Escursionismo Condiviso, da Cerveteri un esempio per tutti

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Splendida giornata dedicata ai disabili che hanno potuto ammirare le bellezze archeologiche di Cerveteridi Giovanni Zucconi

Non tutte le iniziative dei volontari sono uguali. Ce se sono alcune che creano eventi che ti riconciliano con il mondo e con le persone. Che ti fanno vivere momenti in cui abbracceresti tutti per ringraziarli di esserci, e per la testimonianza che un mondo migliore sia possibile. “Nessuno deve rimanere indietro” è uno slogan bellissimo, che sentiamo spesso in bocca ai politici. Ma raramente, in un mondo dove il Personalismo e l’Egoismo stanno facendo sempre più proseliti, viene effettivamente messo in pratica. Ma sabato scorso, a Cerveteri, le cose sono andate diversamente. Alcuni ragazzi che, per volontà di un Fato non proprio equanime, hanno avuto in dote abilità non sufficienti per farcela da soli, si sono ritrovati addirittura ad essere avanti a tutti. A guidare, simbolicamente, una moltitudine colorata di persone che avevano deciso di regalare una giornata diversa a Giulia, a Francesco e ad Alessandro. Stiamo parlando della “Prima giornata dell’Escursionismo Condiviso”, organizzata da FederTrek, attraverso le sue associazioni “Ogniquota” e “Cammino Possibile”, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica (il nome completo richiederebbe una pagina), il Comune di Cerveteri e la Sezione di Cerveteri-Ladispoli del Gruppo Archeologico Romano. Un’iniziativa che ha visto la luce grazie all’intuizione e all’impegno di uno dei personaggi più ammirevoli tra quelli che sostengono il mondo del volontariato del nostro territorio: Stefano Belmonti, vice presidente di “Ogniquota” e socio storico del GAR. A lui va, di diritto, una menzione speciale. Anche se, naturalmente, sono stati moltissimi quelli che si sono impegnati, in mesi di lavoro e con tanta fatica, affinché tutto fosse pronto per la manifestazione. Come tutti sapete, spero, da qualche tempo la Via degli Inferi si è arricchita con percorsi alternativi, che si sviluppano all’interno del bosco. Antichi percorsi recuperati dai volontari della Sezione di Cerveteri-Ladispoli del GAR, e che ci restituiscono viste mozzafiato sull’immensa necropoli etrusca. “Ci restituiscono”, ma non a tutti. Solo a quelli che sono in grado di percorrere, con le proprie gambe, questi tortuosi sentieri tra gli alberi. Quale è stata l’intuizione di Belmonti? Troviamo il modo di fare percorrere questi sentieri anche alle persone con disabilità motorie. La soluzione la si è trovata nella “Joelette”, una speciale carrozzella fuoristrada che, “guidata” da due persone, permette a tutti di spostarsi in luoghi altrimenti inaccessibili a chi non cammina con le proprie gambe. L’associazione “Cammino Possibile” ne ha messe a disposizione tre, che sono state utilizzate per Giulia, Francesco e Alessandro, tre giovani che sono costretti a spostarsi in carrozzina. I nostri tre amici hanno percorso, per la prima volta, e insieme a tutti noi, tutte le tre ore di cammino attraverso la straordinaria area archeologica di Cerveteri. Hanno percorso sentieri che ancora pochi conoscono, e che sono di una bellezza e di una suggestione senza pari. Il cammino si è concluso visitando la Tomba della Nave, l’unico monumento della nostra Necropoli attrezzato per una visita possibile anche a persone con difficoltà motorie. Una giornata bellissima per tutti noi. Per i tre ragazzi, e per le numerose persone che li hanno accompagnati in un sabato pieno di sole e di Umanità. Concludiamo questo articolo con le interviste che ci hanno concesso i genitori dei tre ragazzi. Li potevi riconoscere facilmente tra la folla. Gli si poteva leggere sul viso la felicità di poter donare ai propri figli una giornata normale. Perché è di questo le famiglie delle persone disabili hanno bisogno. Non di gesti straordinari o momenti speciali. Hanno bisogno di vivere, tutti i giorni, insieme ai loro cari, momenti normali confusi tra la gente “normale”.

Queste sono le parole dei genitori di Giulia, Francesco ed Alessandro.

“Io sono strafelice. Conoscevo l’esistenza della Joelette, ma non avevo mai cercato di utilizzarla. Fortuna che qualcuno ci ha pensato al posto mio, e mi ha chiamato per propormi la partecipazione a questo evento. Io faccio fare a mio figlio tutto quello che è possibile, e a volte anche quasi l’impossibile. Questo perché ritengo che sia un suo diritto, ed è tutta gioia di vita fare cose che normalmente gli sarebbero precluse per una questione di barriere. E quindi trovo che questa sia un’iniziativa bellissima. Io ho partecipato, insieme a mio figlio, ad altre giornate simili, ma senza Joelette. Ma la cosa più bella è sicuramente tutto il gruppo che si crea intorno. E’ la Solidarietà, l’Accoglienza e la Gioia che ci trovi. Non senti mai frasi del tipo: “Uh, poverino…”. No, sei una persona come tutte le altre… Tutto questo clima lo viviamo come in un “grembo sociale”, che ricorda un po’ il grembo materno. In questa accoglienza, in questo accudimento, io posso stare tranquilla. Lui si diverte e fa nuove amicizie, vivendo un’esperienza diversa all’aria aperta. Quindi stimolo di vita, e un nuovo entusiasmo per lui e per me. Grazie veramente a tutti per quello che avete fatto. Senza di voi questo non sarebbe stato possibile.”

“E’ un’esperienza sicuramente positiva, perché dà la possibilità a questi ragazzi di andare in posti che normalmente sarebbero inaccessibili per loro. Questa è la seconda volta che porto mio figlio in una manifestazione del genere. Se ci fosse la possibilità, io lo porterei anche tutte le domeniche. Ci vorrebbero più Joelette disponibili per le associazioni, e più persone disposte a partecipare a questi eventi. L’alternativa, per loro, è purtroppo il divano e la televisione. Si spengono così. Io lo porto in giro per fare qualche passeggiata in centro, ma in posti così non ci potrebbe mai venire senza Joelette. Ce lo portavo quando era più piccolino e più leggero. Adesso non sarebbe più possibile. Lui è contentissimo quando può andare in giro.”

“E’ un ottima iniziativa e speriamo che sia solo la prima di tante altre.”