Il Ruscus aculeatyum, detto anche pungitopo, è un arbusto sempreverde appartenente alla famiglia della Liliacae. In fitoterapia la materia prima è il rizoma con radici, raccolto in autunno. Oltre al rizoma strisciante sono peculiari i rami terminali della pianta che, larghi e sottili, sembrano foglie.
A seconda delle stagioni questi rami portano un fiore o una bacca rossa. Il fiore simboleggia un miglioramento se non addirittura la guarigione. La bacca rossa ha qui un significato patologico. Questa è la personale interpretazione del linguaggio muto del mondo vegetale.
In passato Dioscaride esaltò la proprietà diuretica del pungitopo, una delle tre proprietà che gli vengono oggi riconosciute. Le altre sono antinfiammatoria flebotonica ed antiedematosa. L’impiego terapeutico più comune è quello pertinente le affezioni venose con sensazione di gambe pesanti, varici, stasi venosa, crampi ai polpacci. Per queste sue proprietà venotoniche e antinfiammatorie M.Rombi (100 Plante Médicinales. Nice 1991) considerò il rusco superiore al più utilizzato Aesculus hippocastans, grazie alle saponine steroliche (ruscogenina e neuroscogenina) presenti in gran quantità nella pianta.
<Il rizoma del pungitopo è ricco in ruscogenine e apogenine in grado di svolgere una marcata attività antiedemigena ed antinfiammatoria, dovuta soprattutto all’azione vasocostrittrice periferica e alla modulazione delle permeabilità e della resistenza capillare (azione vitaminica P)> (B. Brigo. L’uomo, la Fitoterapia, la Gemmoterpaia 1997).
Che questa attività del Ruscus aculeatum sia superiore a quella dell’Aesculus hippocastannum non ho elementi per accreditarla. Nelle formulazioni pertinenti l’insufficienza venosa le due piante in T.M. (Tintura Madre) vengono spesso associate, ana parti: Aesculus h. e Ruscus a 50 gtt due – tre volte al giorno.
Quello che però trovo interessante, e utilizzato in prima persona più volte, è che il pungitopo agisce in modo assai efficace nelle sindromi anorettali, ed in particolare nelle emorroidi. I noduli infiammati (rossi),se non trombizzati ma molli, si decongestionano ossia si “sgonfiano” con sollievo soggettivo del paziente. Non l’ho certo scoperto io ma R.F. Weiss (Lrhrbuch der Phytoterapie Hippokrastes verlag, Stuttford 1992). E nemmeno lui è stato il primo a segnalare questo aspetto terapeutico. Furono Cavjalle e coll nel 1952 (Toulose medical) che sperimentarono l’efficienza del “rizoma fresco” nel trattamento delle emorroidi croniche. Alla dose di 40 gtt T.M. tre volte al giorno, oppure in supposte a base di un estratto pungitopo, hanno ottenuto miglioramenti considerevoli, rapidi e durevoli che in certi casi hanno tutto il valore di una vera guarigione.
Lo stesso H.Leclerc, nello stesso 1952, (Precis de phytothérapie Masson. Paris) confermò questo dato attribuendolo ai saponosidi (ruscogenina e neuroruscogenina) presenti nel Ruscus aculeatum. Queste sostanze assorbite dall’intestino stimolano i recettori alfa – adrenergici delle cellule liscia della parete venosa. (J.Bruneton, Pharmacognosie, Technique e documentation – Lavoisier – Paris 1993).
A tale attività venotonica si associa l’azione antinfiammatoria ed antiedemigena sempre sostenuta dai saponosi. A livello emorroidario secondo altri ricercatori,Chevillard, M.Ramson, B. Senault (Méd. Pharmacol. Exp 1965) l’effetti antiflogistico sarebbe paragonabile a quello del fenilbutazione. Sono molti gli studi e le osservazioni empiriche che mettono in evidenza le propietà protettrici vasali e venotoniche quando si utilizzano dosi di rusco (pungitopo a dosaggi sopracitati: Ruscus aculeatum T.M. 40-50 gtt, tre volte al giorno per almeno dieci – dodici giorni di terapia. B.Brigo, nel 1997, ha segnalato (anche chi scrive l’ha fatto nelle ore di lezioni in Medicina Naturale n.d.r.).
Una tipologia che risponde particolarmente bene alla pianta è il soggetto (sulfurico in omeopatia), pletorico, caloroso, amante della buona tavola, tendente all’obesità e alla varicosità degli arti inferiori.
La tossicità e gli effetti secondari riguardano solo dosaggi molto elevati perché possono provocare diarrea e vomito. Un ultima nota voglio dedicarla all’impiego cosmetologico della pianta. Risulta indicato nel trattamento delle pelli delicate, sensibili sia al sole che al vento, facile agli arrossamenti. Ciò grazie alle proprietà lenitive, protettive, rinfrescanti. Il rizoma del pungitopo, impiegato come pomata, migliora la fragilità del microcircolo sottoepidermico.
Aldo Ercoli