Un Totò diverso in una favola contemporanea

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Prosegue la rassegna dedicata a Pasolini, sabato 12 gennaio al Granarone la proiezione del film “Uccellacci e uccellini”La Rassegna cinematografica, dedicata a uno dei più grandi scrittori ed intellettuali che l’Italia abbia avuto,e uno dei più grandi poeti italiani del secondo Novecento, è arrivata al sesto appuntamento. Il prossimo è dedicato a Totò come son dedicati i tre Corti che verranno proiettati alla fine. Sto parlando di Uccellacci e uccellini un film che Pasolini girò nel 1966.  Ebbene, la Rassegna procede con  discreto successo di pubblico grazie anche alla presenza di personaggi che partecipano agli eventi settimanali e che in un certo modo nobilitano la rassegna stessa. Sabato, prima della proiezione,parteciperanno,il giornalista del Il Manifesto Damiano Tavoliere e Paolo Pilati detto Er’ Tarzanetto uno degli ultimi “Ragazzi di vita” che conobbe personalmente il grande poeta quando questi si trasferì da Ponte Mammolo a Monteverde Vecchio (Donna Olimpia, Via Giacinto Carini, Via Fonteiana).Il  personaggio è davvero interessante per tutto quello che potrà dirci e raccontarci: giocò persino a pallone con Pasolini nel campetto di Donna Olimpia,e di cose da narrare ne ha.

Passiamo brevemente al film in programmazione sabato 12 gennaio presso il Granarone. Iniziamo col dire che Uc­cel­lac­ci e uc­cel­li­ni è l’opera che Pier Paolo Pa­so­li­ni di­chia­ra di avere più amato, pro­ba­bil­men­te per­ché rap­pre­sen­ta la sin­te­si più com­ple­ta del suo eclettico percorso ar­ti­sti­co. Il tono go­liar­di­co e spensierato è evi­den­te già dai ti­to­li di testa e dalle conversazioni dei due pro­ta­go­ni­sti in mar­cia verso destinazioni lontane e sconosciute del pianeta. Totò e Ni­net­to In­no­cen­ti sono due per­so­nag­gi as­so­lu­ta­men­te ita­lia­ni nel loro modo di ti­ra­re a cam­pa­re applicando in piena regola l’arte della…”riscossione”…e l’arte dell’arrangiarsi. Essi non sem­bra­no in­fat­ti accorgersi dell’am­bien­te che li cir­con­da che viene de­scrit­to in chia­ve pret­ta­men­te tardo neo­rea­li­sta(fortemente rosselliniana);da que­sto punto di vista è emblematica la fa­mi­glia a cui vanno a chie­de­re l’af­fit­to che vive in una casa spo­glia,senza nulla da man­gia­re:solo nidi di rondini. L’in­con­tro chia­ve del loro cam­mi­no coin­ci­de con la parte più sur­rea­le e fantastica(e nel contempo realistica) di tutto il film, ov­ve­ro il dia­lo­go con un corvo saccente ed intrigante che viene pre­sen­ta­to come “un in­tel­let­tua­le di si­ni­stra marxista – di­cia­mo così-di prima della morte di Pal­mi­ro To­gliat­ti. Con la sto­ria di frate Cic­cil­lo e frate Ninetto, in­ter­pre­ta­ti sem­pre dai due pro­ta­go­ni­sti e la metafora divertente che esprime, Pa­so­li­ni vuole di­mo­stra­re  come la re­li­gio­ne non possa sal­va­re il mondo per­ché non con­si­de­ra gli aspetti più istintuali,primitivi dei due viandanti. Si poichè i due camminano, camminano per le campagne e le periferie romane senza meta.  Frate  Ciccillo e frate Ninetto non riescono a dare amore ad una parte dell’uma­ni­tà e ciò non può ba­sta­re se alle spal­le non c’ è una na­tu­ra intima, profonda e necessaria . Il corvo è un buon pro­fe­ta per quel che ri­guar­da la vi­cen­da dei due pro­ta­go­ni­sti, vit­ti­me e car­ne­fi­ci allo stes­so tempo di una lo­gi­ca che per forza di cose pre­mia sem­pre il più ricco. Il corvo viene uc­ci­so per­chè  è trop­po arrogante,no­io­so e tri­ste­men­te trop­po vero. La sua fine è una me­ta­fo­ra dell’ in­com­pa­ti­bi­li­tà tra un certo modo di in­ten­de­re il mar­xi­smo e il modo di porsi di fron­te al mondo dell’ ita­lia­no del  dopoguerra. Totò e Ninetto vagabondano nella periferia romana mentre stanno andando a minacciare di sfratto una famiglia che non è in grado di pagare l’affitto, durante il tragitto li segue un corvo parlante, intellettuale e marxista, che racconta le vicende dei frati francescani Ciccillo e Ninetto. Dopo essersi imbattuti nei funerali di Togliatti e aver incontrato una prostituta, Totò e Ninetto, stanchi delle chiacchiere del corvo e soprattutto in preda ai morsi della fame, decidono di mangiarselo. Me­ri­ta­no ( come si diceva) una men­zio­ne particolare i due pro­ta­go­ni­sti con Pa­so­li­ni che sfrut­ta nel mi­glior modo pos­si­bi­le il ta­len­to di Totò. Il Prin­ci­pe è una maschera senza tempo. Un Totò diverso in una favola contemporanea, con troppa storia sulle spalle ,e dà in­fat­ti vita ad una delle mi­glio­ri in­ter­pre­ta­zio­ni della sua lun­ghis­si­ma car­rie­ra ed è le­ci­to chie­der­si cosa avreb­be po­tu­to fare in altri ruoli diretti ancora da P. P. Pasolini. Straor­di­na­rio nella sua in­ge­nui­tà e vitalità dirompente anche  Ni­net­to Da­vo­li che qui è al suo esordio. Ot­ti­ma la co­lon­na so­no­ra di Ennio Mor­ri­co­ne. Un’o­pe­ra a mio giudizio di ragguardevole valore estetico ed indubbio valore artistico anche se per il tempo, i luoghi e la realtà  storica a cui fa riferimento, notiamo un Pasolini che accentua i segni di una crisi sempre più profonda che (non solo) lui vive, e rappresenta quindi un punto fermo su una esperienza che può ormai considerarsi conclusa.. Egli ha tentato di mostrare come tutto ciò risponda a una personale contraddizione ideologica e umana. Anche perché qui si evidenza ( e la frattura è profonda) la progressiva perdita da parte dello scrittore del fondo dialettale come asse linguistico portante che si va sempre più sgretolando.

Anzi sarà lo stesso Pasolini a metterlo in crisi. Lo testimonia la conferenza apparsa su Rinascita del 1964 in cui egli stesso ipotizza la nascita di una nuova lingua comune ed omologante che sostituirà i vecchi dialetti espressivi e tutto questo andrà a presiedere (strumentalmente) la cosiddetta “nuova”comunicazione della società di massa. Concludo dicendo che questo film fece conoscere( sotto altri aspetti) la bravura e la grandezza di uno dei più grandi attori che il cinema ha dato all’Italia, Antonio De Curtis in arte Totò. Pasolini offre in questo film a Totò l’occasione per uscire dai suoi soliti personaggi (le totoarte) e dar vita a un’interpretazione grottesca e surreale che resta fra le cose più belle della sua carriera.

Perciò, invito tutti a vedere e/o rivedere questo bellissimo film. Vi aspetto al Granarone alle ore 16,30 del 12 gennaio. E come tutti sanno (ma va bene ricordarlo) che questa Rassegna è stata fortemente voluta da Michele Castiello Docente dell’Upter sostenuta con tenacia dall’Assessore Federica Battafarano e dal sindaco Alessio Pascucci, promossa e patrocinata dal comune di Cerveteri. Ed è la prima rassegna significativa che viene dedicata al grande  poeta-cineasta scomparso 43 anni fa ucciso barbaramente all’idroscalo di Ostia. E’, invero, un omaggio alla sua grandezza e alla sua memoria.