TUTTO QUELLO CHE DOVRESTI SAPERE SUL COLESTEROLO

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Per anni il colesterolo è stato considerato il principale nemico della salute cardiovascolare. Tuttavia studi recenti dimostrano che la relazione tra colesterolo e malattie cardiache è molto più complessa e il semplice valore del colesterolo totale non è un indicatore sufficiente di cattiva salute.

Il colesterolo è un componente essenziale per il nostro corpo: è parte delle membrane cellulari, molto importante per il sistema nervoso, precursore di ormoni vitali come il cortisolo, testosterone ed estrogeni, è necessario per la sintesi della vitamina D e degli acidi biliari che aiutano a digerire i grassi e aiuta il sistema immunitario a combattere le infezioni; il colesterolo è fondamentale per la vita!

Se tradizionalmente si tendeva a distinguere semplicemente il colesterolo in buono (HDL) e cattivo (LDL), oggi sappiamo che la questione è più variegata e che non tutte le LDL sono ugualmente “cattive”.

Si distinguono infatti LDL grandi e soffici, meno aterogene (ossia meno coinvolte nella formazione di placche nelle arterie) e quindi meno pericolose, e quelle piccole e dense, più dannose perche penetrano più facilmente nella parete arteriosa e pertanto sono fortemente associate al rischio di aterosclerosi.

Per una valutazione più precisa del rischio cardiovascolare sarebbe importante integrare altri parametri.
Apolipoproteina B (ApoB): indica con più accuratezza le LDL pericolose, ossia quelle piccole e dense.
Lipoproteina a (LpA) : non varia con la dieta e stile di vita perché ha una forte componente genetica; può essere misurata una volta sola nella vita ed è considerata altamente aterogena e pro trombotica perciò comporta un rischio maggiore di infarto e ictus.
Apolipoproteina A1 (ApoA1) presente nel colesterolo “buono” HDL e quindi fattore protettivo. In particolare secondo recenti studi il rapporto APoB\ApoA1 potrebbe essere un indicatore di rischio cardiovascolare e più alto è il rapporto maggiore sarebbe il rischio.

Rapporto colesterolo totale/ HDL: un valore superiore a 5 – 6 è considerato un campanello di allarme mentre inferiore a 3,5 è il valore desiderabile.
Rapporto trigliceridi/HDL : un valore superiore a 3- 4 potrebbero essere indicativo di un profilo metabolico sfavorevole, insulino resistenza e maggior rischio cardiovascolare; ideale sarebbe inferiore a 2.

Il ruolo della dieta: il vero nemico non è il colesterolo alimentare
Se per decenni è stato demonizzato il colesterolo alimentare portando a raccomandazioni restrittive sull’assunzione di uova e altri alimenti ricchi di colesterolo, oggi si sa che non è cosi.

Gli studi più recenti hanno infatti dimostrato che il colesterolo alimentare ha un impatto minimo sui livelli di colesterolo ematico nella maggior parte delle persone (a eccezione di particolari condizioni di ipercolesterolemia familiare) e le linee guida americane già dal 2015 hanno eliminato il limite massimo di colesterolo alimentare riconoscendo che non ci sono prove scientifiche sufficienti per collegare il colesterolo aggiunto con la dieta al rischio cardiovascolare. Il nostro corpo è infatti in grado di autoregolare la produzione endogena di colesterolo in base a quello assunto con la dieta.

Il vero problema è rappresentato invece dai carboidrati e dall’iperinsulinemia. È infatti l’insulina che stimola la produzione di colesterolo LDL “cattivo”, diminuisce quello “buono”, aumenta i trigliceridi e induce uno stato infiammatorio sistemico che contribuisce a danneggiare le pareti dei vasi. Questo significa che per tenere a bada il colesterolo è meglio fare amicizia con le uova a colazione piuttosto che con il pane o la pasta ad ogni pasto! Anche grassi saturi come quelli presenti nel latte o nella carne, quelli trans che si trovano in alimenti industriali e grassi vegetali idrogenati come margarina e alcuni cibi fritti o l’uso eccessivo di bevande alcoliche possono aumentare il colesterolo LDL e il rischio cardiovascolare. Anche per il colesterolo”buono” HDL non è tutto così semplice. Se infatti in linea generale possiamo affermare che un suo valore elevato rappresenta un fattore protettivo per il rischio cardiovascolare perché aiuta a rimuovere l’eccesso di colesterolo dalle arterie e trasportarlo al fegato per essere eliminato, recenti studi hanno evidenziato che valori troppo elevati (solitamente superiori a 100mg/ dl ) possono essere una spia di infiammazione o di un loro non corretto funzionamento. Infine ricordiamo che anche alcune condizioni cliniche possono aumentare il colesterolo, tra queste la più comune è sicuramente l’ipotiroidismo, ma anche l’insufficienza renale cronica o un eccesso di cortisolo (il famoso ormone dello stress) problemi epatici o anemie emolitiche; anche alcuni farmaci per la pressione, cortisonici e progestinici o anabolizzanti solo per citarne alcuni.
Il colesterolo di per sé non è ne buono né cattivo, e più che guardare un singolo valore è essenziale valutare il quadro metabolico e cardiovascolare nell’insieme e la vera prevenzione non sta tanto nell’eliminare il colesterolo quanto nel capire come mantenerlo in equilibrio per una salute ottimale.

Dottoressa Carola Cimarelli

C.f. Specialista in Medicina Generale Esperta in nutrizione – M.m.g. ASL Roma 4
Master Universitario secondo livello in Dietetica e Nutrizione