IL CAMPANILE DELLA CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE

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Da piazza dei Tarquini, guardando le mura medioevali si nota l’antico campanile romanico ricoperto da un telo e circondato da impalcature. Si ipotizza l’inizio di un restauro.

Sicuramente la costruzione va consolidata per la sua staticità ma non vorrei che qualche occhio e mano disattenta offuschino la bellezza estetica della facciata. Il campanile è composto da mattoncini romani e si intravedono le splendide bifore romaniche in parte chiuse in antico, in parte libere.

Il timore verso le sorti del campanile nasce nel ricordare cosa avvenne qualche anno fa alla facciata di Palazzo Ruspoli, oggi interamente intonacata. Prima dell’intervento si presentava a facciavista: le arcate erano a mattoncini romani mentre la restante costruzione era composta da pietre e ciottoli. E come testimonianza dei secoli trascorsi – a mio avviso – la facciata doveva essere solo consolidata. E proprio in virtù di tale avvenimento che, prudentemente, oggi mi domando come la Curia intenda procedere sul campanile.

Vi racconto un episodio. Vicino al grande portone di Palazzo Ruspoli c’è un inserto lapideo di cui – a suo tempo – feci notare sia al Principe Sforza Ruspoli che al suo architetto, l’enorme importanza. Si tratta di una parte della storia etrusca romana, ci sono le seguenti lettere SPQC: Senatus populusque ceretanus. Significa che, mentre le altre città etrusche furono conquistate e sottomesse, Cerveteri continuò a vivere con editti speciali in armonia con Roma. E la targa lo testimonia.  Immaginate se fosse stata intonacata come il resto del palazzo!

Da qui l’importanza di tutelare le nostre origini. Così come incontrai il Principe allora, oggi mi appello alla Curia per sincerarmi del loro interesse nel mantenere intatto il patrimonio etrusco. Oltre alle necropoli, ricordo che, il campanile è patrimonio Unesco insieme al resto del centro storico. Un dettaglio che ricordiamo al sindaco, essendo la stessa architetto restauratore.

La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli”. Marcel Proust

Ennio Tirabassi
Maestro d’Arte