INFEZIONI DELLE VIE URINARIE INFERIORI (IVU)

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Le infezioni delle vie urinarie (IVU) vanno distinte in quelle recidivanti complicate (da catetere, da manipolazioni urologiche, in presenza di calcoli o di ostruzione genitourinaria come nell’ipertrofia prostatica) ed in quelle acquisite in comunità (molto frequenti nelle donne giovani e non solo). In tutti i casi sono caratterizzate dalla presenza di una carica batterica significativa (superiore a 100 mila Unità Formanti Colonie).

Quali sono i sintomi? Disuria (difficoltà nell’emissione di urina), pollacchiuria (esagerata frequenza delle minzioni che non necessariamente corrisponde ad un aumento del volume delle urine), stranguria (minzione dolorosa, urina che fuoriesce “goccia a goccia”), tenesma vescicale (tensione dolorosa, accompagnata da sensazione di bruciore e da bisogno continuo di urinare , avvertito a livello della vescica). L’Escherichia coli, nelle infezioni non complicate delle vi urinarie (IVU) la “fa da padrome” perché è responsabile di circa l’80%.

Molto distanziati, con basse percentuali, sono Protens, Klebsiella ed Enterobacter. Segnalo che nelle giovani donne lo Staphylococcus saprophyticus causa l’infezione acuta sintomatica nel 10-15% dei casi. Nelle forme recidivanti complicate molti sono i germi che riscontriamo all’esame colturale delle urine. Ai primi sei posti metterei Escherichia Coli, Proteus, Klebsella, Enterobacter, Pseudomonas, Serratia.

Non ci sono distacchi tra loro riguardo alla frequenza. E “una volata a sei”, come nelle gare ciclistiche. A complicare il quadro clinico vi sono poi dei germi patogeni che provocano sintomi urinari acuti con prurito (emissione delle urine miste a pus) in assenza di batteriuria dimostrabile (Unit. From. Col. Inferiore a 100 mila):Clamydia, Neisseria, Candida e altri funghi, Herpes simplex. Nella stragrande maggioranza dei casi di IVU i batteri provocano infezioni del basso apparato escretore, raggiungono la vescica (cistite) attraverso l’uretra (uretrite) dalla quale possono coinvolgere nell’uomo, il tratto uro – genitale (prostatite, orchite, epidiodimite, orcoepididimite).

E non finisce qui. Le varianti, cliniche possono essere altre: dalla vescica i germi possono risalire nell’alto apparato secretore con conseguenti pielonefriti e pieliti. Quali sono i fattori di rischio o comunque favorenti le IVU? Essendo l’uretra, nel sesso femminile, localizzata in prossimità del retto e della vagina, è facilmente raggiunta da batteri provenienti da questi due organi. E per questo motivo che hanno un alta incidenza nelle donne giovani (o anche meno giovani) mentre sono meno frequenti negli SALUTE E BENESSERE INFEZIONI DELLE VIE URINARIE INFERIORI (IVU) uomini di età inferiore ai 50 anni.

La situazione si capovolge negli uomini sopra questa età (over 50) poiché l’ostruzione cervico – prostatica secondaria all’ipertrofia prostatica costituisce la causa più frequente infezioni delle vie urinarie (IVU). Detto questo, attua sono tre i fattori che gli urologi incriminano come favorenti – predisponenti a questa patologia: 1) ingresso di germi in vescica (scarsa oppure eccessiva igiene, frequenti rapporti sessuali, disturbi della defecazione, patologie infiammatorie croniche intestinali); 2) ridotta eliminazione vescicale dei germi (ritenzione urinaria, ipertrofia prostatica, diverticoli vescicali etc); 3) ridotte difese immunitarie (diabete, immunodeficienza, terapia immunodepressiva e recidivante). L’apparente paradosso dell’eccessiva igiene intima nella donna consiste nelle sostanze chimiche (presenti nei bagnoschiuma, saponi o profumi) che possono causare irritazione nella mucosa periuterale e, successivamente, anche infezione. Non è un “ossimoro” ma un dato di fatto.

Gli opposti potrebbero coincidere. Esiste poi il problema della batteriuria senza alcun sintomo (più di 100 mila batteri nelle urine senza alcuna sintomatologia disuria). I germi presenti sono praticamente gli stessi delle IVU non complicate e possono essere considerati (Gugliucci 2021. Dal Sintomo alla Terapia Medica). Va detto che è più comune nelle donne da 20 ai 50 anni mentre è piuttosto rara negli uomini di età inferiore ai 50 anni . Negli anziani di entrambi i sessi le percentuali si equivalgono (Harrison. Principi di Medicina Interna 2000) anche se i numeri più alti si riscontrano nei soggetti ricoverati in strutture assistenziali. E aggiungiamoci un altro dato. La batteriuria asintomatica (Gugliucci 2021 op. citata). Per quanto concerne la Terapia medica varia a seconda delle patologie: A) cistite acuta non complicata; B) infezioni ricorrenti delle vie urinarie; C) infezioni complicate delle vie urinarie; D) infezioni dovute a catetere vescicale; E) uretrite acuta gonococcica o non gonococcica; da Clamydia, da Micoplasma genitalis, da Ureaplasma urealitium, da Triconomas vaginalis.

Non entro nei dettagli sia per motivi di spasso sia perché ritengo che sia giusto consultare uno specialista urologo, Accenno, per concludere, solo alla prostatite. Un conto bè il trattamento della prostatite batterica acuta con febbre e brividi (terapia antibiotica con levoxacina, una compresa al giorno per 10 giorni), un altro è quello della prostatite batterica cronica (soprattutto fitoterapici). E’ importante poi più che l’urinocoltura la spermiocoltura per stabile se trattasi di una sindrome infiammatoria della prostatite cronica (presenza di globuli bianchi: fans, fitoterapici) oppure non infiammatoria (assenza di globuli bianchi: cicli di probiotici).

 

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Dottor Professor Aldo Ercoli

Specializzato in Cardiologia e Broncopneumatologia e esperto in Malattie Infettive. Cardiologo già docente in Microbiologia ambientali, Medicina Naturale e di formazione dei medici di medicina di base.