“Perchè tra cane e lupo? Sono due animali simili, ma dalla natura opposta: possiamo immaginare che quella linea sottile sia appunto quella tra natura e “civiltà”, tra istinto e ragione, tra sterrato e asfalto, tra sentiero e autostrada, tra desideri e obblighi”.
di Andrea Macciò
“Entrechienetloup” -tra cane e lupo- nella lingua francese indica quell’ora della sera nella quale la luce è ancora incerta tra giorno e notte, il momento esatto di transito al blu profondo della notte, sfumato dagli ultimi barlumi del Sole in attesa di quel “raggio verde” al quale il regista francese Eric Rohmer dedicò uno dei suoi film.
“Al crepuscolo gli autogrill sembrano basi lunari, i panni stesi al vento sono creature alate” scrive la curatrice della mostra di Cristiano Carotti “Tra cane e lupo” nella presentazione del percorso espositivo.
Alcuni anni fa la sociologa Francesca Rigotti analizzava nel suo libro “Il pensiero pendolare” il particolare approccio alla vita e all’analisi della realtà di chi si sposta quotidianamente, o comunque in maniera frequente, per lavoro, studio o altre esigenze personali.
La mostra è caratterizzata da un importante spunto autobiografico.
L’artista Cristiano Carotti, ternano che vive e lavora a Roma, da anni percorre ogni settimana la strada che divide la sua terra natale dalla grande metropoli dalla quale è stata “adottato” e in quel percorso “on the road” sia sull’antica statale che ripercorre la Via Flaminia dei Romani, sia sull’autostrada, raccoglie le tracce più significative del passaggio dell’uomo e della vitalità della natura, per poi cercare di renderle “eterne” trasformandole in opere d’arte.
Carotti ha raccolto oggetti lasciati dalle persone di passaggio, come un paio di scarpe, piante secche, copertoni, resti di animali investiti dalle automobili, per “salvarli” con calchi in cemento e trasformarli in sculture tramite la fusione in alluminio.
Perché “Tra cane e lupo”? Sono due animali simili, ma dall’atteggiamento e dalla natura opposta: possiamo immaginare che quella linea sottile sia appunto quella tra natura e “civiltà”, tra istinto e ragione, tra sterrato e asfalto, tra sentiero e autostrada, tra desideri e obblighi.
Un dualismo che alberga nell’inconscio di ogni individuo e che si può facilmente risvegliare in quell’ambigua ora del giorno entrechienetloup.
Forse quella tra “cane e lupo” è anche la linea che divide l’Umbria da Roma, la terra natale dell’artista, una delle regioni italiane meno antropizzate e nelle quali si possono percorrere chilometri e chilometri senza incontrare grandi centri abitati, da una metropoli affascinante, ma caotica, con quasi cinque milioni di abitanti e un flusso ininterrotto di pendolari e turisti. Più in generale, la linea che divide l’Italia della provincia, da quella delle città “metropolitane” grondanti di occasioni e opportunità, ma spesso invivibili, quel confine raccontato magistralmente da Antonio Manzini nel suo romanzo “La Mala Erba” ambientato nell’immaginario borgo di Colle San Martino in provincia di Rieti.
C’è un punto geografico, vicino a quello che convenzionalmente è identificato con il centro d’Italia, Narni, nel quale arrivando da Roma vediamo il paesaggio più dolce delle colline della campagna romana e della Sabina sfumare nelle montagne ancora in buona parte intatte che svettano a picco sulle Gole del Nera e “in un attimo le melodie rassicuranti in FM stridono fino a diventare suoni metallici e notturni” per la cattiva ricezione del segnale. Erano le “montagne sacre” degli Umbri Naharki, il popolo che abitava la Valle Ternana prima della conquista romana, ancora oggi intrise delle tracce degli antichi santuari pagani.
Qua, anche geograficamente, corre forse il confine tra “cane e lupo” evocato dalla mostra di Carotti.
L’allestimento, curato da Eleonora Aloise, ha ripensato completamente lo spazio espositivo della Sala Carroponte del Museo Caos di Terni con un’installazione site specific al piano inferiore che riproduce “la strada” percorsa dall’artista nell’ora tra cane e lupo.
Se dalla locandina quella di Carotti sembrerebbe essere una mostra fotografica, entrando nello spazio espositivo si è subito immersi nel buio della notte, sullo sfondo la macchina dell’artista che si appresta a percorrere “la strada” che diventa il simbolo principale dell’esposizione: un luogo popolato da oggetti, piante e animali, tracce del passaggio umano e dell’ambiente naturale talmente importanti da spingere l’artista a fermarsi, durante il tragitto, per raccoglierle e preservarle.
Un posto dove al calare del sole tutto è sospeso, le ombre e le forme sembrano mutare e confondere chi le osserva.
Un luogo “tra cane e lupo”, dove l’apparenza non sempre coincide con la natura più intima.
Dall’atmosfera cupa della calata di catrame nero emergono le sculture con le quali l’artista ha ridato vita a quanto incontrato nel suo viaggio insieme reale e interiore, un copertone, un cinghiale investito da un’auto, un paio di scarpe abbandonate, un serpente, un corno di mucca, un gatto, un fagiano, un istrice e infine una scultura dedicata alla costellazione del lupo.
A ogni scultura corrisponde il riferimento a dove è stato ritrovato il reperto: Stroncone, Erbagigia, Maratta, Portaria, periferia di Roma, autostrada A1.
Un museo di quanto ignoriamo ogni giorno, di quello a cui non portiamo attenzione mentre ci troviamo “on the road”.
Al termine della strada un video riproduce la vita in un bosco, con le luci usate dai cacciatori di notte, bosco nel quale si incontrano gli artisti e si incontra anche un branco di lupi.
Al piano superiore, alcune installazioni, i calchi in gesso usate per le sculture, e anche alcuni materiali originali dai quali sono state tratte le sculture, e una grande tela, catrame su telone di autocarro in pvc e cotone, che riproduce il “cardo goliath” pianta locale molto resistente.
La mostra è curata da Eleonora Aloise, il progetto espositivo è accompagnato anche dalla musica di Alessandro Deflorio e Rodrigo D’Erasmo. Il suono gioca un ruolo fondamentale nell’esposizione: un tappeto sonoro inizialmente vira, in un secondo momento, su suoni metallici e disturbanti, in un’ideale metamorfosi sonora da cane a lupo.
Dopo la mostra dedicata al fotografo americano Steve Schapiro e a David Bowie, il museo Caos torna a mettere in luce un artista locale in una mostra di grande suggestione e interesse.
La mostra, inaugurata il 28 ottobre. resta aperta fino al 7 gennaio, dal giovedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Per informazioni, rivolgersi a info@caos.museum o allo 0744 1031864, nei medesimi giorni e orari di apertura.