La cefalea, o cefalgia (dal greco dolore del capo), è una patologia molto diffusa. Solo il 20% della popolazione generale non accusa questo sintomo almeno una volta in un anno. Si distinguono (IHS, internatione headache society) le cefalee primarie (anomalo funzionamento del sistema di controllo del dolore) da quelle secondarie (sostenute da una patologia sottostante).
Considerate la vastità dell’argomento scriverò solo dalla forme primarie in cui rientrano anche le emicranie (dolore in una metà del cranio). Queste ultime, pur molto frequenti, lo sono statisticamente meno della cefalea tensiva (o muscolo – tensiva) che colpiscono circa il 50% dei soggetti.
L’emicrania, come la cefalea tensiva, ha una netta prevalenza nel sesso femminile. Viene a sua volta distinta in emicrania senza aura (30% dei casi; rapporti donna – uomo 4 a 1 ) ed emicrania con aura (10%).
In che consiste l’aurea? In un insieme di manifestazioni neurologiche focali reversibili che perdurano da 5-20 minuti fino ad un massimo di un’ora. Più comunemente l’aura presenta dei sintomi visivi positivi (fenomeni luminosi scintillanti dette scotomi)oppure sintomi visivi negativi (visione oscura, deficit del campo visivo).
Nell’emicrania con o senza aurea il paziente avverte 2-3 ore prima della crisi dolorosa dei fenomeni prodromici, ossia dei veri e propri campanelli di allarme, tipo sbalzi di umore, sbadigli, brividi, voglia di mangiare.
L’emicrania senza aurea insorge generalmente quando vi è la prima mestruazione (menarca) e prosegue anno dopo anno. La sua comparsa dopo i 40 anni deve metterci in allarme perché ci fa sospettare altre patologie sottostanti.
L’emicrania con aurea presenta più spesso attacchi sporadici (1-2 volte l’anno) preceduti, come detto, da disturbi visivi, cui segue, entro un’ora, l’attacco cefalgico che consiste, in tutte e due le forme emicraniche, in un dolore da una sola parte del capo, definita come pulsante, riferito in genere a livello delle tempie o alla sommità della testa (regione parietale).
Il mal di testa è spesso accompagnato da intolleranza alla luce (fotofobia), ai rumori, agli odori. Né manca la nausea seguita da vomito. Il quadro clinico della crisi cefalalgica varia da paziente a paziente è assai composita e plurisfaccettata. Sovente vi è pallore, sensazione di freddo, vertigini, lacrimazione.
La cefalea di tipo tensivo, la cefalea primaria più frequente, è più comune in età giovanile – adulto (20-50 anni) nei paesi industrializzati. E’ considerata una conseguenza reattiva allo stress psico – sociale. Disturbi della postura con alterazione dei muscoli che circondano il cranio si associano ad aurea e/o depressione. Gli attacchi cefalalgici sono ricorrenti, di una durata che varia da mezzora fino a una settimana.
Il dolore, di intensità minore delle emicranie, non ha carattere pulsante ma è descritto come costrittivo – gravativo, bilaterale, aggravato da attività fisica, più spesso riferito a livello della nuca o, partendo dalla regione nucale, va a localizzarsi in sede frontale. Altra caratteristica che differenza la cefalea tensiva dall’emicrania è quella non presentare nausea, vomito, fotofobia. Tutto al più vi è mancanza di appetito, voglia di non mangiare.
Il paziente è irritabile, riferisce di avvertire rigidità dei muscoli nucali, ha scarsa cura di sé, perde interesse, tende a deprimersi. Altra cefalea primaria ben più grave è la cefalea a grappolo (cluster headache). Il dolore è molto forte, unilaterale, e, seppur di breve durata, è caratterizzato da un elevato numero di attacchi raggruppati entro 1-2 mesi. Ha la peculiarità di prediligere il sesso maschile a differenza di tutte le altre. L’età di insorgenza è invece la solita (20 – 40 anni) anche se esordi più tardivi non sono affatto un’eccezione.
La sede algica è quella orbitaria (dentro o attorno all’occhio) e a livello delle tempie. Senza trattamenti medico la durata varia da 15 ai 180 minuti. L’ipofunzione del sistema nervoso simpatico cervicale provoca restringimento della rima palpebrale, pupille a spillo (miosi), lacrimazione, vasodilatazione congiuntivale ,rinorrea oppure ostruzione nasale.
Gli attacchi svegliano spesso il paziente di notte, costringendolo a camminare avanti e indietro nella stanza da letto. Purtuttavia si possono verificare anche in pieno giorno. Dopo il “grappolo” (cluster) di colpi che, ripeto può durare anche un paio di mesi, vi sono fasi di completa remissione (senza dolore) della durata variabile, di mesi o anni.

Aldo Ercoli
Dottor Professor Aldo Ercoli
Specializzato in Cardiologia e Broncopneumatologia e esperto in Malattie Infettive.
Cardiologo già docente in Microbiologia ambientali, Medicina Naturale e di formazione dei medici di medicina di base.