Riflessioni sulle varie età della vita umana

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L’uomo, dotato di intelligenza e di spirito, subisce col tempo trasformazioni profonde non solo nell’organismo ma nello spirito e nella mente.

ANTONIO CALICCHIO

La vita: questa importante e misteriosa vicenda comune a tutti quanti gli esseri, passa, per l’uomo, mediante una serie di fasi, aventi, ciascuna, le sue particolari manifestazioni, le sue norme, le sue attitudini, i suoi problemi perenni. Ciò la distingue dalle altre infinite vite di cui è ricco il Creato, che subiscono, più o meno, uno sviluppo quasi unicamente fisiologico e rispondono, per lo più, a necessità di carattere materiale.

L’uomo, munito di intelligenza e spirito, riceve, col tempo, radicali trasformazioni, sia nell’organismo, sia – e questo lo distingue dagli altri esseri – nella mente e nello spirito.

Sono questi che accompagnano l’evoluzione della sua persona fisica, che incidono nelle diverse espressioni del suo essere, che ne caratterizzano i numerosi sviluppi e che, in un breve spatium temporis, quant’è la durata dell’intero ciclo dell’esistenza, contrassegnano quelle che sono definite le varie età della vita umana: fanciullezza, giovinezza, maturità e vecchiaia.

Le prime due – fanciullezza e giovinezza – rappresentano il mattino della vita, leggiadro, limpido e terso, in cui, se qualche nube si addensa, essa viene fugata rapidamente dalle fresche energie di una esuberante fantasia, dalle promesse dell’avvenire, che quasi sempre si mostra invitante, dal fervido impulso di una natura ubertosa e sicura.

Eppure, fra le due, v’è differenza, benché accomunate dal giudizio che ne abbiamo dato.

La fanciullezza è sempre incantevole, in quanto in essa prevale la fantasia sulla ragione, la libertà sulle limitazioni, l’assenza assoluta di responsabilità, di dubbi, di inquietudini.

Il bambino è sempre felice, giacché crede nel suo mondo e ha della vita quella concezione che la sua fantasia produce. Il gioco è il suo lavoro, i capricci, quasi sempre amorevolmente accordati, le sue uniche preoccupazioni.

Egli passa fra gli adulti come oggetto di trastullo, e la sua spensierata gaiezza è viva estrinsecazione di una essenza pura, candida, non intaccata, né contaminata da quelle aspre riflessioni cui il progresso della sua intelligenza lo condurrà più tardi.

Ben presto passa il bel sogno, dura soltanto pochi anni e, poi, dall’adolescenza alla giovinezza, i primi contatti diretti col mondo, le prime amarezze, le prime ansie dell’animo, le prime considerazioni della mente, che soggioga e frena il libero slancio della fantasia. Le prime responsabilità.

La giovinezza presenta già l’uomo in miniatura, uomo in cui vi sono ancora molta luce, molta fiducia, molto sorriso. Le prime apprensioni sono ben presto dissipate dalla leggerezza derivante dal verde rigoglio della natura, le prime perplessità sono oltrepassate dall’audacia, che è dei giovani dote precipua.

Intanto, si dischiudono la mente e il cuore ad una più completa visione della vita e del mondo, mentre il giovane si incammina, più serio, nelle prime conquiste, affronta le prime difficoltà, si forma una famiglia, entra nella pienezza del suo essere.

Crede ancora; poi, si fa più cauto, prudente e avveduto, meno impulsivo, ed entra nello sconfinato agone: è la maturità.

Tutte quante le sue possibilità sono pervenute a maturazione, svariate illusioni sono crollate, qualche desiderio è stato realizzato, ed egli, adesso, è ciò che è, ciò che ha saputo e potuto essere in seno alla società, è una parte più o meno significativa, più o meno utile del vasto consesso, è l’uomo compiuto, coi suoi pregi e i suoi difetti, coi suoi impegni, pubblici e privati.

Per un po’ di anni, la sua vita avrà quasi un ritmo regolare, i suoi doveri saranno fissi, le sue tensioni meno disparate, i suoi tormenti meno diversificati. Il suo mondo sarà sempre ricco, ma ristretto alla famiglia e al suo lavoro.

Nel frattempo, le cure quotidiane imprimeranno i primi segni sul viso, un tempo tanto sereno, e saranno essi il primo simbolo di una ascesa faticosamente eseguita.

E giungerà il declino: l’età degli smisurati riposi e delle profonde meditazioni.

Austero e quasi mesto, dapprima, arriverà, con la tarda età, ad un rasserenamento gioviale. Si avrà la vecchiaia ridente che ha molteplici contatti con la prima fanciullezza, l’età saggia che dà consigli con la lunga esperienza ed allieta con suadenti parole.

Questa è la vita: povera e grande cosa, misteriosa e nobile vicenda. Le sue fasi eterne altro non costituiscono se non lo svolgimento di una sola giornata: alba, meriggio e tramonto.