CIAO ROSSANA, AMICA INDIMENTICABILE!

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Rossana Rossandra

IN MEMORIA DELLA “RAGAZZA DEL SECOLO SCORSO”: ROSSANDA, L’ERETICA DI SINISTRA, FONDATRICE DEL MANIFESTO.

di Angelo Alfani

Rossana Rossanda partigiana comunista, protagonista della cultura e della politica del Dopoguerra, fondatrice de Il Manifesto, soprattutto amica, ci ha lasciato.
Con animo sconfortato, col cuore stretto da profondo struggimento, cerco di riannodare ricordi di più di mezzo secolo, accompagnato dalla visione del “suo volto bello ed intelligente”.
Partecipe della vita della mia famiglia fin dal settanta, presente in sala operatoria durante l’inutile tentativo di tenere in vita mia madre, esattamente quarant’anni fa, attenta, affettuosa e soprattutto paziente nell’ascoltare la complessità e gli estremismi di un giovane irrequieto che, con costante vicinanza negli ultimi due anni romani della sua esistenza, ha cercato di ricambiare tale generosità. Credo di esserci riuscito.

Era mia consuetudine andarla a trovare due volte al mese. Annunciavo le mie visite al telefono fissando con lei l’orario dell’appuntamento.
Ciao Angelo, come stai? E Manuela?” rispondeva con voce fievole ma chiara, Rossana. “Bene cara Ros. Volevo venirti a trovare sabato nel pomeriggio”.
Ma certo che sì, tu puoi venire quando lo desideri, caro Angelo
Accompagnato dalla sorridente ragazza di compagnia Marie, che l’aveva seguita da Parigi, la trovavo seduta nella poltrona di legno e pelle nera, anche questa arrivata da Parigi assieme a decine di scatoloni appesantiti dalla sua biblioteca, le gambe avvolte da coperta e l’immancabile quotidiano spalancato tra le braccia aperte. Occhiali sulla fronte, capelli bianco argento, alcune volte irrequieti, elettrici. Le unghie dei piedi curatissime, smaltate in un rosso chiaro, sono oggetto di struscio di Mefis, la sua amata gatta nera.
“Ti trovo bene Ros”.
Sì, ma ho sempre freddo. Sarà la vecchiaia, Angelo. Non sto male, sono vecchia...”.
“Anche tu passata al Corriere?!”.
Oggi il Corriere lo preferisco a Repubblica: questo Scalfari scrive per se stesso …”

Durante i numerosi incontri i ricordi correvano quasi sempre ai molti libri curati da Alfani editore, dalle magistrali copertine del grafico Ettore Vitale, di cui pazientemente correggevo le bozze e ne discutevo con lei e Karol, suo compagno di vita e formidabile giornalista. Questo gli faceva ricordare il lavoro fatto a Milano, subito dopo la cacciata dei nazifascisti, alla Casa della cultura frequentando tra i tanti anche due straordinari grafici: Steiner ed il magico “folletto” Max Huber, che, per le strane sorti che la vita ci riserva, frequentai nei primi anni ottanta chiedendone ed ottenendo collaborazioni per realizzare piastrelle in ceramica, purtroppo mai messe in produzione. Ricordava le baruffe a Roma con Togliatti di cui fu per un periodo collaboratrice: “Ascoltava critiche anche severe in silenzio, guardandoti fissamente dietro le spesse lenti, per poi concludere: Ma insomma chi è il segretario del Partito, io o te ?!”.
Della radiazione dal Partito comunista (“non ho disubbidito al Partito, ma è il Partito che ha disatteso…”), senza alcuna acrimonia raccontava: “Il più cattivo con noi è stato Amendola. Ci incontrammo a Milano ed era presente anche la sua compagna Germaine che, dopo la presentazione, esclamò: “Questa è la famigerata Rossanda!?” ed un altro al Circeo, all’inizio dell’estate del 1969, quando si dibatteva sulla nostra radiazione dal Partito. Amendola, per niente addolcendo i toni, mi disse: “Vi cacciamo, tanto vi cacciamo!

Commovente il suo racconto dell’incontro con anarchici spagnoli nel 1962 a Barcellona. Del suo viaggio a Cuba con Karol, delle giornate e notti trascorse col demasiado hablador Fidel Castro, dei suoi bagni in splendide lagune, a sua insaputa infestate da caimani prontamente uccisi da barbudos armati che li accompagnavano, ci sono articoli e libri che andrebbero ristampati.
Della sua amicizia col dissidente cubano Carlos Franqui di cui, per sua iniziativa, Alfani pubblicò Diario della rivoluzione cubana, se ne è parlato troppo poco. Lo ricordavamo assieme, lei, soprattutto, con un certo nostalgico rammarico per le scelte che Franqui fece nel suo lungo esilio.
Così come ci ha legato fortemente la storia di un esponente del MIR cileno, “il più sorprendentemente preparato” tra quelli che Rossanda ebbe modo di incontrare a Concepcion durante il suo viaggio nel Cile ancora per breve tempo socialista. Dopo circa un anno di costrizione nella sede della Ambasciata italiana a Santiago, resa ancora più crudele dalle notizie che giungevano da oltre il muro di esecuzioni e torture di amici e compagni, da meschine angherie di un addetto italiano manifestamente fascista, il giovane cileno giunse a Roma. Rossanda, con intuito e senso pratico, lo “spedì “a Cerveteri a casa di Filomena, mia madre, così che riprendesse lentamente a “vivere”, stando lontano dalle estenuanti e spesso inutili discussioni politiche intorno al dramma che si consumava nel paese sudamericano.
Amante del buon cibo rimase impressionata dalla cena a base di carciofi cervetrani , fatti dalla “cara Manuela” (mia moglie): tagliati a listarelle come antipasto, fritti dorati, con paccheri ed aceto balsamico, alla romana. “Mai mangiati così buoni, neanche i violetti di Venezia possono competervi”.

Dopo il suo primo ricovero al Santo Spirito ho aspettato un poco ad incontrarla così da non affaticarla. La trovai rannicchiata sul divano. Lasciò scivolare sulla coperta il libro del critico letterario Moretti allungandomi la mano, dalle vene sempre più evidenti. Accarezzandola le dissi: “Ros ci hai fatto preoccupare!”.
Il mio cuore ha attraversato un secolo terribile, caro Angelo, può avere anche dei momenti di stanchezza”.
E con quale determinazione, coerenza, capacità di analisi la ragazza di Pola ha attraversato questo secolo è storia.