E’ necessario approfondire l’azione terapeutica della Sabal serrulata (Serenoa repens), una piccola pianta abbondante nel sud degli Stati Uniti, un “palmetto della Florida” chiamato anche Repens o Serenoa.
Un vegetale che, unico nel suo genere, è sia antiandrogeno che entiestrogeno. Questa proprietà gli permette di essere la pianta più efficace, assieme al Pigeum africano, nell’ipertrofia prostatica benigna (P.S.A. inferiore a 3).
L’attività antiandrogena è frutto di una complessa interazione con il metabolismo del testosterone a livello prostatico con inibizione della 5 – alfa – testosterone reduttasi (analogo alla finasteride della medicina convenzionale) un enzima che provoca la trasformazione del testosterone in DHT (deiidrotestostrone), metabolita biologicamente attivo nella stimolazione proliferativa del tessuto sottostante la ghiandola prostatica.
A ciò va aggiunta un’azione antiflogistica ed antiedemigena, antagonista nei confronti dei recettori prostatici per il diidrotestosterone. Secondo Brunetton (Pharmacognosie Techinique et documentation – Paris 1993) questa proprietà sarebbe dovuta all’inibizione della ciclo – ossigenasi. L’azione antiestrogenica si esplica nell’inibizione diretta della proliferazione stromale e dei recettori per gli estrogeni.
La Serenoa Repens ha un duplice vantaggio rispetto alla finasteride (Proscar, Ridustan): azione antiflogistica e la non interferenza sui valori ematici del PSA (non li abbassa). Questa duplice capacità di contrastare sia a gli androgeni (ormoni maschili) che gli estrogeni (ormoni femminili) migliora la sintomatologia clinica legata all’ipertrofia prostatica benigna (pallacchiuria, disuria, pesantezza a livello pelvico) pur non modificando il volume della ghiandola.
Forme farmaceutiche: Serenoa repens (Sabal serrulata) polvere 0.3 gr per cps, 1 cps due volte al giorno per molti mesi; T. M, (Sabal surrulata) 10 gtt, 3 volte al giorno, lontano dai pasti per lo stesso periodo. Un’altra indicazione terapeutica del “Palmetto della Florida” è l’irsutismo (eccessiva peluria nella donna). Vi è poi un altro fitoterapico utile nell’ipertrofia prostatica benigna, il Pygeum africano (Pruno africano), un grande albero che può raggiungere i 30 metri di altezza, originario delle foreste dell’Africa. Cresce nelle zone caratterizzate da forti precipitazioni (un segnale da non trascurare).
L’attività principale è quella antinfiammatoria, espletata, in modo mirato, sui parenchima ghiandolare cui si associa un’azione tonica sul muscolo detrusore vescicale (Menichini – Fabbris G.F. e altri, Arch. It. Urol 1988). Nella pratica clinica è stata documentata una riduzione statisticamente significativa della difficoltà nell’urinare (disuria), con netto miglioramento della pollacchiuria e nicturia. A ciò va aggiunta la diminuzione della minizone imperiosa, del ristagno vescicale e della riduzione delle infezioni recidivanti delle vie urinarie (Arena D. e altri. Il progresso medico 1987). Forme farmaceutiche e posologia: Polvere: 0.3 gr per cps, 1 cps 2-3 volte al di per diversi mesi Estratto lipido – sterolico: 200 mg/die per almeno due mesi. Fin qui la fitoterapia. Ora tenetevi forte. Anche la medicina ufficiale ha dovuto arrendersi all’efficacia, scientificamente documentata, di questi due vegetali, il piccolo palmetto della Florida ed il grande albero africano. Il National Institute of Healt (NIH) ha convalidato la classificazione della NIDDK (National Institute of Diabete, Digestive and Kidney Discase):
1) prostatite batterica acuta;
2) prostatite batterica cronica
3) prostatite abatterica sudditiva in 3 A, Sindrome infiammatoria della prostata cronica (presenza di globuli bianchi nello spermiogramma) e 3B, Sindrome non infiammatoria della prostata cronica (assenza di globuli bianchi nella spermio coltura). Più che il massaggio prostatico è più importante l’esame dello sperma. Quali sono le attuali indicazioni terapeutiche?
1)Nella prostatite batterica acuta (con urinocoltura ed antibiogramma positivo, febbre, stranguria bruciante , spesso al termine della minzione) si ricorre agli antibiotici (levoxacina 500 mg 1 comp per almeno 10 giorni) associandoli ai fitoterapici per sei mesi.
2)Prostatite batterica cronica (disturbi disurici, ossia difficoltà nell’urinare) solo fitoterapici (per almeno sei mesi).
3)Sindrome infiammatoria della prostatite cronica (globuli bianchi presenti nello spermicoltura) fitoterapici (sei mesi di terapia) associati ai Fans (tre giorni a dosaggi pieno, 1 cps mattina e sera).
4)Sindrome non infiammatoria della prostatite cronica (assenza di globuli bianchi nello spermiocoltura) probiotici (es Dicoflor complex 1 flaconcino a digiuno al mattino per dieci giorni al mese per sei mesi oppure Microflor 32 con la stessa posologia). E’ questa una vera e propria rivoluzione nel trattamento della prostatite cronica. In passato la patologia veniva trattata con una devastante cura di chinolonici (ciprofloxacina) a forti dosaggi per un periodo di tre settimane.
I risultati clinici non solo erano deludenti (gli antibiotici hanno difficoltà nel penetrare nella prostata) ma in questo modo si favoriva la farmaco resistenza. Ora, nelle varie forme cliniche si utilizzano, a secondo dei casi, fitoterapici,farmaci antinfiammatori e probiotici .Alla faccia di chi pensava che la fitoterapia fosse una panacea di “erbette” inefficaci.

Dottor Professor Aldo Ercoli Specializzato in Cardiologia e Broncopneumatologia e esperto in Malattie Infettive. Cardiologo già docente in Microbiologia ambientali, Medicina Naturale e di formazione dei medici di medicina di base.