L’ALLARME DI MAREVIVO E DEL GESTORE DELL’OASI. SENZA SCOGLIERE IL FUTURO DELLA PREZIOSA RISERVA È A RISCHIO.
Prima i progetti privati, come i distributori di carburante o il glamping, con la Palude di Torre Flavia costretta a respingere gli assalti di imprenditori senza scrupoli ma ora a quanto pare nulla può contro la forza della natura e del mare in questo caso.
Le onde avanzano in modo inesorabile e le spiagge vengono cancellate. Le ultime forti correnti hanno scavato le dune sabbiose ed è rimasto solo un lembo di arenile a collegare via mare Ladispoli con il vicino comune di Cerveteri.
La “passeggiata” sta per essere spazzata via ma soprattutto l’ingresso dell’acqua salata nello stagno potrebbe compromettere l’ecosistema faunistico e floreale del sito.
Le associazioni ambientaliste sono tornate nuovamente a chiedere interventi e si muove per l’ennesima volta Marevivo Lazio. «Sarebbe un vero peccato – sostiene Rita Paone, referente sul litorale – se la biodiversità di questo luogo venisse lesa, non possiamo permettere che un posto importante come questo venga compromesso. In tanti negli anni abbiamo fortemente collaborato al mantenimento di quest’area, con forza e determinazione: l’intero territorio, le associazioni, le scolaresche, anche quelle del circondario e della Capitale, ed è per questo che ci rivolgiamo alle istituzioni tutte, alle amministrazioni comunali, e sovracomunali affinché contribuiscano alle opere necessarie alla difesa delle acque dolci della palude di Torre Flavia».
Non si tira indietro nemmeno il gestore dell’oasi per conto di Città Metropolitana. «Ormai l’arenile è arretrato per una decina di metri negli ultimi anni – sostiene Corrado Battisti -, lo scorso anno avevamo collocato un tampone artificiale sul lato mare. Sta ancora reggendo anche se a fatica perché l’acqua sta debordando. È una situazione estremamente critica. Da anni i vari enti, tra cui Comune, Regione e Città Metropolitana, stanno cercando di attivarsi anche se c’è un grande giro di lettere ma al momento le scogliere non arrivano».
Già, le scogliere, quelle promesse dalla Regione Lazio ma a questo punto un mistero perché l’iter del finanziamento di 6 milioni di euro partì addirittura nel 2008 con la giunta Polverini che qualche anno dopo bloccò il finanziamento contestando i primi lavori in difesa della costa. Nel 2018 si risolse ufficialmente il braccio di ferro tra il Comune e la Pisana ma a distanza di 6 anni non si vede ancora luce. Che poi bisognerebbe ragionare anche sulla mancata omogeneità in passato delle scogliere che posizionate solo in alcuni punti, hanno creato danni in altri. E soffrono sia gli arenili pubblici che quelli gestiti dai privati.