Vincenza Palmieri: “il luogo della crescita, della fiducia e della sicurezza per eccellenza, la Scuola, è ostaggio della Filiera Psichiatrica. Riportiamo a casa “tutte le Lina del mondo”, riabilitiamo le Famiglie e i Diritti Umani”.
Italia, una tragica storia. Una bimba di soli 8 anni è stata trascinata via con la forza, mentre era a Scuola ed è rinchiusa in un “Istituto speciale”, appellativo gentile per quello che di fatto non è altro che un “Manicomio per bambini”.
A Scuola nessuno si è opposto. La scena, violenta, incredibile, è quella di una bambina di 8 anni trascinata via come una criminale dalle autorità. I presenti osservano, in un misto tra l’indifferenza, lo sconcerto, l’impotenza generale, a quello che è un delitto di gravità inaudita, una violazione dei Diritti Umani fondamentali di una innocente
E mentre tutto ciò avviene sempre più spesso, trasformando la Scuola italiana da “luogo sicuro” a luogo d’intervento delle “autorità”, nessuno grida, nessuno si frappone tra l’innocenza e l’ingiustizia, nessuno si oppone.
D’altra parte, qual è la pena per chi ha provato ad opporsi?
Ha provato ad opporsi la mamma. Che aveva affidato la propria figlia a una Istituzione che ha il compito di farla crescere – come giovane studente, come persona, come cittadina con Valori, Doveri e Diritti – in sicurezza.
Cosa è accaduto, invece? Che la madre, fiduciosa nelle Istituzioni, ha perso la propria bambina proprio nel momento della fiducia, ad opera di chi di quella fiducia ha abusato con forza inusitata, con violenza.
Lo strappo della Famiglia diviene così anche lo strappo della Fiducia.
In cosa potrà credere quella bambina, allora?
E perché nessuno – tranne la mamma improvvisamente privata di tutto – avanza alcuna richiesta, di fronte a tale ingiustizia, allo Stato e alle Istituzioni?
Perché nessuno protesta? Perché nessuno grida che che la piccola Lina è stata prelevata con forza da scuola?
E perché nessuno chiede al Ministero dell’Istruzione e del Merito: in questo caso il merito dove risiede?
Cosa avrà fatto mai questa “bambina speciale” (e improvvisamente ancor di più, agli occhi dei compagni, del personale scolastico, degli insegnanti) per meritare di essere trascinata via con la forza?
La risposta al perché nessuno alzi la voce di fronte a tale fatto sconsiderato è in ciò che è toccato alla mamma della piccola Lina, l’unica che abbia trovato la forza, nella disperazione, per opporsi.
La mamma” ribelle” ha subito lo stesso destino della figlia: è stata portata via con la forza, ha subito un TSO, per poi essere condannata alla puntura depot mensile (una “bomba” di psicofarmaci a lento rilascio): di fatto un trattamento sanitario obbligatorio per tutta la vita.
Accade questo in Italia, in una scuola italiana, a una bimba e ad una famiglia italiana. E “una” è una semplificazione giornalistica, perché in realtà sono cento, mille, migliaia di famiglie italiane. Famiglie cosiddette normali.
Lina la ricordo con affetto. Si ricordava di me e, quando avevamo i nostri appuntamenti, mi chiamava per nome. Imparava a memoria con orgoglio tutte le poesie; e sin dagli inizi della prima elementare sapeva già leggere e parlava più lingue.
Viveva in una grande casa con giardino, circondata da tanti giocattoli, nell’amore della famiglia.
La mamma si era sempre opposta alla somministrazione di psicofarmaci, a Lina. Le dicevano che fossero una “stampellina” per le sue difficoltà, ma la mamma riteneva che fosse preferibile ricorrere ad altri mezzi: giocattoli educativi, musicali, programmi di didattica efficace.
Questo, con ogni evidenza, stride con i meccanismi della Filiera e della Psichiatria, che ha stretto le proprie maglie d’acciaio attorno a una famiglia che ha avuto la colpa del dissenso, che ha provato gentilmente ma con fermezza ad opporsi: “oppositiva”, già, ecco la diagnosi.
Lina non potrà più stare a scuola con i suoi compagni e non potrà – ecco la colpa, altro che merito! – permettersi d’essere, in nulla e per nulla, neanche un pizzico, un po’ “diversa”.
Ecco il mondo in mano alla Filiera Psichiatrica: un mondo in cui i bambini non omologati devono essere rinchiusi negli istituti speciali.
Negli anni 2000 non possiamo permetterci di essere Sparta – in cui i diversi, i bambini con handicap si buttavano giù dalla rupe – e allora abbiamo gli istituti speciali.
Dove ha sbagliato questa bimba? Perché non ha diritto anche lei ad essere libera? Quanti bambini sono nelle stesse condizioni della piccola Lina? Quanti sono stati rapiti e trascinati lontano dai loro genitori solo perché portatori di una diversità ?
E quante mamme e papà hanno ricevuto un TSO perché cercavano di impedire con ogni mezzo, spinti dalla disperazione del momento, che il loro figlio venisse portato via?
Quanti sono in Italia i genitori che difendono i propri figli dal prelievo forzato da Scuola, dall’Istituzione primaria che dovrebbe istruire e proteggere i nostri figli?
Quando arrestiamo un bambino – è proprio vero – arrestiamo tutta la sua famiglia.
E in questo caso la condanniamo ad un ergastolo devastante: la terapia psicofarmacologica lungo tutto l’arco della vita, per sempre.
Ma se per la Filiera non è ancora abbastanza, di certo lo è per noi.
Il lavoro – il nostro lavoro – va continuato senza soluzione di continuità, con l’energia di tutti, con la volontà di tutti, con le procedure corrette e con l’impegno umanitario che rappresenta l’unica via d’uscita: la Soluzione con la lettera maiuscola.
Il nostro impegno oggi e sempre è riabilitare la mamma e riportare a casa Lina. E, con loro, tutte le mamme, tutti i genitori e “tutti i bimbi del mondo”.
Vincenza Palmieri