universo. Dunque, le informazioni che provengono da ciò che vogliamo ritrarre passano attraverso l’artista e, per mezzo del pennello, arrivano alla carta.

Si tratta di un metodo legato alla meditazione, che consente di liberare la mente e far sì che l’energia fluisca sul foglio, dando origine alle immagini, senza furore e violenza.

L’ispirazione viene dal quotidiano, da ciò che ci circonda. Non è necessario andare a cercare troppo lontano.

Da questa esperienza nasce il protagonista della mostra, uscito dal pennello di Maria Cristina Tarquini, realizzato appunto con la tecnica Sumi-e.

Durante la Pasqua del 2020, nel pieno del periodo di Lockdown, dedicandosi alle sue opere, la pittrice ha dato vita a un canarino, che ha immediatamente assunto un suo carattere personale: Sumicoro. Questo nome deriva da ‘Sumi-’, la tecnica con la quale è stato realizzato e ‘-coro’, riferito al Coronavirus, causa di tutti i mali e antagonista del pulcino.

Giorno dopo giorno, l’uccellino ha cominciato a commentare tutti i fatti di quei mesi, fatti di restrizioni e forti preoccupazioni per il futuro che si prospettava incerto.

Il piccolo ci accompagna per tutto il percorso dell’esposizione.

Si inizia con una vignetta nella quale è rappresentato l’uovo da cui, come tutti i canarini, è nato Sumicoro, il Sumi-egg.

Si passa poi ad altre vignette, ricche di citazioni vintage, poiché sono riferite ai maestri del fumetto degli anni ’70, periodo nel quale l’artista è stata un’assidua lettrice e collezionista della storica rivista italiana di fumetti ‘Linus’. Dunque, il linguaggio di questi artisti è entrato nel suo modo di esprimersi.

Nel percorso, infatti, sono presenti personaggi del fumetto ‘Peanuts’ (di Charles M. Schulz), come se fossero entrati spontaneamente all’interno delle vignette.

Si trova anche una citazione di ‘Up il sovversivo’ (di Alfredo Chiàppori), un personaggio che viveva a testa in giù poiché voleva cambiare il mondo facendo la rivoluzione; tuttavia, non ci riesce e, infine, è proprio lui a vivere capovolto.

Sono presenti anche ‘I frustrati’ (Les frustrés), di Claire Bretécher, definita “il miglior sociologo francese”, perché fece il ritratto di questa gioventù radical chic, post-sessantottini, in cerca di contenuti, che vivevano sui divani, discutendo di argomenti del tutto teorici.

Durante i mesi del Lockdown sono stati continuamente presentati decreti e discorsi agli italiani. La galleria, infatti, riporta una vignetta relativa alla data del 18 maggio, che segnava l’inizio della Fase 2 Bis, nella quale si accennava alla ripartenza, ma ancora con numerose restrizioni.

Infine, la pittrice ha deciso di far tacere il pulcino, che però si ribella indossando una mascherina che lui chiama ‘bavaglio’. Qui è presente un riferimento al politico Marco Pannella, il quale lamentava spesso che ai radicali veniva dato poco spazio per esprimersi in televisione. Dunque, vediamo come il canarino sia indeciso sull’affrontare lo sciopero della fame con i tre cappuccini che ha davanti a sé.

Maria Cristina Tarquini ha ritenuto doveroso dedicare la mostra al piccolo Sumicoro, che le ha fatto compagnia, con una punta di ironia e divertimento, accompagnandola in un percorso di resistenza che le ha permesso di affrontare il duro Lockdown.

Flavia De Michetti