ALLE ORIGINI DEL MALE

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Arriva al cinema, con Medusa, l’opera seconda di Mauro Mancini, “Mani nude”, liberamente ispirata al romanzo di Paola Barbato. Accanto al giovane protagonista Francesco Gheghi, c’è un ottimo Alessandro Gassmann, con la partecipazione straordinaria di Renato Carpentieri.

di Barbara Civinini

I due protagonisti del film, Alessandro Gassmann e Francesco Gheghi – Medusa

Come cani bastonati a sangue devono combattere con ferocia per portate a casa la scommessa, clandestina naturalmente. Questa in estrema sintesi è l’opera seconda di Mauro Mancini, “Mani nude”, liberamente ispirata al romanzo omonimo di Paola Barbato, con cui l’autrice, sceneggiatrice fra l‘altro di “Dylan Dog” e della fiction “Nel nome del male”, vinse nel 2008 il Premio intitolato a uno dei maestri italiani del giallo, Giorgio Scerbanenco. Il film in qualche modo riprende i temi del precedente, “Non odiare”, alla ricerca delle radici della violenza.

Eros e Thanatos, le due figure che risalgono alla mitologia greca, e che riassumono i due impulsi essenziali dell’uomo, animano questo nuovo film di Mancini, ma con una marcia in più, la prospettiva e la voglia di riscatto. La domanda di fondo che sembra porsi il regista è: siamo figli del male, nati per fare male?

Il regista, anche scenografo e fotografo, che ha diretto cortometraggi, spot pubblicitari, videoclip musicali e serie tv, gioca bene la partita della vita.

La storia, degna di un noir classico, a cui il regista dice di essersi ispirato, è molto semplice. Una notte, all’improvviso, il diciottenne di buona famiglia Davide (Francesco Gheghi) viene rapito e rinchiuso all’interno di un camion, dove si trova costretto a lottare con uno sconosciuto e a ucciderlo a mani nude.

Il suo rapitore, Minuto (Alessandro Gassmann) lo allena a lottare e lo fa entrare in un circuito di combattimenti clandestini organizzati estremi, che possono finire in un solo modo: con la morte di uno dei due sfidanti.

Il suo destino sembra segnato ma forse l’amore – come in ogni favola che si rispetti – potrà salvarlo. Attraverso la decostruzione dei caratteri Mancini vuole dipingere degli uomini che hanno paura, che hanno sbagliato e che continuano a farlo.

Uomini abituati a usare la violenza per sopravvivere, afferma il regista, ma che restano comunque anime fragili, spezzate. Uomini costretti ad affrontare le conseguenze delle loro scelte. “Mani Nude”, spiega Mancini, prima di tutto è una storia di delitto e castigo. Una storia che parla d’individui che, a un certo punto della loro vita, devono attraversare il caos e il dolore di cui loro stessi sono in qualche modo responsabili e che si ritroveranno a inseguire, a tutti i costi, una fragile e impossibile normalità.

Insomma, Davide e Minuto, i due protagonisti, tentano davvero di cambiare il loro destino, perché forse, come sosteneva la scrittrice statunitense Mary McCarthy: nella violenza ci dimentichiamo chi siamo.

Il film, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma dell’anno scorso, è una produzione Eagle Eagle Original Content, con Pepito, Movimento film, società fondata nel 2008, attenta ai giovani talenti e alle opere di respiro internazionale e Rai Cinema. La produzione del lungometraggio è stata sostenuta dalla Calabria Film Commission e dal Ministero della Cultura per il suo interesse culturale.