L’ABUSANTE ABUSATO

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riccardo Coco

In un precedente articolo ho parlato della “teoria della difesa morale” di R.Fairbairn: questo psicoanalista negli anni’40 studiò il comportamento dei bambini abusati dai genitori e notò in questi bambini uno schema tipico di distorsione della realtà che li portava a “raccontarsi” che se i genitori li abusavano era perché loro se lo meritavano ed erano “cattivi”.

Questo stile difensivo di alterazione della realtà è un meccanismo di adattamento all’ambiente relazionale molto sofisticato ed oggi sappiamo che è comune a molti bambini abusati sia fisicamente che psicologicamente: il bambino lotta per non prendere consapevolezza che le persone che dovrebbero aiutarlo e proteggerlo sono le stesse di cui aver paura e da cui proteggersi, cosa che causerebbe in lui un conflitto senza uscita.

Conflitto che si può capire bene se si considera che il bambino è totalmente dipendente dai genitori e pertanto deve trovare il modo per evitare di non percepirli come una minaccia. Ed il modo è pensare che ciò che accade sia colpa sua: così egli riesce nella mente a proteggere un rapporto di accudimento “idealizzato” dove i genitori sono “buoni” ed amorevoli, rimuovendo (o scindendo) al contempo nell’inconscio gli aspetti spaventanti ed aggressivi di tali caregivers.

Quindi, detto in altri termini, invece di pensare “sono la vittima indifesa di persone che dovrebbero amarmi e proteggermi, ma a quanto pare non lo fanno”, il bambino abusato è portato a pensare “sono un bambino cattivo, che merita di essere maltrattato, ma se, un giorno, riuscirò a comportarmi bene, sarò amato”. Ecco, quest’ultimo passaggio “ma se mi comporterò bene, sarò amato” è molto importante perché dà un senso alla comprensione del funzionamento mentale delle persone che da adulte si fanno maltrattare e restano con partner abusanti: esse hanno imparato nell’infanzia che il modo di reagire di fronte alle violenze subite o all’indifferenza non è difendersi allontanandosi (cosa che allora non potevano fare), ma aumentare i comportamenti amorevoli per “risanare” il partner maltrattante nella convinzione (irreale e patologica) che con il loro amore potranno cambiarlo.

Ma così come non riuscirono a cambiare i genitori “allora” non riescono “oggi” a cambiare i partner solo con il loro amore incondizionato. Le cose possono però andare anche diversamente: questi bambini maltrattati da adulti possono diventare essi stessi violenti e maltrattanti, identificandosi con il genitore violento dell’infanzia e ripetendo “qui ed ora” il trauma infantile irrisolto con il partner o con i figli.

Rimettere in scena “qui ed ora” la relazione patologica dell’infanzia “impersonificando” oggi il genitore violento dell’infanzia è un modo per rivolgere in attivo ciò che fu passivo e per “risolvere” (in qualche patologico modo) l’esperienza traumatica trovandogli una soluzione “diversa”: la vittima diventa “potente” e può sopraffare (fisicamente o psicologicamente) proprio come allora fu sopraffatta. Inoltre così tutta la rabbia covata può essere “liberata”.

Per rompere questi schemi patologici è necessario un percorso di psicoterapia che aiuti queste persone a risolvere il dolore e la rabbia per i loro traumi infantili invece di ripeterli. Agire le emozioni traumatiche è un modo che la psiche trova per non sentirle, ma non sentirle significa non risolverle e non risolverle significa essere condannati a ripeterle.

Dottor Riccardo Coco
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta

Dottor Riccardo Coco
Psicologo-Psicoterapeuta
Psicoterapie individuali, di coppia e familiari

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