di Maurizio Martucci
In cerca d’aria pura de-elettrizzata, in fuga da città e modernità tecnologica, colpa l’ubiquitario spettro elettromagnetico artificiale in cui viviamo per l’iperconnessione di massa. Sotto accusa cellulari, Smartphone, Wi-Fi e antenne di telefonia mobile, in attesa del pericoloso 5G. E’ l’assurda condizione in cui sono costretti a vivere gli Elettrosensibili, misconosciuti invisibili malati senza assistenza sanitaria, scomodi al grande business delle telecomunicazioni nella subdola delegittimazione da esuli in patria. Faticano a diagnosticarla medici ignari dell’eziopatogenesi, privi di aggiornamento professionale sulle nuove malattie ambientali, mentre l’assenza di uno studio epidemiologico è l’anello mancante di una statistica che, per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, vedrebbe fino al 3% il numero degli elettrosensibili tra la popolazione mondiale. In Israele la quota schizza al 10%: tra Occidente e paesi industrializzati il fenomeno è in crescita, il problema è serio e grave.
Sindrome immuno-neuro-tossica altamente invalidante, a livello biologico il nesso dell’Elettrosensibilità è nell’organismo intossicato (per lo più) da metalli pesanti, principalmente mercurio, alluminio e nickel: con dolorosi effetti multiorgano, il malato reagisce tipo allergia quando irradiato da campi elettromagnetici, anche di bassa intensità e generalmente ritenuti innocui. Sempre più italiani ne soffrono, colpiti anche ragazzi e bambini che rivendicano luoghi pubblici protetti, riempite da opprimenti radiofrequenze scuole, giardini, mezzi di trasporto e piazze. La storia limite arriva dall’Inghilterra, una 15enne gravemente elettrosensibile non era creduta da preside e insegnanti: finì lo sfinimento nell’atto più estremo appesa ad un albero. Pur di non subire il Wi-Fi della scuola, come una donna di Pistoia l’adolescente preferì il suicidio, lasciando i genitori ad implorare la riconversione nelle aule del pericoloso wireless col più sicuro cablaggio. Inutile negarlo: l’elettricità irradiata sul corpo nuoce. Spiega l’Associazione Italiana Elettrosensibili: “nella maggior parte dei malati i sintomi sono simili e regrediscono con l’allontanamento dai campi elettromagnetici per ripresentarsi alla successiva esposizione. I più frequenti sono cefalee, insonnia, debolezza e facile esauribilità fisica, riduzione della memoria e deficit di concentrazione, dolori localizzati o diffusi tipici di una sindrome similinfluenzale, eruzioni cutanee, disturbi uditivi (tinnito del tipo ronzio, sibilo o fischio, continuo o discontinuo), visivi e dell’equilibrio, alterazioni dell’umore, aggressività o apatia, sbalzi pressori che possono causare sanguinamenti nasali, palpitazioni cardiache che simulano uno stato d’ansia o inquietudine”.
Riconosciuta come disabilità dall’ONU, l’Elettrosensibilità è tra le malattie rare della Regione Basilicata, mentre in Svezia è malattia funzionale, essendo compito della collettività (governo, comuni e datore di lavoro) rimuovere le invisibili barriere ambientali, consentendo all’elettrosensibile una vita come gli altri cittadini, stessi diritti e doveri, ma al sicuro e in zone libere da elettrosmog. Senza Wi-Fi né antenne. Nelle Linee guida dell’Associazione medica austriaca per la diagnosi e il trattamento di problemi di salute e malattie collegate ai campi elettromagnetici si legge che “c’è un brusco aumento di problemi di salute aspecifici, spesso associati a stress che sempre più presentano l’esigenza per il medico di una diagnosi complessa differenziata. Una causa a cui è stata concessa poca attenzione è la crescente esposizione a inquinamento elettromagnetico a casa, al lavoro e durante le attività ricreative, fatto che si verifica in aggiunta allo stress cronico della vita personale e lavorativa. Si sospetta che le condizioni ambientali con la crescente esposizione della popolazione alle onde radio di antenne, telefoni cellulari, computer portatili e wireless possa giocare un ruolo causale”. Secondo un’indagine condotta dal compianto immunologo-endocrinologo Giuseppe Genovesi (nato a Civitavecchia, era responsabile del Centro Malattie Rare al Policlinico di Roma), da un campione di 16.231 italiani si deduce una percentuale di elettrosensibili al 36% della popolazione tra i malati in cui concomitano Sensibilità Chimica Multipla (MCS) e Fatica cronica.
La malattia trova conferma nelle aule di tribunale. A Firenze e Roma i giudici hanno ordinato lo spegnimento del Wi-Fi a scuola contro l’inquinamento indoor, mentre in Spagna una recente sentenza ha riconosciuto l’invalidità professionale ad un lavoratore ammalatosi d’elettrosmog sul posto di lavoro: per i noti oncologi Domenique Belpomme (Francia, Università Paris-Descartes), Lennart Hardell (Svezia, Università di Örebro) e Olle Johanssonn (Neuroscienze, Karolinska Insitutet di Stoccolma) “non è possibile escludere l’evoluzione di una malattia degenerativa del sistema nervoso e alcune forme di cancro. Il danno deve essere riconosciuto e considerato dai sistemi di protezione sociale dei vari stati membri dell’Unione Europea.” Assente un’adeguata campagna di informazione per la prevenzione, sull’Elettrosensibilità ho scritto un libro d’inchiesta. Saperne di più, ora si può.
UN LIBRO INCHIESTA SUI LATI OSCURI DELL’ELETTROSMOG
L’elettrosmog è un pericolo per la salute? «Non ci sono sufficienti evidenze scientifiche per dimostrarlo». Il libro confuta quest’assioma stereotipato, fondato su ricerche superate di dubbia indipendenza, e offre una panoramica dei rischi prodotti dai campi elettromagnetici dei più moderni strumenti tecnologici. L’autore indica i confini e le linee guida dell’elettrosensibilità, una nuova forma di malattia ambientale altamente invalidante e tipica dell’Era Elettromagnetica, patita da un numero sempre più grande di cittadini invisibili, costretti alla fuga da città e modernità. Nel libro sono raccolte le testimonianze dei malati, le storie di suicidi e dell’insorgenza di patologie tumorali, e le sentenze shock che stabiliscono il nesso telefonino=cancro; vengono raccontati i lati oscuri dell’elettrosmog e svelate le incongruenze, le distorsioni metodologiche e i conflitti d’interesse alla base del cosiddetto fronte negazionista. Un libro inchiesta fondamentale per una corretta informazione e per chiedere ai cittadini e alle istituzione una presa di coscienza dei rischi dell’elettrosmog in nome del Principio di Precauzione.
L’autore, Maurizio Martucci è cultore di discipline olistiche e tradizioni millenarie, pratica Kundalini Yoga unito al sentiero spirituale dei popoli nativi, in simbiosi con la natura. Bilaureato (Lettere e Scienze e tecnologie della comunicazione), giornalista e scrittore, è autore di numerosi libri di inchiesta su vicende contemporanee. Per un decennio si è occupato di comunicazione ambientale per le aree naturali protette. Dal 2012 collabora a Il Fatto Quotidiano con un blog in cui affronta il problema dell’elettrosmog. Volontario, nel 2016 è promotore e portavoce nazionale del Comitato No Wi-Fi Days. Sostenuto da medici, operatori olistici e tecnici, nel 2017 è ideatore di Oasi sana (www.oasisana.com), sito di informazione libera, eventi e residenziali disintossicanti anche per malati di elettrosensibilità.