2049: QUELLO CHE RESTA DELL’UMANITA’

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Villeneuve raccoglie il testimone di Ridley Scott per portarci in un mondo in agonia e senza social. Grande appassionato di fantascienza da Jules Verne a Isaac Asimov,non ha voluto lavorare con la CGI e il green screen. Il regista dice: è il miglior film che abbia mai girato.

di Barbara Civinini

Trent’anni dopo, torna Blade Runner, in una Los Angeles sporca e allucinata, più fredda, quasi in versione chinatown, popolata da una subumanità al limite del collasso. Denis Villeneuve(Prisoners, Arrival), ha raccolto con coraggio il testimone di Ridley Scott, per portare sul grande schermo il sequel del cult movie anni ottanta, sospeso tra fantascienza e noir. L’agente di polizia K (Ryan Gosling) scopre un segreto sepolto da tempo che potrebbe far precipitare nel caos quello che è rimasto della società. Per cercare una via di scampo si mette alla ricerca di Rick Deckard, un ex- blade runner della polizia metropolitana sparito nel nulla da anni. Deckard-Harrison Ford, era scappato dalla società liquefatta del 2019 con la bella Rachael,modello Nexus senza scadenza,forse verso la speranza di un mondo migliore, ma questo solo nel finale della versione che ci piace ricordare. Adesso l’agente K, interpretato dal bambino prodigio della Diney, Gosling, lo cerca per trovare una via d’uscita.Abbiamo voluto creare qualche analogia cercando di riprodurre lo stesso quartiere di Los Angeles – ha spiegato il regista durante la presentazione romana – che però è peggiorato. La differenza principale è la neve, che ha consentitoa Roger Deakins, il direttore della fotografia,di giocare con i colori e le atmosfere di un’ambientazione diversa, nordica, più vicina fra l’altro al paese d’origine di Villeneuve, il Canada, lo stesso del protagonista Gosling, apprezzato anche dal produttore esecutivo, Scott. Il mondo si è evoluto in modo disastroso: l’oceano si è alzato è la città è protetta da un muro. Il regista non ha voluto lavorare con la CGI e il green screen, e dato che il budget generoso glielo ha consentito, ha preferito costruire i suoi set alla vecchia maniera. Dunque un ritorno alle origini del cinema, anche se siamo in un futuro sporco e angosciante dove i quasi umani, i replicanti fatti a immagine e somiglianzadell’uomo vengono terminati perché si sono ribellati. Insomma un futuro dove l’umanità che ha giocato a fare Dio scopre il suo “castigo”.  Un terribile blackout ha portato alla distruzione di Internet e di tutti i suoi dati, e l’analogico è tornato ad avere la meglio sul digitale e quindi la “caccia” sarà giocata alla vecchia maniera, stile Marlowe,sporcandosi le mani alla ricerca d’informazioni preziose.L’interprete femminile è Sylvia Hoeks (La migliore offerta) nei panni di Luv, l’assistente di Wallace, il magnate non vedente costruttore di replicanti. Villeneuve ha confessato che l’idea di fare il regista gli è venuta proprio guardando il cult del 1982. Sapevo che girando il sequel di un capolavoro, con poche possibilità di avere successo, avrei rischiato, e l’ho accettato per il semplice amore che ho nei confronti del cinema, ha detto.Il mio obiettivo – ha precisato, però – era quello di onorare l’estetica noir del primo film, pur dando al nuovo una sua propria identità. Per il me il cinema è arte e non ci può essere arte senza rischio.