Dalla Rubrica I Vasi Parlanti di Ennio Tirabassi.
Tomba bella o tomba dei Matuna come recita l’iscrizione riportata su uno dei CIPPI esposti all’interno della tomba. “Vel Matuna di Loris, (fu) colui che questa tomba fece erigere”. Sicuramente la più famosa e la più bella fra tutte le tombe (scoperte o ritrovate) all’interno della necropoli della Banditaccia di Caere, odierna Cerveteri.
Questa costruzione appartiene tipologicamente alle grandi sale ipogee che, nel corso del IV secolo a.C., diventano la forma preferita di sepolcro delle famiglie dei ceti socialmente e politicamente più alti. Tali ampie stanze offrivano spazio non soltanto alla sepoltura della coppia del capostipide, cioè del Pater e della Mater familias, a cui, di regola è riservato un posto d’onore in mezzo alla parete di fondo spesso messo in risalto architettonicamente ma anche per gli altri membri, presenti e futuri di queste grandi gentes. La scoperta di questa tomba risale all’inverno 1846/47) all’interno gli stucchi riproducono fedelmente (in altorilievo agettante, quasi a tutto tondo) non meno di 130 oggetti.
La miscela degli stucchi è composta di calce e sabbia, molti sono sorretti all’interno con grandi chiodi. Un ‘accurata aggiunta di pigmenti rendeva tutto più realistico: alcuni acquarelli prodotti dall’egittologo inglese Sir. Gardner Wilkinson (1850) ci fanno vedere la loro primitiva nitidezza. Gli stucchi rappresentano armi (spade, scudi, schinieri); insigne per i magistrati; bastone del signore, flabello (ventaglio) della donna. Animali, sfere della casa e del cortile, spiedi di ferro per la carne, pentole, portacoltelli, mestoli, tavolo per giocare a dadi, brocche di bronzo; divinità, che accompagnavano il defunto nel passaggio del mondo dei vivi o quello dei morti. Pantofoline da inforcare e cuscini, di tutto e di più che ci sarebbe da scrivere un trattato per tutto quello che rappresenta la migliore sepoltura mondiale degli Etruschi.
Queste notizie toccate da me con mano in quanto restauratore dei beni culturali ed ambientali con varie specializzazioni, ma anche dichiarate da importanti archeologi, storici, ricercatori quali: Luigi Proietti, Mauro Cristofani, Maria Antonietta Rizzo, che ho avuto il piacere di conoscere e di lavorare per loro e con loro. Non ultimo Horst Blanck, mio caro amico che mi commissionò opere da comparare con quelle acquistate dai musei tedeschi, per capirne l’autenticità! Con mio stupore mi scrisse e confidò che le mie tecniche erano talmente uguali ai prodotti antichi da confondersi con quelli originali. Solo con le dovute analisi si può risalire all’autenticità delle opere. Ringrazio la signora Blanck per avermi permesso si riportare il pensiero del marito scomparso.
“La vera Terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte Ma quella che, disseminata di capolavori, non sa nè apprezzarli nè conservarli” M. Proust.