“DOPO LA TRAGEDIA SI METTA IN SICUREZZA LA STAZIONE: I FRECCIA VIAGGIANO A VELOCITÀ FOLLE”.
La tragedia sui binari ha riaperto nuove discussioni sulla stazione di Marina di Cerveteri. Dinamica dell’incidente a parte, in cui mercoledì mattina ha perso la vita una 65enne residente a Civitavecchia (la polfer come pista principale ha ipotizzato quella del gesto estremo), sono emersi diversi aspetti analizzati da chi vive sul territorio, in particolare nelle frazioni di Cerenova-Campo di Mare.
Intanto, restando ancora nella parte tecnica delle indagini, nello scalo ferroviario non c’erano gli impianti di videosorveglianza. E le telecamere ormai appaiono sempre più necessarie anche per prevenire episodi come furti, borseggi, insomma possono servire per qualsiasi reato. Altro nodo le barriere attraversamento.
Per tanti pendolari ormai sono imprescindibili tant’è che in moltissime stazioni, non solo nel Lazio, Rfi le ha collocate per impedire le “passeggiate” sulle rotaie sempre frequenti e sempre di moda per l’imbecillità di chi vuole guadagnare qualche secondo.
A Ladispoli il problema è stato in parte risolto con la decisione di far arrivare le corse dalla Capitale sul binario 1, quindi quello più vicino al marciapiede che porta all’esterno. Dunque, le barriere attraversamento possono impedire le tragedie?
La risposta – sentendo anche i pareri di chi opera con le Ferrovie – è negativa. Una persona che decide di farla finita raggiungerebbe ugualmente i binari, però non magari in stazione sotto lo sguardo attonito di centinaia di passeggeri. Cosa che è avvenuta, appunto, a Cerenova con il sindaco che ha deciso pure di aiutare questi pendolari, in prevalenza giovani, mettendo a disposizione un team di psicologi.
«Molte famiglie e ragazzi mi hanno contattato a seguito del drammatico episodio di alla stazione di Marina di Cerveteri – ha confermato Elena Gubetti – tant’è che abbiamo attivato un gruppo d’ascolto dedicato proprio a loro, alla presenza di personale specializzato per ascoltare e aiutare i partecipanti a superare, o quantomeno provare a superare, questo momento di forte shock vissuto. Sentite le responsabili dello Sportello d’Ascolto, hanno già dato la loro disponibilità, qualora ve ne fosse bisogno, ad organizzare ulteriori sessioni, aperte come sempre a tutti in maniera gratuita. Chiunque ne sentisse la necessità, può mettersi in contatto con il personale».
Si è parlato anche del fatto del transito dei treni ad alta velocità in uno scalo piccolo come quello di Cerenova. Un Frecciabianca, come l’altra mattina, può viaggiare anche 170 chilometri orari in quel punto dando vita ad una sorta di boato o “risucchio” mentre gli utenti sono fermi sulle banchine. Un discorso per certi versi superato per i dirigenti ferroviari in nome della modernità e del fatto che l’alta velocità altrimenti non avrebbe motivo di esistere non facendo dirigere i convogli negli scali con pochi binari, come Cerenova, Santa Marinella e via via tutte le altre località prima di arrivare in città grandi come Firenze, Bologna, Milano.
Si fa sentire, ad esempio, il comitato cittadino Cerenova-Campo di Mare. «Ritengo che i dirigenti delle Ferrovie – propone Alessio Catoni, uno dei membri – intanto debbano considerare di mettere in sicurezza la stazione con tutti gli accorgimenti possibili, come telecamere, barriere di attraversamento e altre migliorie necessarie in una realtà sempre più importante come quello di Marina di Cerveteri. Magari anche con dei controlli in più questo malcostume potrebbe essere arginato. E, altro aspetto non secondario, è normale che un treno viaggi a una velocità così elevata nello scalo di Cerenova? Questa domanda ce la siamo posti anche prima della tragedia dell’altra mattina».