La vaccinazione in Italia non va affatto bene. Le dosi Pfizer Biontec sono per ora in diminuzione e quelle consegnate da Moderna (entrambe nRNA) sono poche.
di Aldo Ercoli
Le dosi dell’Astrazenica che dovrebbe arrivare i primi giorni di febbraio, dopo l’autorizzazione dell’EMA (Associazione Medicinali Europea), non saranno cosi tante come si sperava, avendo subito un rallentamento nella produzione.
In sintesi la situazione è tuttaltro che rosea perché le scorte Pfizer stanno finendo. In questa corsa a chi arrivava primo, per far vedere quanto fosse bravo, alcune Regioni hanno impiegato tutte le dosi senza trattenersi almeno un 30% per i richiami. Ricordo che occorrono due somministrazioni a distanza di 15 giorni l’una dall’altra.
Che fare? Ci si arrangia. Si è detto che anche con una sola prima dose si è immunizzati al 50%. E ancora. Si sostiene che si può aspettare anche un mese. Non basta. Si sostiene che per chi contrae il virus, dopo la prima dose, non occorre effettuare il richiamo perché inutile in quanto l’infezione virale avrebbe completato l’immunizzazione. Concetto non certamente sballato ma che serve a risparmiare il vaccino.
Sembra poi che il soggetto vaccinato sia in grado di contagiare. Visti i milioni di individui da vaccinare in molte nazioni si lavora giorno e notte. Usa,Gran Bretagna e Israele hanno possibilità illimitate di vaccini nRNA. La Germania, furbacchiona, ne ha presi 30 milioni in più per conto suo. Ma non bastano. Ecco allora che si rivolge al vaccino russo Sputnik5 già abbondantemente utilizzato in patria.
Sarà efficace? O lo sarà più quello cinese? Ossia il Sinevax. Va precisato che sia l’europea Astrazeneca (in parte anche italiano) che i vaccini russi e cinesi non sono nRNA ma inibiscono una proteina indispensabile per l’infezione virale. C’è chi asserisce che questi tre vaccini siano indicati per i soggetti con meno di 65 anni. Se cosi fosse sarebbe un bel “casino”-
Come proteggeremo i nostri anziani, le radici della nostra vita? Mi auguro che non sia cosi, sarebbe troppo crudele.
A settembre 2021 anche l’Italia avrà un vaccino tutto suo con una sola somministrazione. Speriamo che funzioni. Tutto qui? Non voglio allarmare nessuno, né seminare panico e terrore ma c’è dell’altro. Mi riferisco alle varianti. Ne spuntano da ogni dove come i funghi dopo una giornata di pioggia. Quelle più in voga sono inglesi, sudafricane e brasiliane. E’ sopraggiunta anche la variante francese. E altre ancora.
Chissà se domani uscirà anche una variante di Civitacastellana? Lo so c’è poco da scherzare, la situazione è grave. Dalla Gran Bretagna nonostante si vaccini a tutte le ore, festivi compresi e anche di notte, pervengono, tanto per cambiare altre brutte notizie. Ci viene detto che la variante inglese sia più contagiosa e soprattutto più letale di quella originaria. Poi sembrerebbe (il condizionale è obbligatorio) che sia anche resistente al vaccino. Se cosi fosse occorrerebbe una sfrenata corsa contro il tempo per creare nuovi vaccini più utili contro le varianti.
Se vi do queste non belle notizie non prendetevela con me. Sarò smentito riguardo a quanto avete letto? E’ vero però (lo sostenevo sin da marzo 2019) che qualche dubbio lo avevo espresso sui vaccini contro i virus RNA come quello del Covid-19. Basta rileggersi gli articoli di poco meno di un anno fa. Questi virus, nRNA, variano in continuazione, sono instabili, direi quasi inafferrabili, proteiformi. E’ per questi motivi che ho sempre più puntato sull’ utilità della terapia farmacologica che è diversa a seconda dello stato della malattia. Sputtanata l’idrossiclorochina perché costa poco (6 euro) è stata trascurata anche la “banca del sangue” dei soggetti immuni in modo naturale perché è a buon mercato. I più cari sono gli anticorpi monoclonali, utilissimi nelle polmoniti interstiziali. Ecco infatti che si punta molto su di loro. I cocktail di monoclonali vengono prodotti in Italia ma sono stati comprati e utilizzati altrove. Non ci capisco più niente. Mi viene solo un dubbio: la sanità in occidente è finalizzata al profitto.