La psicoterapia e gli anziani
A cura della Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta
Attualmente l’aspettativa di vita è notevolmente aumentata. Le persone, infatti, vivono anche fino a più di 90 anni. La vecchiaia è una fase della vita tipica di ogni essere vivente, irreversibile ed inevitabile, non è una malattia. Si può tentare di rallentarla, si può modificare “l’involucro” del corpo ma non si può impedire alla natura di fare il suo corso.
A differenza, però, di tempo fa quando una persona diventava vecchia con l’avvicinarsi dei 60 anni, ora la vecchiaia inizia a 65 anni e, soprattutto, si parla di “giovane anziano”, quando la persona ha un’età compresa tra i 65 e i 75 anni e di “vecchio anziano”, quando la persona ha oltre i 75 anni. Da qualche decennio il mondo della psicologia sta evidenziando l’importanza della psicoterapia anche per la persona anziana.
È importante considerare che quando l’anziano si rivolge ad uno psicoterapeuta, solitamente lo fa spinto da un cambiamento importante nella sua vita (morte di un famigliare, malattia) e, molto spesso, spinto da un famigliare (di solito un figlio). Quando uno psicoterapeuta accetta di fare un percorso con un anziano è importante che egli tenga ben presente che ha davanti una persona con tanto passato e meno futuro (a differenza, per esempio, del bambino che ha tanto futuro e poco passato), con uno stile di pensiero ed uno stile di vita tendenzialmente abitudinari. Per questo motivo è importante conoscere molto a fondo la sua vita attuale (interessi, famiglia, ecc.) e il suo passato affinché il lavoro terapeutico sia il più possibile aderente a quei stili di vita e di pensiero.
E’ importante considerare eventuali modificazioni cognitive (disturbi della memoria, del linguaggio, del pensiero) e fisiche che sono naturali con l’età ma che vengono, spesso, accelerate da patologie degenerative (Alzheimer, Parkinson, ecc… in questo caso si parla di “anziano fragile”); infine spesso nell’anziano le patologie psicologiche, pur avendo le stesse manifestazioni dell’adulto, hanno significati diversi e possono essere derivate da cause diverse. Quando, per esempio, nell’anziano si sviluppa un disturbo dell’umore (depressione) è importante contestualizzarla nella sua storia e nella sua fase del ciclo vitale: così un quadro che presenta le stesse caratteristiche di una depressione potrebbe essere una reazione ad un evento della vita (un lutto), oppure potrebbe essere un inizio di patologia dementigena; è fondamentale considerare anche che, talvolta, la prima può diventare un inizio della seconda.
Un altro esempio: un disturbo improvviso del pensiero o dell’attenzione o dell’orientamento potrebbe essere derivato da un accumulo di farmaci oppure da disidratazione (l’anziano sente poco lo stimolo della sete). L’attenzione ai vari cambiamenti deve essere, da parte dello psicoterapeuta, attenta, puntuale e, soprattutto, continua. La psicoterapia con l’anziano è tendenzialmente simile a quella con l’adulto; deve, però, considerare certe variabili: 1- rinforzare l’autostima per aiutare a superare i nuovi limiti e le nuove insicurezze migliorando l’adattamento attraverso la costruzione di nuovi interessi o modificazione dei precedenti; 2- dare sollievo ai sintomi presentati; 3- rinforzare le autonomie e le capacità individuali e sociali; 4- sollecitare a mantenere o costruire le relazioni interpersonali significative.
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