UNA SIGNORA DI 81 ANNI, RICOVERATA D’URGENZA PER PRESSIONE ALTA, RACCONTA LA SUA ESPERIENZA TRAUMATICA IN UN OSPEDALE ROMANO. “SONO STATA LEGATA MANI E PIEDI E NON HANNO PERMESSO A NESSUN PARENTE DI STARMI VICINO”
Riceviamo e pubblichiamo
“Mi risveglio legata come un salame sulla barella in ospedale. Inizia così l’incubo vissuto quattro giorni fa quando fui trasportata in un ospedale romano dove sono giunta in ambulanza su chiamata di mia figlia, a causa della pressione arteriosa più alta del dovuto. Sono stata vittima di un protocollo disumano. Elogio il personale sanitario presente ma denuncio il sistema, affatto rispettoso dell’essere umano, soprattutto con le persone anziane. Da paziente si è già fragili, ancora di più con il passare degli anni. Mi sono risvegliata legata mani e piedi, seminuda su una barella lungo la corsia dove transitava il personale sanitario e non solo. Ripetutamente ho chiesto di liberarmi i polsi senza essere ascoltata. Mi è stato messo catetere e pannolone per evitare di farmi alzare a causa del poco personale presente. Lo ha confermato anche il primario, non perché non fossi autonoma e autosufficiente. Ci tengo a sottolinearlo, per fortuna io ero vigile e lo sono tutt’ora nonostante l’età potrebbe indurre a pensare diversamente. L’ho detto anche ai medici che si tratta di una scelta che lede la dignità. Immobilizzare, sedare e legare un paziente per praticità non è accettabile. Neanche permettono ai parenti, in via precauzionale, di assistere al posto loro una persona in attesa di essere visitata o in cura. Ci si trova soli e impauriti in balia di operatori oberati di una mole di lavoro eccessiva, più o meno empatici. Mi sono complimentata con i giovani tirocinanti, sempre sorridenti e attenti allo stato d’animo del malato. In particolare, la giovane Martina, mentre ero in preda ad un attacco di panico mi è stata vicina. Se ci fosse un pronto soccorso a Ladispoli non sarei finita nel caos ospedaliero, non era necessario, per mia fortuna la pressione è tornata normale. La vita delle persone dovrebbe essere al centro e non sottomessa al bilancio finanziario. Noi pensionati siamo considerati un peso, eppure dopo aver lavorato e contribuito al Paese, abbiamo diritto ad un’assistenza sanitaria dignitosa. Mi sarei evitata il traumatico viaggio, le ripetute buche prese a velocità sostenuta, la negata privacy, l’obbligo di defecarmi addosso, un body intimo tagliato con le forbici per fare prima”.
DILLO ALL’ORTICA
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