DA “DION” A “ZLATAN”: IL DOPPIATORE VALERIANO CORINI È GIÀ UNA STAR

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Valeriano Corini

HA 14 ANNI, VIVE A CERVETERI ED È LA VOCE DI MOLTI PERSONAGGI DEL CINEMA E DELLE SERIE TV. «ORMAI MI RICONOSCONO PER STRADA»

Valeriano

«Ho doppiato molti personaggi, però Zlatan è Zlatan». Ha solo 14 anni ma di strada ne già fatta questo giovane doppiatore. Si chiama Valeriano Corini, è di Cerveteri e ormai non ha più bisogno di presentazioni. Si è formato in questa arte del doppiaggio, diventato nel tempo un lavoro a tutti gli effetti, nella scuola “Studio 111”, a Cerveteri, sotto la guida di Giorgio Paoni, studi che nel frattempo continuano a formare ragazzi e non solo grazie alla professionalità di tanti maestri.

Ora Valeriano tutti i giorni si reca a Roma per doppiare film, serie tv, cartoni animati. Ed è inutile ormai sfuggire per lui: la sua voce inconfondibile, la riconoscono in tanti, anche in mezzo alla strada. Non potrebbe essere altrimenti visto che è stata la voce del giovane Ibrahimovic a 11 anni nel film del 2021 “Zlatan”. «È stato bellissimo, mi sono divertito tantissimo. Un sogno poter essere lui. Avevo anche imparato qualche passaggio con accento serbo. È forte Zlatan, sono dovuto entrare nel suo personaggio autoritario, è stata un’esperienza costruttiva».

La lista è lunga. Basta andare su internet sfogliando la pagina personale di Valeriano Corini in “Il mondo dei doppiatori” cliccando https://www.antoniogenna. net/doppiaggio/voci/vocivcori.htm. Si trova di tutto, in quelli attuali spicca “Samaritan” di Sylvester Stallone in cui il 14enne è Sam Clearly (Javon Walton).

Si è distinto anche nel film “La mano de Dios” doppiando Maradona da piccolo, una enorme soddisfazione. Un tuffo nel passato però. Valeriano era stato infatti scelto nella piattaforma di Netflix per dar voce al protagonista della serie “Dion”, un bambino di colore dai poteri sovrannaturali diventato, prodotto che ha raccolto enorme successo che e forse lo ha lanciato. «Importante anche quello, forse uno dei primi che in un certo senso mi ha messo di fronte una sfida. Non amo giudicarmi da solo, lascio agli altri che però dicono sia bravo, e questo ovviamente mi gratifica. È nato tutto un po’ per gioco».

Lo incontriamo con la madre, Maura, che lo accompagna sempre nella Capitale negli studi di doppiaggio, lui che collabora con oltre 40 società e quotidianamente deve lavorare su almeno 50 righe di battute, che in termini di tempo significano 3 ore.

Quest’anno frequenterà il primo superiore e gli impegni aumenteranno. «Ha scelto Ragioneria, ma sono convinta che riuscirà a conciliare tutti i suoi impegni. La cosa bella di mio figlio è che gioca, mentre lavora. È davvero una sua passione e questo rende tutto più facile. Lui ruba con gli occhi, quando sono all’opera i doppiatori più grandi li studia in un certo senso. Va d’accordissimo con tecnici, fonici e i direttori. A casa fa mille voci, si diverte».

È una star. E anche gli adulti lo avevano ben capito quando si è presentato in studio chiamato per “Jojo Rabbit” nel 2019. La lista non finisce mai. Ha doppiato Logan Kim in “Ghostbusters”, è stato il Principe William in “Spencer”. Valeriano Corini è la voce di Gene in “Lupin III°”, la voce di Roo in “Ritorno al bosco dei 100 Acri”, la voce di Shaggy Rogers in “Scooby” o Snipe Stone in “Spirit il ribelle”. Esperienza da vendere anche nel mondo animato. Wilk in “Il barbiere pasticciere”, Connor / Gattoboy in “PJ Masks – Superpigiamini”.

Valeriano si è distinto anche per aver prodotto un audiolibro cimentandosi nel “Maialino di Natale”, richiestissimo dai bambini di tutta Italia e presentato a Torino e Lucca. «È bello passare da un protagonista diciamo reale a quello animato. Non ho alcuna difficoltà, anzi per me nessun problema. Ci metto poco tempo ad assorbire i testi, studiare i personaggi e le loro espressioni».

Ma chi è Valeriano Corini nel tempo libero? «Un ragazzo come tutti quelli della mia età. Amo il motocross presto avrò una moto. Mi piacciono i Lego Tech e costruire moto e auto, tra cui la Ferrari. Ho praticato anche il pugilato, chissà che non riesca a trovarmi un po’ di spazio. Mi piace il biliardo e possibilmente quando sono con gli amici cerco di non parlare mai del doppiaggio anche se ultimamente basta che io parli e finisce sempre che qualcuno mi riconosce».