Ma cosa c’è dopo la morte?

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Intervista a Valerio Valentini, autore di “Ci sono molti modi”.

Un esordio nel mondo dei romanzi per Valerio Valentini, scrittore molto noto a Ladispoli a Cerveteri, che affronta un tema particolare, spesso tabù: quello della morte. Sì, perché “Ci sono molti modi” è il titolo del libro che ha presentato da Mondadori Bookstore, la storia di Riccardo, che per vivere ha scelto un lavoro insolito, ovvero aiutare gli aspiranti suicidi a “compiere il trapasso” appunto nel modo migliore. Una sorta di “Caronte” per intenderci, un percorso che lo porta a studiare chi ha davanti, a capirne le reali motivazioni di un gesto definitivo e sempre difficile da comprendere. Lo abbiamo intervistato: una breve chiacchierata per scoprire un po di più di cosa parla il suo romanzo e cosa ha spinto Valerio a mettere nero su bianco la storia di Riccardo.

Quello della morte è un tema sempre delicato, lo è ancor di più quando si parla di un “Caronte” che ti aiuta a passare a miglior vita. Anche piuttosto attuale in un certo senso come tema. Come è nata in lei l’ispirazione? Cosa l’ha spinta a parlarci di Riccardo?*

L’ispirazione è nata perché è un tema di cui non solo si tratta poco, ma perché rappresenta sempre un po un tabù. Più che parlare della morte, mi è venuta la volontà di parlare del passaggio, di ciò che c’è o che ci potrebbe essere dopo la morte, un interrogativo che si pongono sempre in tanti. Perché diciamocelo, tutti abbiamo paura di morire ma soprattutto in base alla propria religione o a ciò che si crede, ognuno ha una propria visione di ciò che c’è dopo la morte e io proprio volevo affrontare questo tema cercando di dare un altro punto di vista o comunque far aprire delle finestre, far sorgere delle piccole domande su ciò che c’è dopo.

Il romanzo si ambienta nella tua città: quanto ti ha aiutato raccontare Riccardo in un contesto a te familiare come Ladispoli?*

Più che mi ha aiutato a raccontare Riccardo, ho pensato che fosse il posto giusto. Ma non perché è nella mia città, ma perché volevo raccontare di periferia e di Provincia, della periferia della Provincia, un po un “luogo non luogo”. Inizialmente nel libro questa città non aveva un nome, poi scrivendolo nel corso del tempo ho visto che i riferimenti erano al posto in cui vivevo ma soprattutto che era funzionale a ciò che poi stavo raccontando. Funzionale perché se pensi che se il libro fosse stato ambientato a Roma avrebbe avuto tutto un altro sapore ma soprattutto un altro colore. I colori di Ladispoli invece erano perfetti per questa storia e poi in più uno dei luoghi principali è la Palude di Torre Flavia e mi è venuto poi quasi automatico ambientarlo lì.

Uno spazio aperto per parlare del suo romanzo, perché chi entra in libreria dovrebbe scegliere di acquistare e leggere proprio “Ci sono molti modi”?*

Volevo raccontare una storia che fosse il più attuale possibile. Troppo spesso, e parlo da lettore, o leggo storie che sono totalmente inventate, con posti che se ci pensi non sono reali, o sono fermi solo ad un determinato contesto, in un determinato periodo storico. Io volevo raccontare i giorni di oggi, nel modo meno romantico possibile, perché comunque viviamo in tempi grigi, proprio come è l’ambientazione del romanzo e difficilmente vengono raccontati perché si cerca sempre di parlare di cose felici. Che va benissimo, sia chiaro, ma purché esistano!

Da segnalare, in apertura di presentazione, moderata da Andrea Oliva, l’intervento dell’Assessore alla Cultura del Comune di Cerveteri Francesca Cennerilli, che si è complimentata con i gestori della libreria, invitandoli a proseguire il percorso intrapreso nella promozione letteraria nel territorio di Cerveteri.

di Martina Patarini