La broncopolmonite e/o polmonite, è un’infezione del parenchima polmonare che è dovuta ad un inalazione di un microrganismo che raggiunge l’epitelio degli alveoli. Come si difende l’organismo? I peli ed i turbinati delle narici bloccano le particelle inalate più grandi prima che queste arrivino al tratto respiratorio inferiore. A ciò va aggiunto che l’architettura dell’albero tracheobronchiale in trappola, ostacola le particelle sulla parete delle vie aeree. Qui la “clearance mecociliare” e i fattori antibatteri (leucociti neutrofili, microfagi) eliminano e distruggono il potenziale patogeno. Soltanto quando la capacità dei microrganismi è inefficace la polmonite diventa manifesta. La sconfitta dei microfagi è responsabile della risposta infiammatoria (febbre) dando vita al quadro clinico della broncopolmonite e/o polmonite. Non entro ancora di più in questi aspetti fisiopatologici strettamente specialistici.
Quello che mi preme affrontare è la differenza che vi è tra la classica polmonite tipica e quella atipica, soffermandomi soprattutto su quest’ultima.
La forma tipica, prevalentemente invernale – autunnale (o comunque nei mesi freddi) è caratterizzata dalla comparsa improvvisa della febbre, tosse non secca ma produttiva con catarro gialloverdastro, talora dolore toracico pleuritico.
All’Rx del torace vi sono chiari segni di addensamenti polmonari già evidenziati prima da un’accurata visita pneumologia (reperto ascoltatorio di rantoli, ottusità alla percussione scomparsa del frenico vocale tattile, asimmetria dei due emitoraci). Nella maggior parte dei casi questo tipi di polmonite è dovuta alla S.pneumoniae, Diplococcus pneumoniae e atri batteri. La polmonite “atipica” è dovuta a tutt’altri germi patogeni. L’esordio generalmente (ma non sempre) è più graduale con tosse secca e predominanza di sintomi extrapolmonari: forte cefalea, stato di malessere generale, dolori ai muscoli, mal di gola, gastralgia.
All’esame obiettivo toracico quello che sorprende è che vi sono minimi segni polmonari (mancano i rantoli), mentre solo con la radiografia del torace si può fare diagnosi perché evidenzia un infiltrato spesso disomogeneo o diffuso.
In questi mesi di repentini cambiamento atmosferici, con ondate di caldo anomalo estivo, ho riscontrato un gran numero di pazienti affetti da questa patologia.
La polmonite “atipica” è classicamente sostenuta dal Mycoplasma pneumoniae (agente di Eaton). Il quadro clinico è quello che vi ho descritto. Esordio graduale, astenia, forte cefalea, febbre (talora molta alta), brividi, tosse poco produttiva (con poco catarro). Soprattutto, ripeto, vi è una discrepanza tra rilievi clinici e quelli radiografici… Questa forma atipica si manifesta in individui giovani, sani e frequentemente nei mesi estivi. Ci siamo. Ogni qual volta mi sono imbattuto in questi pazienti, pur non trovando nulla ai polmoni di obiettivo mi sono ben guardato dal tranquillizzarli dicendogli la classica frase:<<Niente di grave, solo un po’ di tracheobronchite>>.
Specie nei soggetti giovani con febbre alta, resistente ai comuni antibiotici orali (B-lattonici, cefalosporine) oppure con una tosse poco catarrale che perdura da una settimana ho sempre preteso che eseguissero una radiografia del torace.
La polmonite atipica di Eaton risponde bene ai macrolidi (veclam, klacid etc) in associazione con iniezioni bigiornaliere di ceftriaxone. La terapia va protratta per almeno 7-10 giorni. Mi sono chiesto se solo il sottoscritto, in questo periodo, avesse diagnosticato questa patologia. No, non ero affatto il solo, perché sia altri colleghi di medicina generale che i radiologici e tecnici di laboratorio mi hanno confermato un evidente incidenza di casi. La polmonite di Eaton (M. pneumonae) non è però la sola polmonite atipica. Ve ne sono altre, anche se meno frequenti (specie quando fa caldo). La febbre Q, ossia una rickettsiosi sostenuta dalla coxiella Burnetii.
Ha un esordio brusco con malessere generale, mialgie, dolori toracici, tosse non produttiva. L’ho trovata in campeggiatori, in passato, nei “rovistatori di cassonetti”. Gli antibiotici indicati sono le tetracicline (prima si utilizzava il cloramfenicolo).
La malattia dei legionari dovuta alla Legionella pneumophila l’ho trovata in alcuni pazienti contaminati da aria condizionata infetta di alberghi o che facevano uso di attrezzature per aerosol “prese in prestito”. In un caso si trattava di un paziente fortemente debilitato. Gli antibiotici capace di guarire questa forma di polmonite atipica sono i macrolidi oppure la rifampicina (va sempre aggiunta nei casi più gravi). Una sola volta mi sono imbattuto nella Chlamydia psittaci, un’altra polmonite atipica, questa volta contratta per contatto con uccelli malati. Il paziente aveva sia scarsi segni obiettivi che sintomatici polmonari. Ricordo che era febbrile, confuso, non aveva appetito e presentava inoltre una dermatosi, un’esantema rubeoliforme. Nel dubbio, feci ricoverare il paziente. Guarì col bactrim forte. In conclusione sulla scorta di questa panoramica sulle polmoniti atipiche mi permetto, con molta modestia, (ma sulla base di essere uno specialista broncopneumologo con più di 40 anni di esperienza), di consigliare sempre un rx del torace quando vi sia una “forbice” tra dati clinici polmonari emersi dalla visita (ossia scarsi o nulli) e stato di malessere obiettivo del paziente. Un malato febbrile resistente ai comuni antibiotici oppure che presenti una tosse che duri almeno da 7 gg (escludendo l’asma bronchiale, la tbc ed altro ancora) deve, a mio avviso, sempre eseguire una radiografia del torace. Se quest’ultima è positiva e vi è un forte dolore toracico in un fumatore è bene eseguire una TAC (neoplasia polmonare).