“I bambini non trasmettono il virus e possono abbracciare i nonni”

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I bambini piccoli non corrono rischi di infezione da coronavirus e non sono contagiosi. Lo ha detto il responsabile della Sanità del governo di Berna.

I bambini di età inferiore ai 10 anni possono abbracciare nuovamente i nonni. La decisione è arrivata dopo che gli scienziati hanno concluso che i bambini piccoli non corrono rischi di infezione da coronavirus perché non hanno i “recettori” presi di mira dal Covid-19.

ll governo svizzero sta cominciando ad allentare le misure di lockdown e tra le prime misure prese le autorità di Berna hanno inserito il ritorno agli abbracci tra nonni e nipoti. Il responsabile Dipartimento malattie infettive del Ministero della Sanità, Daniel Koch, ha detto che “gli scienziati sono arrivati alla conclusione che i ragazzini non trasmettono il virus”. “Sarebbe sbagliato proibire ai nonni, che stanno già soffrendo per questa situazione, di essere abbracciati dai loro nipoti quando si sa che (i bambini) non sono contagiosi”, ha detto Daniel Koch.

La posizione assunta dallo studioso poggia sui dati concreti e recenti studi scientifici che hanno portato a scelte analoghe anche altri paesi del Nord Europa.

Un studio su un bambino di 9 anni contagiato in Alta Savoia dimostra che non ha infettato nessuno delle 170 persone con cui è entrato in contatto. Va nella stessa direzione uno studio cinese pubblicato il 24 febbraio sul Journal of the American Medical Association, che si basa su 44 mila casi Covid-19: tra loro i bambini contaminati di età inferiore a 10 anni sono meno dell’1 per cento, e i giovani dai 10 ai 19 anni sono l’1 per cento.

Inoltre lo studio scientifico condotto dal Crisanti (UniPadova) sul totale degli abitanti di Vo’ Euganeo mostra che nessuno “dei 234 bambini al di sotto dei 10 anni, 13 dei quali hanno vissuto a contatto con positivi in grado di trasmettere l’infezione, è risultato positivo al virus.” Quindi nessuno di loro ha diffuso il contagio. Questo dato avvalora l’ipotesi (ancora da verificare) che i più piccoli possano essere immuni al contagio per via del fatto che potrebbero non aver sviluppato ancora un numero sufficiente di recettori (Ace2), che costituiscono la porta di ingresso per il virus.

Non tutti gli esperti però condividono queste conclusioni: secondo il virologo tedesco, Christian Drosten, non ci sarebbero dati sufficienti per concludere che i bambini piccoli non possano trasmettere il coronavirus.

Quello che appare certo però è che in nessun paese europeo i diritti dei bambini in tempi di quarantena sono stati tanto ignorati quanto in Italia al punto da aver indotto 20 pediatri a scrivere una lettera che è stata pubblicata su Repubblica:”Le prove oggi disponibili suggeriscono che i bambini sono meno infettivi degli adulti (tasso di contagiosità secondaria nei bambini del 4% rispetto al 17,1% negli adulti). Peraltro è invece certo che il decorso benigno della malattia in età pediatrica non esporrebbe con l’apertura delle scuole i bambini ad un rischio di danno sostanziale.”

Sulla scelta da parte del Governo Conte, con la complicità di governatori e sindaci, di sottoporre i minori a reclusione totale, pena multe salatissime  – e persino “interventi rieducativi sul minore e  interventi limitativi della potestà genitoriale”, come si evince dall’ordinanza emessa dal sindaco di Villamassargia – potrebbe aver inciso il parere del virologo Burioni che già a marzo 2019 in un twitter aveva bollato i bambini come  “… maligni amplificatori biologici che si infettano con virus per loro innocui, li replicano moltiplicandoli logoritmicamente ed infine li trasmettono con atroci conseguenze per l’organismo adulto”? Nessuno può dirlo.

Per ora i nostri bambini restano alla finestra in attesa che lo Stato italiano si ricordi della loro esistenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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