PUBBLICATO DOPO MOLTI OSTACOLI, UNO STUDIO RIVELA IL LEGAME TRA INDEBOLIMENTO DELL’IMMUNITÀ E RADIOFREQUENZE ONDE NON IONIZZANTI: PEGGIORAMENTO DELLE ARITMIE E DEI DISTURBI CARDIACI.
di Maurizio Martucci
L’accostamento più ostacolato nell’ultimo biennio è di certo quello tra Covid19 e 5G. Una messa al bando che adesso, però, torna a far discutere, pubblicato il 29 Settembre 2021 (non senza difficoltà) sul Journal of Clinical and Translational Research (rivista scientifica multidisciplinare ad accesso aperto) un nuovo studio* scientifico condotto dai ricercatori americani Beverly Rubik1 del Dipartimento di Medicina Mente-Corpo, College of Integrative Medicine and Health Sciences, Saybrook University (Pasadena, California) e da Robert R. Brown dell’Istituto per Frontier Science, Oakland.
Ecco cosa si legge nelle conclusioni dell’articolo di 16 pagine: “le prove qui presentate supportano una premessa ovvero che le radiofrequenze onde non ionizzanti e, in particolare, 5G, che prevede l’addensamento del 4G, potrebbero aver esacerbato la pandemia di COVID-19 indebolendo l’ospite immunità e aumentando la virulenza di SARS-CoV-2:
1) causando cambiamenti morfologici negli eritrociti inclusi echinociti e formazione di rouleaux che possono contribuire all’ipercoagulazione;
2) compromettendo la microcircolazione e riducendo gli eritrociti e livelli di emoglobina che aggravano l’ipossia;
3) amplificazione immunitaria disfunzione, tra cui immunosoppressione, autoimmunità e iperinfiammazione;
4) aumento dello stress ossidativo cellulare e la produzione di radicali liberi che esacerbano il danno vascolare e danno d’organo;
5) aumento del Ca2+ intracellulare essenziale per il virus ingresso, replica e rilascio, oltre a promuovere la prove infiammatorie;
6) peggioramento delle aritmie cardiache e disturbi cardiaci”.
“Abbiamo avuto problemi a pubblicare questo articolo – in una email arrivata al blog di informazione naturale e libera OASI SANA scrive Rubik – a causa della censura della ricerca medico-scientifica che è peggiorata durante la pandemia. Per prima cosa, abbiamo dovuto fronteggiare alcuni rifiuti di pubblicazione da parte dei server di prestampa e di un paio di riviste mediche. Poi finalmente abbiamo trovato la soluzione a revisione paritaria ed a 48 revisori alla pari è stato chiesto dal Journal of Clinical and Translational Research di rivedere il nostro articolo! Alla fine, 12 colleghi lo hanno effettivamente recensito. Notare come di norma solo da 3 a 5 peer sono i revisori in genere utilizzati. Abbiamo passato mesi a rispondere alle loro fasi di peer review. Sembrava che stessero cercando di logorarci e farci smettere. La revisione tra pari e la nostra confutazione ammontavano a 73 pagine aggiuntive, circa 3 volte più lunghe della nostra indagine originale!
Non ho mai sperimentato una peer review così straordinaria e finora ho pubblicato oltre 90 articoli scientifici e medici. Alla fine, abbiamo dovuto “abbassare i toni” per ottenere la pubblicazione. Abbiamo affermato che le radiazioni delle comunicazioni wireless, compreso il 5G è solo un POSSIBILE fattore che contribuisce alla pandemia, anche se noi crediamo che le prove indichino una conclusione molto più forte. La scienza medica dell’epidemiologia sostiene che ci sono 3 categorie di cause alla base di tutte le malattie: un agente (virus in questo caso), la salute dell’ospite e l’ambiente. Tuttavia in questo “triangolo epidemiologico” discutere di possibili fattori ambientali in questa pandemia è stato vietato dai principali media”.
*Beverly Rubik and Robert R. Brown, Evidence for a connection between coronavirus disease-19 and exposure to radiofrequency radiation from wireless communications including 5G J Clin Transl Res. 2021 Oct 26; 7(5): 666–681.