LA CASA DEI CIONTOLI VA ALL’ASTA MA QUASI TUTTI I SOLDI ANDRANNO ALLA BANCA.
Alla fine andrà all’asta la villetta di Ladispoli dove venne ucciso Marco Vannini. Una storia che ha fatto il giro del mondo e che si è conclusa dal punto di vista giudiziario il 3 maggio 2021 con la condanna definitiva per la famiglia Ciontoli proprietaria dell’abitazione di via De Gasperi.
È proprio in quella casa che il 17 maggio 2015 Antonio Ciontoli ferì mortalmente con la pistola il ragazzo 20enne di Cerveteri senza soccorrerlo così come non si attivarono tempestivamente la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina, quest’ultima ex fidanzata della vittima. Tutti e quattro sono finiti in carcere per omicidio volontario con dolo eventuale. A distanza di tempo il tribunale di Civitavecchia ha stabilito che la casa può essere messa all’asta.
È stato un sito di compravendite immobiliari a pubblicare la base di partenza fissata a 157mila euro. E il ricavato solo in teoria andrebbe alla famiglia Vannini per il risarcimento perché in realtà ci sono da considerare gli aspetti bancari e gli interessi maturati nel tempo, quindi i genitori della vittima avranno semmai una piccola parte rispetto alla cifra complessiva.
A spiegarlo è l’avvocato della famiglia Vannini. «In realtà – precisa Alessandro Gnazi – i Ciontoli, circa un mese dopo il delitto, presero 80mila euro in prestito dalla banca e misero come garanzia proprio la loro casa. L’ipoteca era stata fissata al doppio, solo che poi non hanno provveduto al pagamento delle rate e, di fatto, si sono disfatti di un bene importante per il risarcimento della famiglia di Marco. Perciò, in parole povere, quasi tutti i soldi relativi all’asta andranno alla banca per la restituzione del prestito mai pagato e non direttamente ai Vannini che ne avranno solo una piccola parte, che potrà variare a seconda del prezzo di vendita all’asta. In ogni caso la grave anomalia di questa vicenda è che la banca, nonostante i Ciontoli non abbiano pagato le rate del mutuo, non si sia mai attivata per ottenere la restituzione del prestito: è stata la famiglia Vannini a dover iniziare la procedura esecutiva, affrontando, quindi, anche le conseguenti spese per il giudizio».
La casa è disabitata da anni naturalmente, anche prima della condanna definitiva in Cassazione i Ciontoli si erano trasferiti altrove non sopportando più la presenza dei cronisti e probabilmente anche di una targa che è stata affissa lì davanti il luogo della tragedia in ricordo di Marco Vannini, un ragazzo dal cuore d’oro ben voluto da tutti.
I genitori del 20enne tornano a parlare. «Anche da questa storia legata a un bene materiale – commenta Valerio Vannini, il padre di Marco – emerge come i Ciontoli si fossero attivati già nei giorni seguenti all’omicidio solo per i propri tornaconti personali, pensando di poter recuperare tutto e vendendo anche dei beni in loro possesso. Hanno pensato proprio a tutto, come al prestito per la casa dove è stato ucciso nostro figlio. Non hanno però pensato a salvarlo quando era stato colpito con la pistola. Il nostro Marco non ce lo ridarà nessuno».